Cosa sappiamo su Trump e la rivelazione di informazioni segrete alla Russia
Durante un incontro con il ministro degli Esteri e con l'ambasciatore russi, il presidente degli Stati Uniti avrebbe rivelato fonti di intelligence riservate
Il quotidiano statunitense Washington Post ha rivelato il 16 maggio che il presidente Donald Trump ha comunicato informazioni riservate al ministero degli Esteri Sergei Lavrov e all’ambasciatore russo Sergei Kislyak durante un incontro alla Casa Bianca.
Ecco cosa sappiamo sul caso, per punti:
• Trump ha parlato con i rappresentanti del Cremlino di alcuni presunti piani del sedicente Stati islamico di attaccare gli aerei attraverso l’utilizzo dei dispositivi elettronici a bordo.
• Nel parlare delle operazioni anti-terrorismo, il presidente avrebbe rivelato alcune fonti di intelligence da tenere riservate. Secondo i reporter del Washington Post, le informazioni condivise sono talmente sensibili che era stato evitato di divulgarle anche agli alleati degli Stati Uniti, dato che permettono di individuare il paese dal quale sono arrivate.
• Il presidente avrebbe deciso di parlare dell’intelligence del suo paese per vantarsi del suo operato nell’amministrazione. Non è chiaro se l’abbia fatto per ingenuità ma, di fatto, ha scelto di affrontare questioni di sicurezza nazionale con quello che è considerato ancora un rivale per gli Stati Uniti.
• Dal punto di vista legale, Trump non ha limiti riguardo alle informazioni che sceglie di rivelare. In quanto presidente ha il potere di declassificare qualsiasi tipo di notizia. Questo, però, non significa che non ci siano dei rischi connessi a questa prassi.
• La diffusione di dettagli sulle possibili minacce dell’Isis espone gli Stati Uniti al rischio di attacchi e ne aumenta la vulnerabilità. In generale, l’episodio solleva dei dubbi anche sull’opportunità che l’amministrazione Trump si trovi a gestire informazioni molto delicate sfruttate anche da altri paesi del mondo.
• Il pericolo si concretizza soprattutto in relazione alla lotta all’Isis, per la quale gli Stati Uniti attingono alle informazioni privilegiate che arrivano da Arabia Saudita, Emirati Arabi e Giordania. Rendere questi paesi identificabili come informatori degli Stati Uniti potrebbe portarli a interrompere la collaborazione con Washington per paura di ripercussioni.
• Il problema riguarda soprattutto i paesi che hanno infiltrati tra le fila dell’Isis e che vogliono garantire la sicurezza dei loro uomini sotto copertura.
• La Casa Bianca ha definito false le accuse pubblicate del Washington Post, sottolineando che in nessun caso il presidente ha parlato di operazioni che non erano già note.
• Il presidente ha pubblicato un tweet nel quale ha scritto di aver voluto condividere delle informazioni con la Russia in un incontro pubblico alla Casa Bianca e di avere tutto il diritto di farlo.
• La Russia nella persona della portavoce del ministero deglli Esteri ha fatto sapere di non dare credito alle notizie divulgate dalla stampa e ha invitato i cittadini a non leggere più i giornali.
• Secondo quanto rivelato dal New York Times, le informazioni classificate che il presidente Donald Trump ha condiviso con la Russia sono state fornite da Israele, uno degli alleati più stretti e importanti degli Stati Uniti. Trump sarà in Israele la prossima settimana.