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Covid, la Svezia ora è in ginocchio. Il re: “Abbiamo fallito”. E il premier se la prende con gli esperti

Immagine di copertina
Il re di Svezia, Carlo XVI Gustavo. Credit: Creative Commons

Covid, il re di Svezia: “Abbiamo fallito”

Il re di Svezia boccia il modello scelto dal Paese scandinavo nel contrasto alla pandemia di Covid-19, incentrato sull’assenza di misure restrittive e sul senso di responsabilità dei cittadini. “Abbiamo fallito, abbiamo un gran numero di morti. E questo è terribile”, ha dichiarato Carlo XVI Gustavo durante un programma tv.

Anche il premier svedese, Stefan Loefven, ammette la criticità della situazione, puntando il dito contro molti esperti, che avrebbero sottovalutato la portata della seconda ondata. “Penso che la maggior parte di loro non abbia visto l’ondata che stava arrivando. Si è parlato invece di diversi cluster”, ha detto Loefven in un’intervista al quotidiano Aftonbladet.

“Penso che avremo una contaminazione relativamente bassa questo autunno”, aveva detto il capo epidemiologo Anders Tegnell ad agosto.

La Svezia in ginocchio

Il Covid-19 sta mettendo a dura prova la Svezia. Il sistema sanitario è prossimo al collasso, con i posti in terapia intensiva che sono occupati al 99 per cento.

All’inizio della settimana, i ricoveri legati a Covid in Svezia hanno raggiunto il picco del 20 aprile, con quasi 2.400 pazienti in cura, anche se la percentuale in terapia intensiva è doppia rispetto alla primavera, intorno al 10%.

Dall’inizio di novembre la curva epidemica ha subito una repentina accelerata: se fino ad allora il record di casi giornalieri era stato toccato il 23 ottobre con 1.868 casi (il precedente record era datato 24 giugno, con 1.698 casi), da qualche settimana si viaggia a una media di oltre 4mila contagi al giorno. Il 9 dicembre ci sono stati ben 8.397 nuovi casi.

Finora in Svezia sono stati registrati circa 350mila casi di Covid e quasi 8mila decessi legati al virus. Il tasso di mortalità ha già superato il 10%.

Il fallimento di un modello

Secondo un rapporto ufficiale pubblicato all’inizio di questa settimana, la strategia della Svezia ha fallito in particolare nel suo tentativo di proteggere gli anziani nelle case di cura. Oltre il 90% dei decessi correlati a Covid sono stati tra persone di età pari o superiore a 70 anni e quasi la metà di tutti i decessi causati da Covid sono avvenuti in case di cura.

Secondo un sondaggio pubblicato il 26 novembre dal quotidiano Dagens Nyheter, l’82% degli svedesi è “un po’ o molto preoccupato”, mentre la fiducia nella capacità delle autorità di combattere il virus è scesa al 42%, a fronte del 55% di ottobre. Il 44% degli intervistati teme che le autorità non stiano facendo abbastanza per combattere il virus, rispetto al 31% del mese scorso.

Finora la Svezia ha gestito la pandemia senza introdurre restrizioni a facendo invece appello al senso di responsabilità e al dovere civico dei cittadini. A fine novembre il Governo ha introdotto nuove restrizioni, vietando la vendita di alcolici dopo le ore 22 e abbassando da 50 a 8 il numero massimo di persone che possono incontrarsi in pubblico (ad eccezione dei funerali, in occasione dei quali si può arrivare a 20 persone). Negozi, bar e ristoranti, peraltro, sono aperti come al solito e l’obbligo di mascherina vige solo negli ospedali.

Nonostante le critiche ricevute, il premier Lofven si è finora rifiutato di definire la strategia un fallimento.

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