Covid, Israele revoca l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto
La decisione del governo dettata dal successo della campagna vaccinale, nonostante le preoccupazioni interne al ministero della Salute
In Israele la mascherina non sarà più obbligatoria all’aperto a partire da domenica 18 aprile. L’annuncio, dato ieri dal ministro della Salute Yuli Edelstein mentre volgevano al termine le celebrazioni della Giornata dell’Indipendenza, mostra quanto lo Stato ebraico sia avanti nella lotta contro la pandemia di Covid-19, nonostante le preoccupazioni serpeggianti all’interno dello stesso governo di Tel Aviv.
Il ministro Edelstein ha infatti incaricato il direttore generale del ministero israeliano della Salute, Chezy Levy, di firmare un decreto che a partire da questa domenica ponga fine all’obbligo di indossare le mascherine all’aperto, dopo aver consultato alcuni esperti. L’incarico è stato affidato proprio al dirigente che all’inizio del mese si era detto ancora scettico su tali misure, sostenendo che il ricorso alla mascherina all’aperto resti un provvedimento efficace nel frenare la diffusione del Covid.
“Le mascherine hanno lo scopo di proteggerci dal Coronavirus“, ha spiegato Edelstein. “Una volta che professionisti esperti hanno deciso che non era più necessario indossarle negli spazi aperti, ho deciso di consentire alla cittadinanza di toglierle”. Il ministro ha poi giustificato la possibilità di allentare le misure di prevenzione con il successo della campagna di vaccinazione in Israele, pur chiedendo a tutti di restare vigili e di rispettare le regole negli spazi chiusi.
Da tempo, la stampa israeliana dava voce a vari operatori sanitari secondo cui l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto sarebbe presto terminato, nonostante le perplessità di alcuni esperti, tra cui lo stesso direttore generale del ministero israeliano della Salute, Chezy Levy. “Non crediamo di essere ancora pronti”, aveva detto il 1 aprile Levy all’emittente pubblica Kan rispondendo a una domanda in merito alla revoca dell’obbligo. “Anche all’esterno, in condizioni di assembramento, la mascherina ha un’importante efficacia preventiva”.
Tuttavia nelle ultime settimane i resoconti dei media locali indicavano che alla polizia era già stato ordinato di concentrarsi su chi viola le regole della quarantena piuttosto che sul far rispettare l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto. Inoltre, il governo israeliano aveva già deciso di riaprire completamente le scuole a partire dalla prossima settimana, ponendo fine alle regole di distanziamento e al limite di alunni per classe.
Dopo aver subito una terza ondata di contagi, negli ultimi mesi la situazione in Israele è migliorata rapidamente anche grazie alla campagna di vaccinazione pro capite più veloce al mondo. Al 15 aprile, nello Stato ebraico erano infatti state somministrate almeno 116 dosi di siero ogni 100 abitanti, il che significa che il 60 per cento della popolazione ha già ricevuto la prima dose e il 56 per cento è completamente vaccinato contro il Coronavirus, con il risultato che i nuovi contagi giornalieri e i casi gravi sono scesi ai minimi dallo scorso anno. Tutto questo ha permesso alle autorità israeliane di allentare notevolmente le restrizioni, riaprendo attività commerciali, fiere e altro.
Secondo uno dei maggiori esperti israeliani sulla pandemia, Eran Segal, Israele potrebbe aver raggiunto “una sorta di immunità di gregge” e potrebbe tranquillamente allentare ulteriormente le restrizioni. In un’intervista andata in onda domenica 11 aprile su Channel 12, il biologo computazionale del Weizmann Institute of Science ha osservato come, grazie alla vaccinazione della maggior parte della popolazione, le riaperture e gli assembramenti visti durante le festività di Purim e della Pasqua ebraica non hanno contribuito a un aumento dei casi.
Secondo gli ultimi dati divulgati ieri sera dal ministero israeliano della Salute, mercoledì 14 aprile sono stati registrati 287 nuovi casi di contagio, con un tasso di positività pari allo 0,4 per cento su 55.470 test effettuati, portando a 836.706 il totale dei casi confermati nello Stato ebraico dall’inizio della pandemia. Il bilancio delle vittime correlate al Coronavirus resta invece fermo a 6.314. Attualmente, in Israele si registrano 2.945 positivi, compresi 209 pazienti in condizioni gravi, di cui 126 necessitano di un ventilatore polmonare.
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