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L’origine del Coronavirus: da dove viene l’epidemia che spaventa il mondo

Immagine di copertina
Mascherine Credit: Ansa

Da dove viene, quali animali lo portano: bugie e verità sul virus cinese

L’origine del Coronavirus

Qual è l’origine del Coronavirus? Da dove viene l’epidemia che ha sconvolto la Cina e poi in tutto il resto del mondo? La domanda se la sono posti in molti e la risposta non è semplice. Si è parlato della macellazione di animali selvatici vivi al mercato cittadino di Wuhan, di condizioni igieniche precarie, di pipistrelli. Ma la verità sull’origine del virus non c’è ancora.

Erano i primi giorni di gennaio quando hanno iniziato a circolare le prime voci relative ai casi di polmonite in Cina. Le somiglianze tra l’agente patogeno Wuhan novel Coronavirus (nCoV) e il virus responsabile dell’epidemia nota come il nome di Sars, scoppiata nel 2002 a Hong Kong, sono lampanti: stessi sintomi, stesso decorso della malattia, stessa correlazione con un mercato di animali vivi. Se allora ci sono voluti mesi prima di identificare la causa dell’epidemia, adesso la Cina ha impiegato otto giorni per dare un nome al virus e a delineare la sequenza genetica.

I casi precedenti a gennaio

Risalgono però a metà dicembre i primi casi di trasmissione da uomo a uomo del Coronavirus 2019-nCoV. Sarebbero precedenti, quindi, alla notifica dei primi casi dell’infezione. Ad indicarlo è un’analisi che ricostruisce le prime fasi dell’epidemia, nelle quali i contagi sono raddoppiati ogni 7,4 giorni. Lo studio è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine, e l’analisi è stata finanziata dal Ministero della Scienza e della Tecnologia della Cina e altri enti.

La realtà è che non esiste alcun brevetto per il Coronavirus Wuhan, il cui genoma è stato – provvidenzialmente – messo a disposizione dei ricercatori di tutto il mondo dai medici cinesi che l’hanno isolato ed è quindi in pubblico dominio.

Le informazioni sulle origini genetiche del Coronavirus disponibili al momento, come spiegano i virologi italiani “ci dicono che il virus sarebbe nato dalla ricombinazione tra un Coronavirus dei pipistrelli e un Coronavirus dei serpenti, per cui l’idea del mercato era suggestiva: non dimentichiamoci che il primo caso di Hiv nell’uomo arrivò verosimilmente da qualcuno che aveva macellato uno scimpanzé, e che un recente studio cinese ha evidenziato alti livelli di anticorpi contro il virus della Sars nei lavoratori di questi mercati anche se non erano mai stati malati. Ammettiamo dunque che un venditore di animali vivi possa essersi infettato precedentemente al suo arrivo al mercato di Wuhan e che da lui sia partita l’infezione”.

Coronavirus: le origini e le cause

Nonostante ciò esistono ancora molti dubbi sull’origine e le cause. In natura esistono tanti tipi di Coronavirus in molte specie di mammiferi ed uccelli. Ad oggi si conoscono almeno 50 virus appartenenti allo stesso cluster di Sars e di questo nuovo Coronavirus che circolano nei pipistrelli rinolofi, ma sono considerati per lo più innocui per l’uomo. Questo suggerisce che il passaggio diretto da pipistrello a persona non è sufficiente a scatenare l’epidemia.

Il fatto che il Coronavirus cinese di Wuhan somigli a un virus di pipistrello ma che, al contrario della maggior parte di questi, sia in grado di infettare l’uomo, potrebbe essere dovuto al contagio di un ospite intermedio da parte del pipistrello. È proprio in questo frangente che il virus può essersi trasformato favorendo il passaggio all’uomo.

È già successo venti anni fa quando un virus, forse originato dai pipistrelli, si adattò ai dromedari (Reusken et al., 2013) e successivamente alle persone causando nella penisola arabica l’epidemia di Mers nel 2012.

I 18 anni intercorsi dall’emergenza causata dall’epidemia della Sars hanno insegnato diverse cose. Oggi si focalizza l’attenzione su comportamenti come la caccia, il commercio di animali selvatici vivi ed il loro consumo, oltre alle scarse condizioni igieniche di alcuni mercati in grado di favorire l’incremento dei contatti tra animali e uomo, dando maggiori possibilità ai virus di trasmettersi dall’uno all’altro.

La capacità di infettare però dipende dalla compatibilità tra le proteine di superficie del virus e i recettori umani. In altre parole, il microrganismo deve avere la chiave giusta per aprire la serratura presente sulle cellule dell’uomo.

Le ipotesi che si sono rivelate false

Molte sono state le fake news sul Coronavirus. Una delle tesi che si è rivelata più sbagliata è quella diffusa dai complottisti che sostengono il virus sia stato creato in laboratorio e che ne sia anche stato sviluppato il vaccino. Questa versione sull’origine del Coronavirus Wuhan è stata diffusa sui social network negli Usa e smentita dalle principali organizzazioni di fact-checkers come Politifacts, Factcheckers.org e Lead Stories. L’argomentazione principale si basa su un brevetto relativo a un Coronavirus, depositato presso l’Ufficio Brevetti Usa. Il brevetto è in realtà relativo al Coronavirus che ha causato l’epidemia di SARS nel 2002.

Secondo una variante ispanica della fake news, smentita da Animal Politico i detentori del brevetto sarebbero i Karmalah Laboratories ed è circolata in rete anche la presunta immagine dell’ingegnere chimico che ci ha lavorato. In realtà nella foto era ritratto uno YouTuber spagnolo, Raul Alvarez, in passato già vittima di accuse infondate come di aver appiccato il fuoco a Notre Dame e aver dato il via agli incendi in Amazzonia.

Falso è anche che il virus si sia diffuso attraverso un ricercatore infettato durante un incidente di laboratorio. Questa fake news è stata diffusa da un ex ufficiale dell’intelligence israeliana in un’intervista al Washington Times, ed è stata riportata anche da alcune testate informative in Italia ma, come dimostrato dall’analisi dei fact-checker italiani di Pagella Politica, non ha alcun fondamento.

Inoltre, in diversi Paesi è circolata la notizia che il contagio avverrebbe tramite cibo. In Brasile ad esempio è stato sostenuto che fosse la zuppa di pipistrello l’origine del contagio. La notizia è stata smentita, e anche in Italia il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, ha confermato che allo stato attuale della ricerca non è il cibo il veicolo di trasmissione originario.

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