Il conservatore che vuole combattere il “femminismo esasperato”: chi è il nuovo presidente della Corea del Sud
Yoon Suk-yeol è il nuovo presidente della Corea del Sud: 61enne conservatore e novizio della politica, ha vinto le elezioni dello scorso 9 marzo con il 46.56 per cento di voti sul presidente democratico uscente Moon Jae-in, fermo al 47,83, in una tornate elettorale dall’affluenza record (il 77% degli aventi diritto si è recato alle urne) che per molti è stato anche un referendum sulla persona di Jae-in. “Questa è una vittoria per tutto il grande popolo sudcoreano”, ha dichiarato il neo presidente a commento del risultato.
Yoon si è laureato alla Seul National University, dove si è formata l’élite del Paese, e ha servito come procuratore generale sotto Moon fino a quando non si è scontrato con l’ex presidente sullo scandalo per corruzione che ha coinvolto il governo, motivo per cui in campagna elettorale ha puntato sull’indignazione di una parte del Paese verso il precedente esecutivo. Resterà in carica cinque anni, come prevede la Costituzione, e prenderà servizio a partire dal 10 maggio.
Il suo mandato si preannuncia come un momento di svolta per la politica estera della Corea del Sud, che fino a questo momento e sotto Moon ha cercato di affiancare Washington nel contenimento della Cina senza però inimicarsi Pechino, che resta il principale partner commerciale. Ma Yoon ha già annunciato che cercherà di intensificare i rapporti con gli Stati Uniti, rafforzare la partnership trilaterale con Washington e Tokyo e unirsi alla Quadrilaterale composta da Stati Uniti, Australia, Giappone e India, cooperazione volta a contenere la Cina che potrebbe però innervosire Xi-Jinping.
Per contrastare la Corea del Nord, Yoon ha detto di voler acquistare altri sistemi missilistici dagli Usa, convinto che gli attacchi preventivi potrebbero essere l’unico modo per contrastare i nuovi missili ipersonici di Pyongyang, se questa si mostrerà pronta a lanciarli. Allo stesso tempo però vorrebbe riprendere i colloqui con Kim Jong-un e stabilire un canale di dialogo permanente a tre, tra le due Coree e gli Stati Uniti, e ampliare le consultazione con Washington sulla deterrenza nucleare: una rottura netta rispetto alla cautela sempre mantenuta da Moon.
In politica interna si prepara a contrastare l’aumento dei prezzi delle case, tema scottante su cui ha incentrato gran parte della campagna elettorale, e a portare avanti la fase di ripresa economica post Covid-19 con aiuti a imprese, ai piccoli commercianti e ai lavoratori autonomi, a cui ha già promesso di erogare sostegni in contanti per un valore pari a circa 43mila miliardi di won. Yoon ha anche detto che abbasserà le tasse su capital gain e immobili.
In campagna elettorale il neo presidente è stato spesso criticato per la sua inesperienza e per una retorica simile, per certi versi, a quella dell’ex presidente americano Donald Trump, sia per quanto riguarda l’opposizione alla Cina che per il suo approccio ai temi della disuguaglianza di genere: Yoon ha dichiarato infatti che abolirà il Ministero delle Pari opportunità dopo che i tentativi del governo uscente di appianare il gender gap – in un Paese in cui le donne sono sotto-rappresentate nei vertici della politica e delle imprese – hanno suscitato il malcontento dei giovani maschi, convinti di essere vittime di una discriminazione al contrario. Yoon è visto da molti come colui che (“finalmente”) cercherà di contrastare il “femminismo esasperato” dopo anni di dibattito sulla parità salariale nel Paese.