Covid-19: un sub-comitato del Congresso Usa sostiene la tesi di una fuga di laboratorio da Wuhan
La Cina giudica "inventate" le conclusioni del nuovo rapporto statunitense, definito da Pechino “privo di credibilità” e pieno di "prove false"
Il nuovo rapporto di una commissione della Camera dei Rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti, guidata dalla maggioranza repubblicana e che sta indagando sulla pandemia di Covid-19 e sui suoi effetti negli Usa, sostiene che il coronavirus SARS-CoV-2 “è molto probabilmente emerso da un laboratorio a Wuhan, in Cina”, rilanciando un’ipotesi già smentita più volte da Pechino.
A sostegno di questa tesi, l’ultimo rapporto da 520 pagine del Select Subcommitee on the Coronavirus Pandemic cita una serie di fattori come le caratteristiche biologiche del virus e le malattie insorte tra i ricercatori del Wuhan Institute of Virology nell’autunno del 2019. Questa conclusione, si legge nel rapporto (che sarà pubblicato domani per intero), è il risultato di due anni di indagini, 38 deposizioni e 25 udienze condotte dal comitato istituito nel febbraio dell’anno scorso, quando i repubblicani hanno riconquistato la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti.
“Questo lavoro aiuterà gli Stati Uniti e il mondo a prevedere la prossima pandemia, a prepararsi, a proteggersi da essa e, si spera, a prevenirla”, ha affermato il presidente del subcomitato del Congresso, il podologo repubblicano Brad Wenstrup. “La possibilità che il Covid-19 sia emerso da un incidente di laboratorio o da una ricerca non è una teoria del complotto”, si legge nel rapporto. A sostegno di tale affermazione, i deputati del subcomitato hanno addotto cinque ragioni, tra cui, il fatto che il virus presenterebbe “una caratteristica biologica non presente in natura”.
La maggior parte delle agenzie di intelligence statunitensi afferma che il virus non è stato geneticamente modificato, ma non è ancora del tutto chiaro come sia iniziata la pandemia. Un’analisi pubblicata l’anno scorso dall’Ufficio della Direzione dell’Intelligence Nazionale conferma la possibilità sia di un’origine naturale che di una fuga di laboratorio. Tuttavia nessuna agenzia federale statunitense ritiene che il coronavirus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia di Covid-19, sia stato creato come arma biologica.
La questione ha comunque assunto da diversi anni un risvolto geopolitico negli Stati Uniti, in un contesto di crescente rivalità con la Cina. Il presidente eletto Donald Trump, ha più volte affermato, senza mai fornire prove concrete, che il virus fosse il risultato di una fuga di laboratorio in Cina, un’accusa sempre fermamente contestata da Pechino.
La Repubblica popolare cinese ha ignorato le conclusioni di questo rapporto, giudicandolo “privo di credibilità” e accusando Washington di utilizzare la pandemia per “manipolazioni politiche”. “L’autorevole conclusione scientifica tratta dal team congiunto di esperti Cina-Oms (…) è che una fuga di laboratorio è estremamente improbabile”, ha spiegato in conferenza stampa da Pechino il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian. “In assenza di prove sostanziali, il cosiddetto rapporto statunitense ha inventato le conclusioni, diffamato la Cina” e “presentato prove false”.
Con oltre 1,1 milioni di morti, gli Stati Uniti sono stati di gran lunga il Paese più colpito dalla pandemia di Covid-19 ma a quasi cinque anni dalla sua comparsa ufficiale, la comunità scientifica internazionale non è ancora riuscita a determinare con certezza l’origine del coronavirus SARS-CoV-2. Un nuovo studio pubblicato a settembre scorso sulla rivista Cell da una ventina di ricercatori di otto Paesi ha però fornito nuovi elementi per rafforzare l’ipotesi della trasmissione agli esseri umani da parte di animali infetti in vendita in un mercato di Wuhan alla fine del 2019.