Alcuni scienziati avevano simulato l’arrivo di un coronavirus e 65 milioni di morti in 18 mesi
La simulazione dell’epidemia di Coronavirus a ottobre 2019
Eric Toner è uno scienziato americano del John Hopkins Center for Health Security, e a ottobre scorso aveva simulato una pandemia di coronavirus.
Tre mesi fa, infatti, il centro di ricerca di New York ha condotto un esperimento insieme al World Economic Forum e la Bill and Melinda Gate Foundation per dimostrare l’importanza della partnership tra istituzioni pubbliche e enti privati nel far fronte a pandemie globali.
Lo studio ha simulato una pandemia di coronavirus immaginario originato negli allevamenti di suini del Brasile e un’espansione in quasi tutti i Paesi del mondo nell’arco di 6 mesi. Secondo l’impressionante simulazione, nell’arco di 18 mesi 65 milioni di persone sarebbero morte.
Come ha precisato il John Hopkins Center, l’esperimento e i risultati relativi al numero di vittime non corrispondevano in nessun modo a previsione, ma a una semplice simulazione.
L’epidemia immaginata da Toner prevedeva che il virus, resistente a tutti i vaccini e trasmissibile tramite una semplice influenza, si diffondesse dalle zone rurali ai centri urbani più popolati del sud America, per cui le prenotazioni di viaggio sarebbero diminuite del 45 per cento e ci sarebbe stata una crisi finanziaria globale: i mercati azionari sarebbero scesi dal 20 al 40 per cento e il prodotto interno lordo globale sarebbe precipitato dell’11 per cento. La simulazione, inoltre, mostrava come i social media avrebbero contribuito a un’informazione scorretta sulla malattia.
“Non sappiamo ancora quanto questo coronavirus sia contagioso. Sappiamo che si sta diffondendo da persona a persona, ma non sappiamo fino a che punto”, ha detto Toner sul “vero” virus che si sta diffondendo a macchia d’olio in Cina in un’intervista al Business Insider.
“Una prima impressione è che questo virus è significativamente più mite della SARS. Questo è rassicurante. D’altra parte, potrebbe essere più facilmente trasmissibile della SARS, almeno in ambito comunitario”.
L’epidemia di Wuhan non è ancora considerata una pandemia, e fino ad ora ha ucciso 65 persone in Cina. La presenza del virus è stata segnalata anche in Usa, Francia, Australia, Tailandia, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Vietnam, Singapore e Arabia Saudita.
Dei nuovi decessi, 13 si sono verificati nella provincia di Hubei, che comprende la città di Wuhan, considerata l’epicentro dell’epidemia.
Pechino, intanto, ha annunciato un divieto temporaneo al commercio di animali selvatici. L’allevamento, il trasporto o la vendita di tutte le specie animali selvatici è vietato sino a quando non sarà finita “la situazione epidemica nazionale”.
Il nuovo coronavirus, infatti, si ritiene sia stato generato in un mercato che vendeva animali selvatici come cibo.