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Corea del Sud: i ministri si dimettono e l’opposizione chiede l’impeachment per il presidente Yoon Suk Yeol

Immagine di copertina
Il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol. Credit: AGF

Il capo dello Stato aveva proclamato la legge marziale, accusando gli oppositori di parteggiare per Pyongyang, ma dopo sei ore, il voto contrario del Parlamento e una serie di scontri tra militari e manifestanti, ha dovuto revocare il provvedimento

I sei partiti di opposizione in Corea del Sud hanno presentato oggi un disegno di legge che chiede l’impeachment per il presidente Yoon Suk Yeol, che ieri aveva proclamato a sorpresa la legge marziale, accusando il principale movimento di opposizione, il Partito democratico di Lee Jae-myung che da anni si batte per il dialogo lungo il 38esimo parallelo, di simpatizzare per Pyongyang e di paralizzare il governo con attività contro lo Stato, un provvedimento ritirato dopo appena sei ore, un voto contrario del Parlamento e una serie di scontri a Seul tra militari e manifestanti, che hanno provocato anche le dimissioni in massa dei ministri e dei principali collaboratori del capo dello Stato.

“(Il presidente Yoon, ndr) ha fallito una volta e ci riproverà (a dichiarare la legge marziale, ndr), ma c’è un rischio maggiore di questo”, ha spiegato rivolgendosi al popolo il principale leader dell’opposizione Lee Jae-myung, annunciando la richiesta di impeachment presidenziale. “C’è un rischio significativo di provocare la Corea del Nord e di interrompere l’armistizio, portando a un conflitto armato”. Secondo Lee, Yoon non esiterà a “sacrificare la vita del popolo”, se la legge marziale non sarà sufficiente a mantenerlo al potere.

Cosa succederà al presidente Yoon Suk Yeol
Il disegno di legge, secondo l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, è stato depositato all’Assemblea nazionale intorno alle 14:40 ora locale (le 06:40 in Italia). Tutta l’opposizione, compreso il Partito democratico di Lee Jae-myung, ha deciso di presentare insieme la mozione, che verrà portata domani alla sessione plenaria del Parlamento, che potrà votarla tra venerdì 6 e sabato 7 dicembre.

Secondo la Costituzione sudcoreana, l’impeachment deve essere proposto dalla maggioranza dei parlamentari e approvato da due terzi dei 300 deputati. In questo caso, il procedimento passerebbe poi alla Corte costituzionale, dove almeno sei giudici dovranno accettare di procedere contro il presidente. A quel punto, Yoon Suk Yeol verrebbe sospeso dall’esercizio delle sue funzioni fino alla conclusione del processo.

Le conseguenze sul governo della Corea del Sud
La mossa di Yoon Suk Yeol, il primo provvedimento del genere in 45 anni, ha provocato le dimissioni in massa dei ministri del suo governo e di dieci tra i suoi principali collaboratori, tra cui il capo dello staff presidenziale Chung Jin-suk, il consigliere per la sicurezza nazionale Shin Won-sik, e il consigliere politico Sung Tae-yoon.

Al contrario, il primo ministro Han Duck-soo ha promesso di continuare a servire il popolo “fino all’ultimo momento”. “Capisco che l’ansia della popolazione è grande”, ha dichiarato Han in una nota citata dall’agenzia di stampa Yonhap. “Chiedo al Governo di adempiere ai propri doveri insieme ai funzionari pubblici di tutti i ministeri per garantire la sicurezza delle persone e la vita quotidiana senza la minima esitazione”, ha aggiunto Han. “Fino all’ultimo momento, servirò il popolo mettendo insieme la saggezza dei membri del nostro Gabinetto”.

Gli effetti economici della crisi
Il provvedimento annunciato e poi ritirato ieri dal presidente Yoon Suk Yeol ha gettato il Paese nel caos, con evidente conseguenze economiche. La valuta nazionale, il won sudcoreano, è crollata rispetto al dollaro statunitense e così le transazioni estere sui mercati locali. Nella notte la divisa sudcoreana è scesa fino a 1.442 won per dollaro, il livello più basso dal 25 ottobre 2022, quando era scambiata a 1.444,20 contro il biglietto verde. Alle 15:30 ora locale (le 7:30 in Italia) il won coreano aveva però recuperato parte delle perdite ed era scambiato a 1.410,1 contro il dollaro, comunque in calo di 7,2 won rispetto alla sessione precedente. L’indice azionario di riferimento del Paese, il KOSPI, ha chiuso a 2.464 punti, in calo dell’1,44 per cento, ovvero -36,1 punti, rispetto alla chiusura precedente, dopo essere sceso fino a 2.442,46 all’apice della crisi.

In una riunione di emergenza presieduta oggi dal ministro delle Finanze e vicepremier dimissionario Choi Sang-mok, il governo di Seul ha promesso che, se necessario, immetterà “liquidità illimitata” nei mercati finanziari nazionali per aiutarli a stabilizzarsi. “Il governo fornirà liquidità illimitata finché i mercati azionari, obbligazionari, dei finanziamenti a breve termine e delle valute estere non saranno completamente stabilizzati”, ha affermato il suo ministero in una nota citata dall’agenzia di stampa Yonhap.

“Il governo farà tutto il possibile per garantire che le incertezze che affliggono la nostra economia siano risolte rapidamente”, ha affermato poi in conferenza stampa il vicepremier Choi, che ha anche annunciato la creazione di un team di monitoraggio attivo 24 ore su 24 per attenuare l’impatto della crisi sull’economia reale. “In un momento in cui le incertezze nazionali e internazionali stanno aumentando, è più importante che mai che tutti gli attori economici collaborino per mantenere la stabilità”, ha aggiunto.

Le ricadute internazionali
Diversi Paesi, tra cui importanti alleati di Seul come Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Singapore, hanno consigliato ai propri cittadini presenti nel Paese di fare attenzione. “La situazione rimane fluida poiché anche le proteste pacifiche possono trasformarsi in situazioni di scontro o violenza”, ha affermato in una nota il Dipartimento di Stato Usa.

Washington però resta al fianco della Corea Sud. Gli Stati Uniti, per bocca dell’ambasciatore Philip Goldberg, si sono detti “incoraggiati dalla resilienza” dimostrata da Seul “attraverso i suoi processi democratici”. “È stata una sorpresa. Sono stato svegliato dalla notizia poco dopo l’annuncio del presidente… l’abbiamo guardato in tv come tutti gli altri”, ha detto Goldberg in un’intervista all’agenzia di stampa Yonhap.

“Eravamo preoccupati per gli eventi di ieri sera. Allo stesso tempo, siamo incoraggiati dalla resilienza della democrazia coreana. Gli Stati Uniti sostengono quella democrazia e il popolo coreano per risolvere i problemi in modo pacifico, democratico e costituzionale”, ha aggiunto il diplomatico statunitense. “Crediamo e sosteniamo fermamente il processo democratico e il processo costituzionale qui in atto”, ha aggiunto, ribadendo la posizione degli Stati Uniti, che si sono sentiti sollevati dalla revoca della legge marziale.

Washington, ha poi aggiunto Goldberg in relazione a possibili provocazioni da parte della Corea del Nord, è “sempre in allerta”. “Siamo sempre preparati per qualsiasi scenario… per qualsiasi tipo di problema che potrebbe presentarsi”, ha aggiunto. “Il nostro impegno nei confronti della Repubblica di Corea (il nome ufficiale della Corea del Sud, ndr), dell’alleanza e del popolo coreano è incrollabile e ferreo”, ha ribadito.

“Sono rimasto in contatto con il generale Paul LaCamera, comandante delle Forze armate statunitensi in Corea e del Comando delle forze armate congiunte Corea del Sud-Usa… con i miei colleghi a Washington e con il governo coreano a vari livelli”, ha rivelato l’ambasciatore Usa, sottolineando poi come gli Stati Uniti abbiano reso molto chiaro il proprio impegno nei confronti delle pratiche democratiche nella Penisola. “Il nostro sostegno a questo obiettivo è il fattore più importante e questo è ben noto al governo, ai rappresentanti eletti e al popolo coreano”, ha detto Goldberg, che ha assunto l’incarico di ambasciatore degli Stati Uniti a Seul nel luglio del 2022 e che andrà in pensione a gennaio.

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