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L’Ucraina verso una guerra di logoramento: nessuna svolta nel discorso di Putin

Immagine di copertina
Credit: EPA/MIKHAIL METZEL / KREMLIN POOL / SPUTNIK

L’Ucraina verso una guerra di logoramento: nessuna svolta nel discorso di Putin

Un appuntamento atteso da settimane, che avrebbe dovuto segnare una svolta al conflitto. Secondo le previsioni di molti analisti, quella del 9 maggio doveva essere una data chiave nella guerra in Ucraina, arrivata ormai al 75esimo giorno. L’anniversario della vittoria dell’Unione Sovietica sulla Germania nazista, celebrato con l’ormai rituale parata militare nella piazza Rossa di Mosca, avrebbe dovuto fare da sfondo all’annuncio di una nuova mobilitazione delle forze russe, una dichiarazione di guerra ufficiale contro Kiev o la minaccia di un attacco nucleare. Anticipazioni smentite da Vladimir Putin, che nel discorso di oggi ha invece scelto di rispolverare le rivendicazioni che hanno preceduto l’invasione del 24 febbraio, per giustificare una decisione definita “inevitabile”.

“I paesi della Nato non volevano ascoltarci”, ha detto il presidente russo, facendo riferimento alle trattative condotte nei mesi in cui la Russia ammassava truppe lungo la frontiera. Secondo Putin, i soldati russi adesso stanno combattendo in quella che definita “la loro terra”, dopo che l’Alleanza atlantica ha creato una minaccia “assolutamente inaccettabile” ai confini della Russia.

Nel Giorno della vittoria contro il regime di Adolf Hitler, non sono mancati i riferimenti al nazismo, già in passato accostato al governo di Kiev e alle forze che lo sostengono. Questa volta era però assente qualsiasi cenno alla “denazificazione”, indicata come obiettivo principale nella prima fase della cosiddetta operazione militare speciale, insieme alla “demilitarizzazione”. Nonostante il nome evocativo della ricorrenza, è anche mancato l’annuncio di una qualche vittoria nel conflitto, anche questo atteso alla vigilia.

Neanche Mariupol, uno dei fronti più importanti del conflitto, ha meritato una menzione. Qui, nonostante Mosca abbia organizzato una parata nei quartieri sotto il proprio controllo, le forze russe sono ancora impegnate a combattere gli ultimi membri del reggimento Azov, asserragliati nell’enorme acciaieria Azovstal. La sconfitta degli uomini del gruppo ultranazionalista, data come imminente per settimane, avrebbe offerto a Putin un possibile successo nella presunta campagna contro il nazismo. Ma come su altri fronti, le vittorie tardano ad arrivare.

Quale piega potrà prendere la guerra?

Nessuna indicazione quindi sulla direzione futura del conflitto, di cui sembra difficile vedere la fine. Quella che si prospetta, secondo alcuni osservatori, è una guerra di logoramento, in cui per entrambe le parti la vittoria può assumere contorni sempre più sfuggenti. Un’eventualità “terribile” per l’Ucraina e per l’Occidente, come ha scritto ad aprile Foreign Affairs, che lascerebbe un’Ucraina devastata e produrrebbe anni di instabilità per l’Europa, costretta a fare i conti con le conseguenze durature della guerra su altri paesi del continente. A logorarsi, in questo scenario, sarebbero anche i paesi che appoggiano l’Ucraina, meno propensi a sostenere un conflitto che rischia di avere ricadute a lungo termine sull’economia mondiale. Oltre a evitare l’imbarazzo di una pace ben al di sotto delle aspettative, prolungare la guerra darebbe così al Cremlino la possibilità di aprire crepe nell’alleanza tra Europa e Stati Uniti, sotto la spinta di interessi divergenti.

Le cose potrebbero però andare diversamente. Se le sanzioni sulle esportazioni di gas e petrolio dovessero intensificarsi e perdurare, Mosca potrebbe essere costretta a rivalutare la sostenibilità del proprio sforzo in Ucraina. La lista sempre più lunga di imbarazzi militari, e il costo crescente di un’occupazione osteggiata dalla popolazione locale, potrebbero finire per erodere il forte sostegno di cui Putin gode in patria, aprendo in prospettiva la strada a un rivale. Un’ipotesi al momento remota, ma che secondo i suoi avversari rende improbabile qualsiasi passo indietro dal conflitto. “[Putin] è in uno stato d’animo in cui non crede di potersi permettere di perdere; quindi la posta in gioco è piuttosto alta in questa fase”, ha detto il direttore della Cia William Burns. “Penso che in questo momento sia convinto che insistere  (…) gli permetterà di fare progressi”.

La posizione dell’Ucraina

Ben diversi i toni che ha scelto Volodimir Zelensky, nel discorso che ha tenuto a sua volta per il 77esimo anniversario della vittoria contro il nazismo. “Non permetteremo a nessuno di appropriarsi di questa vittoria”, le parole del presidente ucraino, che ha promesso presto la celebrazione di “due giornate della vittoria”. “Abbiamo vinto allora, vinceremo di nuovo”, ha sottolineato.

Un impegno che va a confermare quanto dichiarato negli scorsi giorni da Kiev, sull’onda del sostegno ricevuto dai paesi occidentali e del successo nella difesa della capitale, che ha costretto Mosca a ridimensionare i propri obiettivi. La scorsa settimana, il consigliere presidenziale Oleksiy Arestovich ha dichiarato che, grazie agli aiuti ricevuti, l’Ucraina sarà in grado di lanciare una controffensiva contro la Russia tra fine maggio e metà giugno. Un altro consigliere della presidenza ucraina ha confermato oggi che non è ancora arrivato il momento della diplomazia. “Non ci sono le condizioni per un incontro tra i due presidenti”, ha detto oggi a Radio1 Mikhailo Podolyak, membro della delegazione ucraina nei colloqui di pace, allontanando la prospettiva di un incontro tra i due capi di stato. Il vertice viene considerato dallo stesso Zelensky essenziale per definire le questioni relative alla Crimea, annessa dalla Russia dopo le proteste di Euromaidan, o a parte del Donbass, controllata da separatisti filorussi sempre dal 2014.

Il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky, oggi ha comunque assicurato che i colloqui tra i due paesi stanno continuando, anche se solo virtualmente. “Ci servono più dettagli per incontrarci di persona”, ha detto l’ex ministro della Cultura di Mosca, dopo lo stallo delle ultime settimane.

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