La Corte suprema degli Stati Uniti respinge la legge del Texas sull’aborto
La Corte Suprema sancisce la vittoria dei sostenitori del diritto di abortire e pone un veto su una legge che avrebbe costretto molte cliniche a chiudere
La Corte Suprema lunedì 27 giugno ha respinto in una storica sentenza una legge dello stato del Texas sull’aborto, che avrebbe ridotto enormemente il numero di cliniche autorizzate a compiere tale pratica.
Si tratta dunque di una grande vittoria per i sostenitori dei diritti dell’aborto e, come ha dichiarato la candidata presidenziale Hillary Clinton, “per le donne in Texas e in America”, per le quali “l’aborto sicuro dovrebbe essere un diritto, non solo su carta, ma anche in pratica”.
Fra i giudici, cinque si sono schierati contro la legge, mentre solo tre a favore. Il giudice Stephen Breyer ha dato voce all’opinione della maggioranza, mentre Anthony Kennedy, considerato l’ago della bilancia nella questione sull’aborto, ha semplicemente sposato la posizione del collega.
Fin dal 1988, anno del suo ingresso nella Corte Suprema, Kennedy ha rappresentato il voto decisivo per casi relativi all’aborto. La sua decisione di affidare la stesura dell’opinione al collega Breyer è inaspettata e sorprendente, secondo il professore di Legge all’Università Americana di Washington Vladeck.
Due clausole particolari della legge erano in discussione: la prima prevede norme troppo vincolanti per i medici che praticano l’aborto nelle cliniche, la seconda che le strutture debbano adattare le proprie strutture agli standard di veri e propri ospedali.
Se la legge H.B. 2, formulata nel 2013, fosse messa in pratica un grandissimo numero di cliniche texane per l’aborto si troverebbe costretto a chiudere. In uno stato dove le donne in età riproduttiva sono 5,4 milioni, ciò rappresenterebbe una situazione problematica.
Nel 2015 una corte d’appello federale aveva confermato la legge del Texas, ma l’anno scorso la Corte Suprema l’aveva bloccato in via temporanea.
Breyer e i suoi colleghi ritennero che la legge texana non procurasse alcun vantaggio in termini di salute e sicurezza per le donne, ma che anzi “costituiva un ostacolo notevole per le donne che desideravano abortire e sul loro diritto costituzionale di farlo”.
Il giudice Ruth Bayer Ginsburg è d’accordo: nel caso in cui la maggior parte delle strutture per l’aborto venisse chiusa, “ le donne in circostanze disperate potrebbero rivolgersi a criminali che praticano senza licenza, in mancanza di alternative migliori, con gravi rischi per la loro salute e sicurezza”.
Il governatore del Texas Greg Abbott è invece contrariato dalla decisione della Corte Suprema: ritiene infatti che la legge fosse il miglior modo per garantire un aborto sicuro alle donne texane.
Una posizione simile è stata sostenuta anche dall’avvocato Scott Keller. Anche se la legge entrasse in vigore, “il 90 per cento delle donne texane in età riproduttiva vivrebbe a meno di 150 miglia da una clinica aperta”, e le due clausole avrebbero rappresentato un’ulteriore tutela per la loro salute.