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Coronavirus cinese e Sars: le differenze. Il primo ha fatto più contagi, ma il secondo era “più pericoloso”

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Coronavirus cinese e Sars: le differenze. Quale è più pericoloso

Il Coronavirus cinese adesso fa paura: 170 i morti ufficiali, oltre 7000 i contagi e soprattutto un confronto continuo con un altro tipo di Coronavirus, quella Sars che tra il 2002 e il 2003 sconvolse il mondo provocando oltre 800 morti.

Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere la notizia che afferma che il Coronavirus cinese (che è stato ribattezzato nCoV 2019) ha superato la Sars (la sindrome respiratoria acuta grave superò di poco i 5000 contagi). Allo stesso tempo, però, gli esperti predicano prudenza: per tasso di mortalità, infatti, la Sars era molto più preoccupante del Coronavirus.

Vediamo insieme le principali differenze tra le due infezioni e cosa dicono gli esperti dell’Iss (Istituto superiore di sanità).

Coronavirus cinese e Sars: le differenze

Il virus nCoV 2019 e la Sars hanno in realtà molto in comune: innanzitutto entrambi sono dei Coronavirus, che si trasmettono per via aerea da uomo a uomo. Entrambi si sono generati negli animali e poi sono stati trasmessi all’uomo (pare che il Coronavirus cinese si sia sviluppato da serpenti e pipistrelli, mentre la Sars da pipistrelli e zibetti).

Il nuovo Coronavirus e la Sars hanno in comune circa l’80 per cento del quadro genetico e, tra gli aspetti condivisi, ci sono anche le modalità di aggressione del sistema respiratorio umano.

Il Coronavirus cinese ha avuto come città focolaio Wuhan, nella Cina centrale, con 11 milioni di abitanti. La Sars invece apparve per la prima volta nella provincia del Guandong.

La più grande differenza, al di fuori dal quadro genetico, al momento è il tasso di mortalità: per quanto riguarda la Sars, i morti sono stati il 14-15 per cento del totale dei contagiati. Molto più basso, al momento, il dato relativo al Coronavirus della Cina: poco meno del 3 per cento.

Gli esperti: la Sars era più pericolosa

A partire dall’importantissimo dato sul tasso di mortalità e pur non sottovalutando i rischi di questa epidemia per tutto il mondo, gli esperti dell’Istituto superiore di sanità italiano nei giorni scorsi hanno predicato calma, chiedendo di non cedere alla psicosi legata al Coronavirus cinese.

“Al momento – ha dichiarato il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Iss, Gianni Rezza – il tasso di letalità del Coronavirus sembra essere minore di quello della Sars, leggermente superiore a quello dell’influenza. La maggior parte dei morti sono persone anziane o con malattie croniche, ma la differenza è che per l’influenza abbiamo il vaccino”.

“Non possiamo fare calcoli in questo momento – ha continuato Rezza – per quanto riguarda i morti registrati ufficiali sul totale dei casi registrati ufficiali, perché mentre i morti sono un dato quasi attendibile, per i casi non è così: quelli registrati sono solo i più gravi e rischieremmo di sovrastimare la letalità o di sottostimarla”.

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