Coronavirus, secondo uno studio gli asintomatici sono più contagiosi: ecco perché è necessario l’isolamento preventivo
Se fosse confermata, la ricerca aprirebbe nuovi scenari non tanto in Italia, dove ormai tutta la popolazione è stata invitata a restare casa per contenere l'epidemia di Covid-19, quanto negli altri Paesi dove l'infezione non è ancora così marcata
Coronavirus: secondo uno studio gli asintomatici sono più contagiosi
Un nuovo studio sul Coronavirus rivela che i cosiddetti asintomatici potrebbero essere molto più contagiosi di coloro che hanno sviluppato i sintomi del Covid-19. E sarebbe proprio questo il motivo per cui il virus è così infettivo: perché presente in molte persone che, ignare del fatto di essere state contagiate, continuano a fare la vita di tutti i giorni, infettando però altre persone. Anticipato dal The Guardian, lo studio, realizzato da scienziati belgi e olandesi su dati di Singapore e Tianjin, non è stato ancora validato in via definita, ma, se confermato, potrebbe cambiare radicalmente le misure di prevenzione adottate fino ad ora in tutto il mondo.
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Fino ad ora, infatti, ad eccezion fatta della Cina e dell’Italia, che sono i due Paesi maggiormente colpiti dall’epidemia di Coronavirus e che hanno adottato misure stringenti per tentare di contenere l’infezione, nel resto del mondo si è sempre messo in quarantena chi mostrava sintomi, sostenendo, sulla base di alcuni studi, che gli asintomatici in realtà avevano una bassissima percentuale di contagiosità. Tanto è vero che la stessa Oms consiglia di fare i tamponi solo a chi mostra i sintomi del virus.
“Un’analisi delle infezioni a Singapore e a Tianjin in Cina ha rivelato che rispettivamente due terzi e tre quarti delle persone in quei cluster sembrano averlo preso da altre che stavano incubando il virus, ma ancora prive di sintomi. La scoperta ha sconcertato gli infettivologi, poiché significa che isolare le persone una volta che iniziano a sentirsi male è molto meno efficace nel rallentare la pandemia di quanto si fosse sperato” scrive il quotidiano britannico.
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Se lo studio fosse confermato, quindi, solo l’isolamento preventivo, così come quello che attuando l’Italia, potrebbe evitare il diffondersi dell’epidemia. I ricercatori, inoltre, hanno studiato i dati disponibili per capire quanto tempo trascorre tra il momento in cui una persona viene contagiata per poi infettarne un’altra. Secondo lo studio, in media sono trascorsi 5,2 giorni a Singapore e 3,95 giorni in Cina. Secondo Rowland Kao, epidemologo dell’Università di Edimburgo, “Uno dei fattori che ha distinto questa pandemia di coronavirus dall’epidemia di Sars del 2003, è che la Sars era infettiva solo dopo lo sviluppo di sintomi clinici, il che l’ha resa relativamente più facile da controllare”.
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