Il contratto con gli americani di Donald Trump
Sicuramente il contratto, che può essere firmato dai cittadini sul sito del neo-eletto presidente, ricorderà qualcosa alla maggior parte degli elettori italiani
Nel suo ultimo discorso prima dell’Election Day, Trump ha annunciato il programma da realizzare nei primi cento giorni di presidenza per rendere l’America “Great Again” definendolo il “contratto tra Donald J. Trump e l’elettorato americano”.
Sul sito del neo-eletto presidente è possibile controfirmare online il contratto, in 18 punti, con tanto di firma in calce scannerizzata di Donald Trump.
I media anglosassoni negli ultimi giorni hanno paragonato il tycoon a Silvio Berlusconi, e sicuramente questo contratto ricorderà qualcosa alla maggior parte degli elettori italiani.
Era il 2001 quando Silvio Berlusconi, cinque giorni prima di ottenere una netta vittoria alle elezioni parlamentari, si presentò con un foglio di carta in cui elencava i cinque punti principali del suo programma e lo firmava in diretta televisiva dagli Studi di Porta a Porta. Diversamente dal contratto proposto da Donald Trump, quello di Berlusconi non poteva essere controfirmato dagli italiani.
Cosa prevede il contratto di Trump
Sei punti hanno lo scopo di eliminare la corruzione e la collusione con interessi speciali a Washington (limiti di mandato per i parlamentari e per i lobbisti).
Sette sono dedicati alla protezione dei lavoratori americani, come rinegoziare o ritirarsi dall’accordo commerciale Nafta tra Stati Uniti-Canada-Messico, rinunciare all’accordo transpacifico (Ttp) e dare mandato al segretario al Tesoro di etichettare la Cina come manipolatore valutario e revocare i limiti nell’estrazione di idrocarburi.
Cinque, infine, per ripristinare il ruolo costituzionale della legge (tra cui la sospensione dell’immigrazione dalle regioni affette dal terrorismo dove i controlli non possono essere sicuri e la possibilità di espellere gli immigrati illegali che hanno commesso crimini).
Le similitudini tra i due politici
Le similitudini tra l’ex presidente del Consiglio italiano e il neo-eletto presidente degli Stati Uniti non si fermano qui: la “discesa in campo” di Berlusconi inizialmente fu derisa dai comici e sottovalutata dai media, proprio come la candidatura del magnate newyorkese alle primarie repubblicane.
Il successo di Forza Italia, un partito liberale di destra fu garantito anche da una base elettorale che non apparteneva solamente alla destra tradizionale, ma proveniva anche dalla classe operaia e dai pensionati.
Al di là della principale similitudine, la ricchezza personale (che per entrambi ha spesso significato anche problemi con il fisco), utilizzata per finanziare le campagne elettorali, Trump e Berlusconi si sono presentati all’elettorato come outsider del sistema politico.
La strategia di comunicazione di entrambi si è fondata sulla retorica vincente dell’imprenditore di successo che riuscirà a mettere a frutto del paese la comprovata abilità negli affari.
L’abilità di avere una presenza costante sui media grazia a una personalità incontenibile e un’abilità incredibile a suscitare polemiche con dichiarazioni controverse, sessiste, omofobe o razziste senza tuttavia perdere consenso tra l’elettorato è sicuramente un altro punto in comune.
Le differenze
Certo, ci sono anche alcune differenze. Berlusconi, proprietario di reti televisive e di giornali è stato sostenuto da numerosi media durante la sua corsa per la presidenza del consiglio, mentre Trump li ha avuti quasi tutti contro.
L’aspetto principale, e politicamente fondamentale, è però un contesto storico completamente differente. Se Berlusconi nel 1994 vinse sull’onda dell’ottimismo e la voglia di cambiare, a mandare Trump alla Casa Bianca è stato soprattutto il risentimento e la rabbia degli elettori convinti che per tornare “Great Again”, gli Stati Uniti debbano andare nella direzione opposto a quella percorsa negli ultimi vent’anni.