Corea del Sud, “I 263 pazienti recidivi al Coronavirus sono falsi positivi”
I test hanno confermato che non c'è stata una ricaduta nei pazienti guariti
Corea del Sud, i test sui pazienti sembrano escludere una seconda ricaduta
Dalla Corea del Sud arriva una buona notizia: i 263 pazienti coreani considerati recidivi al contagio sono in realtà “falsi positivi”. La seconda positività al Covid, infatti, era data da alcuni “frammenti di virus morti”.
A riportare la notizia è il quotidiano The Korea Herald che riporta le parole di Oh Myoung-don, medico ospedaliero dell’Università nazionale di Seul, della conferenza stampa che si è tenuta giovedì scorso al National Medical Center.
“I test – spiega l’esperto – hanno rilevato l’acido ribonucleico del virus morto”. Nei “test PCR, o test di reazione a catena della polimerasi, utilizzati per la diagnosi del Covid-19, i materiali genetici del virus si amplificano, sia che provengano da un virus vivo o solo da frammenti di cellule morte che possono prendere mesi per essere eliminate dai pazienti guariti”.
“I test PCR – sottolinea Oh Myoung-don – non sono in grado di distinguere se il virus sia vivo o morto, e questo può portare a falsi positivi”.
Sono 263 le persone risultate nuovamente positive dopo essere state dichiarate guarite in Corea del Sud, tra questi 17 minorenni. I risultati del comitato hanno confermato una precedente valutazione da parte dei Korea Centers for Disease Control and Prevention secondo cui i pazienti recidivi sembrano avere poca o nessuna contagiosità. Il KCDC ha citato i risultati dei test che non sono riusciti a trovare “virus vivi” nei pazienti guariti.
La Corea del Sud mercoledì scorso ha confermato 9 nuovi casi di Coronavirus, portando il totale a 10.761, secondo i Korea Centers for Disease Control and Prevention. Il bilancio delle vittime nel Paese è di 246.
Il comitato ha escluso la riattivazione di Covid-19 come motivo di ricadute e ha affermato che non vi era quasi nessuna possibilità che si potessero verificare reinfezioni a causa degli anticorpi che i pazienti sviluppano.
“Il processo tramite cui il Covid-19 produce un nuovo virus si svolge solo nelle cellule ospiti e non si infiltra nel nucleo. Ciò significa che non causa infezione cronica o recidiva “, ha dichiarato il medico Oh.