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Home » Esteri

Cos’è il 25esimo emendamento per rimuovere Trump

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Adottato nel 1967 in risposta al caos sui passaggi di potere dopo l'omicidio di Kennedy, l'emendamento non è mai stato invocato finora per rimuovere forzatamente un presidente

Gli scontri innescati al Congresso di Washington dai sostenitori di Donald Trump, dopo un comizio in cui il presidente si rifiutava di riconoscere la vittoria di Joe Biden alle elezioni, hanno aperto un nuovo scenario che sta prendendo piede sempre di più in queste ore: quello della rimozione del presidente in carica tramite il ricorso al  25esimo emendamento della Costituzione americana. Ma a cosa fa riferimento questo emendamento? In quali casi è possibile farvi ricorso?

Ancora due settimane all’insediamento di Biden

Donald Trump resterà presidente fino all’insediamento del presidente eletto Joe Biden alla Casa Bianca, previsto per il prossimo 20 gennaio, ma nello scenario attuale il timore è che Trump possa alimentare lo scoppio di nuove tensioni nelle prossime due settimane. Per questo, diversi deputati democratici chiedono un nuovo procedimento di impeachment per il presidente. Questo scenario, tuttavia, sembra difficile da realizzare, visto che i tempi sono molto stretti.

Un’altra ipotesi invocata in queste ore, probabilmente più rapida, è quella di utilizzare il 25esimo emendamento della Costituzione per rimuovere Trump dall’incarico. Secondo alcuni media americani, alcuni funzionari dell’amministrazione Usa hanno iniziato a discutere di questa eventualità. Ma a farvi riferimento esplicitamente sono state la senatrice democratica di Washington Patty Murray e la deputata democratica della Pennsylvania Madeleine Dean.

“Il modo più immediato per garantire che il presidente non possa causare ulteriori danni nei prossimi giorni è quello di invocare il 25esimo emendamento e rimuoverlo dall’incarico”, ha scritto Murray su Twitter. Dean le ha fatto eco parlando con la Cnn: “Spero davvero che sia possibile invocare il 25esimo emendamento. Se non ora, quando? Penso che questo presidente abbia dimostrato di essere instabile e inadatto giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno”.

25esimo emendamento: cosa prevede

Il 25esimo emendamento è stato adottato tra il 1965 e il 1967 in risposta alla confusione sui passaggi di poteri in seguito all’assassinio di John F. Kennedy nel 1963. Finora, tuttavia, questo emendamento non è mai stato usato per rimuovere un presidente, ma solo invocato volontariamente durante le presidenze di Ronald Reagan e George W. Bush per brevi assenze dovute a interventi chirurgici.

Il 25esimo emendamento prevede che il vicepresidente assuma temporaneamente i poteri nel caso il presidente muoia, si dimetta o venga riconosciuto incapace di “adempiere ai poteri e ai doveri della carica”. Si tratta di una misura straordinaria, che richiederebbe alla maggioranza del gabinetto e al vicepresidente Mike Pence di dichiarare al Congresso che Trump non è in grado di adempiere ai suoi doveri di presidente. L’eventuale opposizione del presidente determinerebbe il ricorso al voto della Camera, che dovrebbe esprimersi con una maggioranza qualificata di due terzi per decretare la rimozione.

La dichiarazione di Pence o del gabinetto che darebbe inizio all’iter, tuttavia, non è affatto scontata. Anche se, come riporta la Cnn, un crescente numero di leader repubblicani inizia a ritenere che Donald Trump dovrebbe essere rimosso prima del 20 gennaio, al governo oggi sono rimasti solo fedelissimi di Trump, che potrebbero rifiutare di prendere posizione contro di lui.

Un ruolo di peso nella gestione del caso sarà il vice presidente Mike Pence, che finora si è opposto a Trump difendendo strenuamente la Costituzione e rifiutandosi di contestare la vittoria di Biden.  A chiedere a Pence di “prendere seriamente in considerazione” di invocare il 25esimo emendamento “per preservare la democrazia” è stato Jay Timmons, presidente e amministratore delegato dell’associazione nazionale delle imprese manifatturiere (Nam).

“Questa non è Legge e Ordine. Questo è il caos. È pericoloso. Questa è sedizione e dovrebbe essere trattata come tale”, ha dichiarato Timmons, ritenuto finora uno dei maggiori sostenitori di Trump. “Il presidente uscente ha incitato alla violenza nel tentativo di mantenere il potere e qualsiasi leader eletto che lo difende sta violando il giuramento alla Costituzione e rifiutando la democrazia a favore dell’anarchia. Chiunque indulga a teorie del complotto per raccogliere fondi per la campagna è complice”.

Resta da chiedersi se Trump continuerà a insistere sui brogli o deciderà piuttosto di farsi da parte e garantire una transizione pacifica con Biden. Sembra andare in questa direzione la sua ultima dichiarazione pubblicata su Twitter pochi minuti fa. “Anche se sono totalmente in disaccordo con l’esito delle elezioni, e i fatti mi danno ragione, il 20 gennaio ci sarà comunque una transizione ordinata”, si legge nel tweet del profilo ufficiale del vice capo di gabinetto della Casa Bianca Dan Scavino. “Ho sempre detto che avremmo continuato la nostra lotta per garantire che fossero conteggiati solo i voti legali. Mentre questo rappresenta la fine del più grande primo mandato nella storia presidenziale, è solo l’inizio della nostra lotta per rendere l’America di nuovo grande!”

Leggi anche: 1. Il golpe di Trump (di Luca Telese) /2. Il giorno più buio dell’America (di Giulio Gambino) /3. Come il cospirazionismo può influenzare le elezioni Usa e perché il post voto può trasformarsi in un incubo /4. La democrazia Usa cancellata per qualche ora, ma il vero sconfitto è Trump (di Giampiero Gramaglia)

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