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Corea del Sud: gli inquirenti sospendono ogni tentativo di arrestare il deposto presidente Yoon

Immagine di copertina
Il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol. Credit: AGF

Accusato di "eversione", è sospeso dalle sue funzioni e in attesa del processo davanti alla Corte costituzionale per l'impeachment chiesto dal Parlamento di Seul dopo l'arbitraria proclamazione della legge marziale a inizio dicembre, considerata un tentato golpe

L’Ufficio investigativo anti-corruzione (Cio) di Seul ha sospeso ogni tentativo di eseguire il mandato d’arresto emesso dal tribunale distrettuale occidentale della capitale della Corea del Sud nei confronti del deposto presidente Yoon Suk Yeol, privato dei suoi poteri dal Parlamento che votato l’impeachment contro il capo dello Stato che il 3 dicembre scorso ha proclamato la legge marziale, accusando gli oppositori di parteggiare per Pyongyang, ritirandola dopo sole sei ore.

“Abbiamo stabilito che l’esecuzione del mandato di arresto sarebbe stata praticamente impossibile a causa del continuo confronto (con la Guardia presidenziale, ndr), e abbiamo sospeso l’esecuzione (del mandato, ndr) per preoccupazioni relative alla sicurezza del personale schierato in loco, causata dalla resistenza (all’arresto da parte di Yoon, ndr)”, si legge in una nota diramata oggi dall’Ufficio investigativo anti-corruzione (Cio), che coordina le indagini contro il deposto presidente, citata dall’agenzia di stampa ufficiale Yonhap. “Abbiamo in programma di decidere i prossimi passi dopo una revisione della situazione. Esprimiamo profondo rammarico per il comportamento del sospettato che si è rifiutato di rispettare le procedure stabilite dalla legge”.

Il 31 dicembre scorso il tribunale distrettuale occidentale di Seul aveva emesso un mandato di arresto e perquisizione nei confronti di Yoon, accusato di “eversione” e sospeso dalle sue funzioni in attesa del processo che dovrà celebrarsi entro giugno davanti alla Corte costituzionale. Il provvedimento, secondo l’Ufficio investigativo anti-corruzione di Seul, è valido fino al 6 gennaio ma negli ultimi giorni il deposto presidente, il cui entourage considera “illegali e non validi” i provvedimenti emessi contro di lui, è sempre riuscito a sottrarsi alle autorità.

Secondo la ricostruzione offerta alla stampa dall’Ufficio investigativo anti-corruzione di Seul, Yoon Suk Yeol e i suoi collaboratori hanno resistito per oltre cinque ore all’arrivo degli inquirenti alla residenza presidenziale della capitale, incapaci di avvicinarsi a meno di 200 metri dall’edificio. “Più di 10 autobus e auto bloccavano la strada e circa 200 membri del personale del Presidential Security Service e dell’esercito formavano diverse barriere, rendendo impossibile il passaggio”, ha fatto sapere l’Ufficio investigativo anti-corruzione di Seul, che sul posto aveva inviato 20 dei suoi agenti e 80 poliziotti, coinvolti in “piccole e grandi risse” nel tentativo di raggiungere la residenza presidenziale.

Soltanto a tre procuratori, secondo l’Ufficio investigativo anti-corruzione, è stato consentito di avvicinarsi alla facciata della residenza, ma non di entrare, rendendo impossibile stabilire se il deposto presidente si trovasse all’interno dell’edificio o meno. Qui i magistrati hanno incontrato due avvocati del deposto capo di Stato, Yun Gap-geun e Kim Hong-il, che, secondo il Cio, hanno ribadito la posizione ufficiale di Yoon che considera “illegale” il mandato d’arresto emesso nei suoi confronti “da un’agenzia non autorizzata a indagare sulle accuse di eversione”.

Fuori dalla residenza presidenziale, secondo l’agenzia di stampa ufficiale Yonhap, si sono riuniti questa mattina oltre 10mila sostenitori di Yoon, circondati da circa 2.700 poliziotti schierati per mantenere l’ordine. La folla, tra cui si vedevano bandiere della Corea del Sud e degli Stati Uniti, ha scandito slogan come: “Mandato illegale. Completamente invalido” e “Arrestate il Cio”. Intanto la Confederazione coreana dei sindacati, che guida la protesta contro il deposto presidente, ha annunciato per la serata di oggi una manifestazione nei pressi della residenza presidenziale per chiedere l’arresto di Yoon.

Il caso continua a scuotere la politica della Corea del Sud. È la prima volta nella storia della Corea del Sud che viene emesso un mandato di arresto contro un presidente in carica. Malgrado l’impeachment infatti, Yoon Suk Yeol è stato soltanto sospeso dalle sue funzioni in attesa del processo per un reato per cui l’ex procuratore rischia, teoricamente, la condanna a morte.

Il suo partito comunque, che contesta le accuse sia in Parlamento che fuori, continua a governare il Paese. Dopo la sospensione di Yoon dalle sue funzioni, gli era subentrato in carica il primo ministro Han Duck-soo, anch’egli finito sotto impeachment del Parlamento per essersi rifiutato di nominare i tre giudici vacanti della Corte costituzionale che dovranno giudicare il suo predecessore. Attualmente la presidenza ad interim è stata affidata al vicepremier e ministro delle Finanze, Choi Sang-mok.

Intanto, come annunciato oggi in una nota dal ministero degli Esteri sudcoreano, lunedì 6 gennaio a Seul è atteso il segretario di Stato americano uscente Antony Blinken, che sarà ricevuto dal suo omologo Cho Tae-yul per discutere “dell’alleanza tra Corea del Sud e Stati Uniti, della cooperazione tra Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone, delle questioni relative alla Corea del Nord e delle sfide regionali e globali”.

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