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Coronavirus, asintomatico il 20% dei contagiati: “Pericolosi, hanno la stessa carica virale degli altri”

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Coronavirus, quanti sono gli asintomatici e perché sono pericolosi: lo studio

Gli asintomatici al Coronavirus potrebbero essere circa il 20 per cento del totale dei pazienti contagiati: è la conclusione a cui è arrivato uno studio, pubblicato sulla rivista Plos Medicine da Diana Buitrago-Garcia dell’Università di Berna in Svizzera. Una percentuale quindi non altissima rispetto a quello che si percepisce in Italia e nel resto del mondo in questa fase in cui, con l’aumento dei tamponi e la ricerca proprio degli asintomatici, si sta assistendo a una sorta di seconda ondata di contagi da Covid-19. L’analisi di Buitrago-Garcia si basa su una revisione di 79 studi già pubblicati sulla malattia tra marzo e giugno 2020. Gli scienziati, dunque, hanno provato a realizzare un sunto di tutto quello che la scienza ha scoperto finora sulla materia, per provare a mettere d’accordo i diversi punti di vista sul numero delle persone che non sviluppano sintomi da Coronavirus.

Ciò che emerge è che gli asintomatici sono “una minoranza” rispetto al totale dei malati, ma che nonostante ciò rimangono altamente pericolosi. Per questo motivo, indica Buitrago-Garcia nella sua analisi, è importante non sottovalutare il fenomeno, ma continuare a tracciare tutti i pazienti positivi (e quindi contagiosi) che però non sviluppano alcun sintomo, spesso dunque non essendo neanche a conoscenza di essere stati infettati. Altro obiettivo dello studio era quello di determinare la quota di persone infettate che resta veramente asintomatica per tutto il corso dell’infezione e quindi distinguere i veri asintomatici dai pre-sintomatici. Un paziente positivo su cinque è asintomatico. Di conseguenza, quattro su cinque (l’80 per cento) sviluppa sintomi. In numeri assoluti: su un totale di 6.616 persone analizzate, 1.287 sono state definite asintomatiche.

Lo spettro completo dei sintomi e la distribuzione della gravità di Covid-19 restano ancora non perfettamente chiari, spiegano gli esperti: alcune persone possono manifestare infezioni gravi che provocano polmonite virale, sindrome da distress respiratorio acuto e morte, mentre altre rimangono completamente asintomatiche o sviluppano sintomi lievi e aspecifici. “I risultati di questa revisione sistematica delle pubblicazioni di inizio pandemia – spiegano ancora gli studiosi – suggeriscono che la maggior parte dei casi di Sars-CoV-2 non sono asintomatici durante il corso dell’infezione. Il contributo delle infezioni pre-sintomatiche e asintomatiche alla trasmissione complessiva del Coronavirus implica che continueranno a essere necessarie misure di prevenzione combinate, con una migliore igiene delle mani e delle vie respiratorie, un’attività di test e tracciamento, strategie di isolamento e distanziamento sociale”.

Un secondo studio, condotto da Joon Seo Lim del Clinical Research Center e pubblicato sulla rivista Thorax, dimostra inoltre che la quantità di virus in naso e torace di un asintomatico al Covid-19 è esattamente la stessa di una persona che presenta sintomi classici. Si tratta, in questo caso, di un’ulteriore conferma di come gli asintomatici contribuiscano in maniera importante alla trasmissione del virus. L’analisi è stata condotta su un gruppo di 213 individui risultati positivi al virus, tenuti sotto osservazione in isolamento. A sei giorni dal primo tampone, è rimasto asintomatico quasi il 20 per cento del totale (la stessa percentuale dimostrata dal primo studio). Tutti i positivi, anche in assenza di sintomi, avevano una carica virale comparabile. “Considerando che la maggior parte degli individui asintomatici è probabile non venga intercettata e continui quindi a fare la vita di sempre – spiegano gli autori della ricerca – questi potrebbero avere un ruolo essenziale nella trasmissione del virus responsabile del Coronavirus e quindi nel perdurare della pandemia”.

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