“Il Coronavirus resiste sulle superfici in metallo, vetro e plastica per nove giorni”
“Il coronavirus resiste sulle superfici degli oggetti in metallo, vetro e plastica per 9 giorni”
Secondo una revisione di studi pubblicata sul Journal of Hospital Infection, il Coronavirus può resistere e rimanere infettivo sulle superfici degli oggetti in metallo, vetro e plastica fino a 9 giorni a temperatura ambiente.
Il direttore del reparto di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza, rassicura che “non c’è alcun motivo di allarme”. “Bisogna prestare attenzione solo alle normali norme igieniche”, aggiunge il medico.
Perché se è vero che il virus resiste alle superfici di plastica, vetro e metallo è anche vero che non è molto resistente a detergenti a base di candeggina o ai disinfettanti a base di alcol o acqua ossigenata che sono perfettamente in grado di ucciderlo.
“Lo studio tedesco è stato condotto su altri Coronavirus, non su quello emerso in Cina – continua il medico Rezza -. Dunque questo elemento è ancora da dimostrare, ma il fatto che possa rimanere sulle superfici non fa la differenza: per quanto sappiamo la Mers (Sindrome respiratoria del Medio Oriente), che pure resisterebbe sulle superfici, non si trasmette facilmente da una persona all’altra, e la Sars (Sindrome respiratoria acuta grave) si trasmette molto più difficilmente del nuovo Coronavirus cinese. Quest’ultimo corre di più, e la via trasmissione da temere non è quella attraverso le superfici contaminate”.
I ricercatori della University Medicine Greifswald, in Germania, hanno ripercorso tutta la letteratura esistente sulla persistenza dei Coronavirus umani e animali su superfici di oggetti e sulle strategie di inattivazione con agenti biocidi usati normalmente per la disinfezione chimica nelle strutture sanitarie.
L’analisi di 22 studi ha rivelato che i Coronavirus umani come quello della sindrome respiratoria acuta grave (Sars), della sindrome respiratoria del Medio Oriente (Mers) o i Coronavirus umani endemici (HCoV) possono persistere su superfici inanimate come metallo, vetro o plastica fino a 9 giorni, ma possono essere inattivati in modo efficiente nel giro di un minuto attraverso procedure di disinfezione delle superfici con alcol etilico (etanolo al 62-71%), acqua ossigenata (perossido di idrogeno allo 0,5%) o candeggina (ipoclorito di sodio allo 0,1%).
“Poiché non sono disponibili terapie specifiche per 2019-nCoV il contenimento precoce e la prevenzione di un’ulteriore diffusione saranno cruciali per fermare l’epidemia in corso”, hanno concluso i ricercatori.
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista JAMA ha rivelato inoltre che il 41 per cento dei primi 138 pazienti diagnosticati in un ospedale di Wuhan, la città focolaio del Coronavirus in Cina, si è infettato proprio dentro quell’ospedale, ponendo quindi l’accento anche sull’importanza della protezione del personale sanitario.
Coronavirus, video dei presunti contagiati portati via a forza dalle loro case