Coronavirus, scomparso il blogger che denunciava gli orrori negli ospedali di Wuhan
Chen Qiushi è arrivato nella provinca cinese di Hubei il 24 gennaio scorso per riportare le condizioni in cui verte la popolazione in quarantena. Ma dal 6 febbraio la sua famiglia non ha più notizie di lui
Chen Qiushi, l’attivista scomparso a Wuhan
Chen Qiushi è un attivista per i diritti umani e blogger cinese che ha diffuso decine di video sui social per denunciare le difficili condizioni in cui versa la popolazione a Wuhan, l’epicentro dell’epidemia di coronavirus in isolamento dal 23 gennaio scorso.
Qiushi è arrivato nella provincia dell’Hubei il giorno successivo all’inizio della quarantena, ma i suoi parenti non hanno più notizia di lui a partire dal 6 febbraio scorso.
“Sono la madre di Chen Qiushi. Prego i suoi amici e i suoi contatti social di aiutarmi a trovarlo e a capire cosa gli è successo”, ha dichiarato la mamma dell’attivista in un video condiviso sulla pagina Twitter del figlio, in cui spiega di essere convinta che il giovane sia stato messo in quarantena con la forza.
La scomparsa del blogger avviene nel periodo in cui il governo cinese sta cercando di contenere il malcontento esploso nei confronti delle autorità, criticate per il modo in cui hanno gestito l’emergenza sanitaria, tra silenzi e tentativi di sminuire la portata dell’emergenza durante i primi giorni di contagio. Un atteggiamento che ha portato di fatto alla morte di Li Wenliang, l’oftalmologo che per primo ha allertato sul virus, senza essere ascoltato.
Li aveva condiviso alla fine di dicembre un post in una chat tra colleghi per mettere in guardia sul nuovo virus che si stava diffondendo, ma le autorità lo hanno obbligato a tacere, con la polizia che lo ha accusato di raccontare notizie false. A distanza di un mese, il medico si è ammalato e ha perso la vita, proprio nel giorno in cui Chen è scomparso, il 6 febbraio scorso.
E adesso in molti temono che l’attivista possa andare incontro allo stesso destino. Qiushi vanta centinaia di migliaia di follower sui suoi canali Twitter e Youtube, dove ha condiviso continui aggiornamenti dagli ospedali e da altre zone affette che ha visitato a Wuhan.
In un video diffuso il 30 gennaio scorso, ha raccontato di aver visitato ospedali pieni di pazienti malati, la maggior parte dei quali stesi per terra nei corridoi. Uno dei suoi filmati include la scena di una donna che abbraccia un uomo deceduto in carrozzella mentre cerca di chiamare aiuto per portarlo via.
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“Ho paura, ho il virus davanti e le forze dell’ordine cinesi alle spalle. Ma fino a quando sarò vivo parlerò di quello che ho visto e ascoltato. Non ho paura di morire. Perché dovrei avere paura di te, Partito Comunista?”, dice nel video l’attivista, già arrestato una volta per aver diffuso scene delle proteste di Hong Kong contro il governo di Pechino.
Il giovane è diventato per tutti il cittadino che cerca di aiutare gli altri con le proprie testimonianze, guadagnando un tale seguito sui social da essere adesso al centro dell’attenzione di migliaia di utenti, preoccupati per la sua vita.
“Chen Qiushi non può diventare un nuovo Li Wenliang! La Cina deve concedere alle persone il diritto di esprimersi”, si legge in alcuni post condivisi sul social cinese Weibo.
“Uccidimi e verranno fuori di decine di altre versioni di me”, scrivono altri utenti citando la frase di un celebre film honkongese.
Un amico dell’attivista, che si sta occupando di aggiornare la pagina Twitter per tenere alta l’attenzione sulla scomparsa di Qiushi, ha dichiarato di essere preoccupato per la sicurezza del collega ma anche e soprattutto per la sua salute. Il giovane, infatti, appariva in molti video sprovvisto della tuta che indossano normalmente i giornalisti in missione a Wuhan.
Intanto le autorità hanno smentito di essere a conoscenza dei fatti.
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Le ultime notizie sul coronavirus riportano che il numero dei morti a causa dell’epidemia ha superato i 900, mentre sono oltre 40mila i contagi. Nella provincia di Hubei, solo ieri, domenica 9 febbraio, si sono registrate quasi cento nuove vittime. Un bilancio tristemente destinato a salire . L’epidemia di coronavirus ha già superato, come numero di vittime, quella di Sars del 2002-2003.