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COP26, secondo giorno di vertice Onu in Scozia. Greta Thunberg e gli attivisti contro le potenze mondiali

Immagine di copertina
Credit: ansa foto

COP26, secondo giorno di vertice Onu in Scozia. Greta Thunberg e gli attivisti contro le potenze mondiali

“Non hanno imparato dalla pandemia che non ci può essere pace e prosperità se un terzo del mondo letteralmente prospera e gli altri due terzi vivono sotto assedio e affrontano minacce disastrose al benessere?”. Si è chiusa ieri, lunedì 1 novembre, la prima giornata di lavori della Cop26 di Glasgow e l’intervento che più ricorderemo sarà sicuramente quello di Mia Mottley, prima ministra di Barbados, nelle Antille, America Centrale.

I lavori sono partiti tra lo scetticismo del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e la pressione del padrone di casa, il premier britannico Boris Johnson. “Siamo a un minuto dalla mezzanotte” ha affermato durante la cerimonia inaugurale di domenica. Tra i primi risultati tangibili c’è l’accordo sulla fine della deforestazione entro il 2030, con un investimento da 19,2 miliardi di dollari. “Questi grandi ecosistemi brulicanti, queste cattedrali della natura, sono i polmoni del nostro pianeta”, sottolinea il premier britannico Boris Johnson. Tra i firmatari della “Dichiarazione di Glasgow su foreste e terra” anche Jair Bolsonaro, Xi Jinping e Vladimir Putin.

“Questo è il più grande passo avanti nella protezione delle foreste del mondo da una generazione”, afferma con entusiasmo la presidenza britannica della conferenza Onu sui cambiamenti climatici. Tra i Paesi che hanno aderito all’accordo figurano – oltre a Brasile, Cina, e Russia – anche Stati Uniti, Canada e Repubblica Democratica del Congo.

Secondo la presidenza britannica, per questo progetto saranno impegnati 8,75 miliardi di sterline (circa 10,30 miliardi di euro) di fondi pubblici. Saranno inoltre mobilitati 5,3 miliardi di sterline di investimenti privati, di cui un miliardo sarà dedicato alla protezione del bacino del Congo, che ospita la seconda foresta tropicale più grande del mondo.

Oggi, martedì 2 novembre, si prosegue con la seconda giornate riservata ai leader. Mercoledì 3 novembre, invece, partono i tavoli tematici, con quello riservato alla finanza. Ora tocca agli sherpa. C’è più di una possibilità che le negoziazioni procedano oltre il 12 novembre, naturale data di scadenza della conferenza, e protrarsi a oltranza.
Nel frattempo però i manifestanti, gli attivisti, gli ambientalisti denunciano le iniziative insufficienti, rilanciando le parole di Greta Thunberg secondo cui nei palazzi del potere si continui con il solito “bla bla bla”, mai accompagnato da iniziative concrete e decise. E il suo messaggio la giovane attivista svedese lo lancia forte e chiaro puntando il dito verso la conferenza Onu sul clima di Glasgow, dove, tra l’altro, ha detto di non essere stata invitata ufficialmente: “I veri leader non sono là dentro, i veri leader siamo noi”, ha gridato alla folla ricevendo in risposta urla di sostegno dai giovani attivisti al suo seguito che, ha detto, come lei non si fidano di altre finte promesse.

Non è bastato quindi il tentativo dell’organizzazione britannica dell’evento, guidata dal premier Boris Johnson, di coinvolgere il movimento, permettendo ad alcuni attivisti invitati di parlare davanti alla platea del World Leaders Summit. Giovani delle isole Samoa, del Kenya, dall’Amazzonia hanno denunciato quello che sta accadendo nelle loro realtà: popoli che rischiano di sprofondare nel mare e altri di morire di fame e sete per carestie e siccità generate dal surriscaldamento globale.

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