La Corte Suprema brasiliana ha rigettato le richieste di fermare l’impeachment di Dilma Rousseff
Due proposte di bloccare la procedura erano state avanzate ai giudici dagli alleati del presidente del Brasile. Un terzo appello è in attesa di essere valutato
La Corte Suprema del Brasile non ha accolto le richieste degli alleati del presidente Dilma Rousseff di sospendere il procedimento di impeachment, aperto contro il capo dello stato martedì 2 dicembre 2015 dalla Camera dei deputati brasiliana.
I giudici Celso de Mello e Gilmar Mendes hanno respinto i due appelli giunti dai sostenitori di Rousseff e firmati da un appartenente al Partito dei lavoratori (Pt) da cui proviene il presidente del Brasile e da un membro di uno dei partiti della coalizione al potere.
La Corte deve valutare un terzo atto che contiene la richiesta di sospensione della procedura avanzata, in questo caso, dal Partito comunista brasiliano.
Il Brasile si appresta ad attraversare una lunga fase di incertezza politica.
Dilma Rousseff era stata accusata dalla Corte dei conti brasiliana di aver manipolato i conti pubblici del Paese al fine di nascondere il deficit di bilancio. Il tutto sarebbe avvenuto nel 2014 durante la campagna per le elezioni presidenziali che ha portato Rousseff alla rielezione.
Anche se la possibilità concrete che Dilma Rousseff venga sospesa sono basse, la messa in stato d’accusa del presidente complica ulteriormente l’attività del suo esecutivo che è ora impegnato a cercare l’appoggio del congresso sulle manovre economiche per fronteggiare la profonda crisi che sta attraversando il Paese.