Anche altri tre consiglieri di Trump hanno parlato con l’ambasciatore russo a Washington
Al centro di una nuova bufera anche il vicepresidente Mike Pence. Avrebbe usato la sua email privata per comunicazioni di sicurezza interna quando era governatore
Non solo l’attuale ministro statunitense della Giustizia Jeff Sessions, ma anche altri tre consiglieri del presidente Donald Trump avrebbero parlato con l’ambasciatore russo a Washington, Serghiei Kisliak.
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Secondo quanto scrive Usa Today i colloqui di due dei tre consiglieri avvennero in occasione di un seminario con vari diplomatici a margine della convention repubblicana di luglio 2016 a Cleveland.
I consiglieri accusati sono J.D. Gordon, all’epoca responsabile della campagna di Trump per la sicurezza nazionale; Carter Page, membro della commissione sicurezza nazionale; e Jared Kushner, consigliere senior e genero di Trump. Quest’ultimo avrebbe incontrato Kisliak dopo le elezioni, a dicembre 2016, insieme a Michael Flynn, dimessosi per non aver comunicato di aver discusso di sanzioni con l’ambasciatore russo.
L’incontro tra Kushner, Flynn e Kisliak è stato confermato dal governo statunitense.
“Hanno discusso in generale delle relazioni, aveva senso stabilire una linea di comunicazione”, ha detto la portavoce della Casa Bianca Hope Hicks al New York Times. “Jared ha avuto diversi incontri con nazioni straniere”, ha aggiunto specificando che da quell’incontro non si sono più rivisti.
L’attorney general Jeff Sessions, dopo le accuse riguardanti il suo incontro con l’ambasciatore russo e le omissioni su questa vicenda, ha annunciato che scriverà una lettera alla commissione Giustizia del Senato. Con questa intende fornire chiarimenti sulla sua testimonianza durante le audizioni di conferma, quando negò di aver avuto contatti con la diplomazia russa ritenendo che la domanda si riferisse solo al suo ruolo di consigliere della campagna di Trump e non a quello di senatore, nei cui panni incontrò l’ambasciatore russo.
“Non era mia intenzione fare una falsa dichiarazione”, ha affermato il ministro della Giustizia statunitense.
Il presidente degli Stati Uniti definisce le accuse a Sessions “una totale caccia alle streghe”. “Sessions è un uomo onesto e non ha fatto nulla di sbagliato. Avrebbe potuto rispondere in modo più accurato ma è chiaramente non intenzionale”, ha dichiarato Trump.
Secondo l’inquilino della Casa Bianca i democratici stanno esagerando con le accuse ai membri della sua amministrazione. I democratici avevano chiesto un chiarimento da parte di Sessions, ribadendo la richiesta di dimissioni.
Di parere simile è anche Serghiei Lavrov, ministro degli Esteri russo: “Posso ricordare una citazione fatta circolare dai media secondo cui tutto questo ricorda molto una caccia alle streghe”, ha dichiarato.
Un’altra accusa riguarda il vicepresidente Mike Pence per aver usato una email privata quando era governatore dell’Indiana, venendo poi hackerato. A rivelarlo è l’Indianapolis Star. La notizia è stata confermata dall’ufficio dello stesso vicepresidente.
Il giornale che ha diffuso queste informazioni precisa anche che le leggi dello Stato non impediscono ai dirigenti pubblici di avere una email privata, ma prevedono che tutti gli atti legati agli affari di stato siano conservati e resi disponibili al pubblico. Secondo il quotidiano, Pence usò l’account privato per discutere di questioni sensibili e di sicurezza interna.
Durante la campagna elettorale, Pence criticò la candidata democratica Hillary Clinton per l’uso di un server privato quando era segretario di Stato, sostenendo che aveva messo in pericolo la sicurezza nazionale.
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