Cosa deve fare l’Unione europea se vuole sopravvivere?
Solo un nuovo patto europeo basato su integrazione tra gli stati, solidarietà e sicurezza è in grado di rilanciare le istituzioni comunitarie. L'analisi di AffarInternazionali
Dopo anni di crisi multiple, è chiaro a tutti che l’Unione europea debba puntare a rivitalizzare il proprio progetto di integrazione.
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Il problema è come farlo. In un momento storico di prevedibile imprevedibilità, in cui l’unica certezza è proprio l’assenza di qualsiasi punto fermo, il futuro europeo potrebbe essere fortemente compromesso da tentativi di stravolgere completamente la natura delle istituzioni comunitarie; idea sostenuta da un gran numero di partiti, che mascherano il proprio scetticismo nei confronti del progetto comune con la necessità di cambiare radicalmente l’Ue.
Anche l’immobilismo è però da evitare.
L’anno temuto ‘horribilis’ è stato meno peggio del previsto
Per essere temuto come un altro ‘annus horribilis’, il 2017 si è dimostrato meno catastrofico del 2016, anno in cui sia il referendul sulla Brexit che l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti sembravano essere premonitori di scenari disastrosi per il futuro europeo.
Al contrario, le diverse crisi che hanno caratterizzato l’Ue, quella economica in primis, quella della sicurezza e quella migratoria, oltre allo spauracchio delle elezioni in Francia, in Olanda e – parzialmente – in Germania, hanno spinto i governi europei a un maggior dialogo e alla promessa di cooperazione rafforzata in diverse aree politiche.
In Francia e in Germania, il presidente Emmanuel Macron e più recentemente anche Martin Schulz si sono fatti campioni di un nuovo europeismo, che dipinge l’Unione europea non come una minaccia alle identità nazionali e alle sicurezze locali, ma come una fonte di protezione e garanzia di salvaguardia sociale.
Per questo motivo, con l’economia in crescita ed una riduzione del numero dei migranti, questa debole ma comunque attuale congiunzione positiva non deve essere usata per promuovere l’inazione, ma al contrario deve essere vista come circostanza favorevole ad infondere nuova energia al futuro dell’Ue, sancendo così un nuovo patto europeo.
Coniugare il binomio tra solidarietà e sicurezza
Secondo il rapporto sul Nuovo Patto per l’Europa – un insieme di raccomandazioni politiche sviluppate da cittadini europei, provenienti da diversi ambiti, nel corso degli ultimi due anni -, in un momento in cui i singoli individui chiedono sia più solidarietà che sicurezza l’Ue deve essere in grado di coniugare questo binomio, trovando compromessi tra le diverse posizioni nazionali e promuovendo anche forme di integrazione differenziate laddove possibile.
Ad esempio, per quanto riguarda la sfera economica, la combinazione tra solidarietà e sicurezza comporterebbe l’introduzione di regole che prevedano maggiori garanzie per ristrutturare il debito, riducano le incertezze e rinforzino gli obblighi del Fiscal Compact e del Patto di Stabilità e di crescita. Allo stesso tempo, sono necessarie forme di solidarietà tramite schemi di welfare europei, o l’esclusione di alcuni tipi di investimenti pubblici dal calcolo del deficit di un Paese membro o ancora il completamento dell’Unione bancaria, con l’introduzione di uno schema per l’assicurazione di deposito.
Anche la migrazione va affrontata in questo modo. C’è bisogno di dare garanzie di sicurezza ai cittadini europei ma allo stesso tempo, non bisogna voltare le spalle al Mediterraneo, ricadendo nella costruzione di un’Europa Fortezza. Da un lato, i sistemi di rimpatrio devono essere più veloci, dall’altro gli schemi di reinsediamento e ricollocamento per i richiedenti asilo devono diventare permanenti.
Allo stesso modo, investimenti diretti in Africa e la creazione di vie legali per raggiungere l’Europa potrebbero favorire la crescita economica e il benessere sociale in entrambi i continenti, soprattutto in Europa dove il tasso di invecchiamento della popolazione richiederà a breve più manodopera proveniente da altri paesi per mantenere trend economici positivi.
Con più della metà degli italiani convinti che i dati sulla migrazione forniti dal governo italiano e dalle istituzioni europee siano falsi, è quindi importante promuovere anche un diverso tipo di retorica sulla questione che dia credito agli sforzi europei.
Nel settore della difesa, i cittadini incoraggiano l’integrazione
Proprio al fine di rilanciare la fiducia nell’Ue, l’ambito della sicurezza potrebbe essere fondamentale.
Da essere argomento divisivo, la difesa e la sicurezza stanno invece divenendo temi centrale e ben condivisi dalla maggioranza dei cittadini europei, che vedono positivamente sia forme di cooperazione permanenti e strutturate, come la Pesco, sia processi di integrazione sempre più stringenti nei campi delle cyber-security e della lotta al terrorismo.
Al di là dei diversi ambiti, è necessario per gli Stati membri europei cooperare se non si vuole arrivare al collasso del sistema. Se il 2017 non è stato un anno di fuoco per il processo europeo, non è stato nemmeno facile.
In effetti, nonostante i risultati elettorali nella maggioranza dei paesi membri non siano preoccupanti, è da rilevare l’aumento di partiti populisti di natura autoritaria o nazionalista che identificano nell’Ue e in qualsiasi altra forma di cosmopolitismo il male assoluto.
L’unica via per l’Ue rimane quindi quella di rivitalizzare il progetto di integrazione, non alimentando false speranze nei cittadini, promettendo forse meno, ma cercando di conseguire risultati che rispecchino l’interesse dei cittadini.
Ciò che ormai dovrebbe essere chiaro è che nell’era della ‘Post Truth Society’ e delle ‘fake news’, non si può battere il populismo con vacue parole, ma semplicemente e solo con i fatti.
L’analisi è stata pubblicata da AffarInternazionali con il titolo “Ue: ecco un piano per rivitalizzare l’integrazione” e ripubblicata in accordo su TPI con il consenso dell’autore.