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Il discorso di Trump, l’assedio armato, le vittime: cosa è successo al Congresso a Washington

Immagine di copertina
Un manifestante colpito da un proiettile di gomma all'esterno di Capitol Hill viene soccorso dai passanti. Credit: Ansa

Il discorso di Trump, l’assedio armato, le vittime: cosa è successo al Congresso a Washigton

Un assalto al Congresso statunitense da parte dei sostenitori di Donald Trump, ha scosso l’America in un momento delicato come quello della transizione di poteri. Quattro persone, tra cui una donna uccisa da colpi di arma da fuoco, sono morte durante le proteste e gli scontri. Il parlamento, che si era riunito per certificare la vittoria del democratico Joe Biden, ha ripreso la sua seduta dopo alcune ore, ma le scene senza precedenti sembrano destinate a lasciare un solco nella coscienza collettiva degli Stati Uniti. La protesta è scoppiata nel giorno in cui i dem hanno conquistato il Senato, con la vittoria alle elezioni in Georgia. Resta da vedere quali saranno gli sviluppi nelle prossime due settimane, il periodo che manca all’effettivo inizio della presidenza Biden: quali altri danni potrebbe provocare Trump? L’ipotesi di una sua rimozione sulla base del 25esimo emendamento è realistica? Ma ecco la ricostruzione di cosa è successo ieri, 6 gennaio 2021, al Congresso di Washington:

L’assalto al Congresso e le vittime

Le violenze sono scoppiate dopo un comizio tenuto da Trump a Washington, in cui il presidente uscente ha respinto ancora una volta la vittoria di Joe Biden, affermando: “Non ci arrendiamo, non concederemo mai la vittoria”. E ha chiesto al suo vice, Mike Pence, di “fare la cosa giusta”, vale a dire di non ratificare la vittoria di Biden nella sede del Congresso Usa.

Poche ore dopo, mentre il Congresso era riunito in assemblea plenaria a Capitol Hill per la certificazione della vittoria di Biden, i sostenitori di Trump hanno sfondato le barricate e invaso le sale interne. I manifestanti, alcuni dei quali erano armati, provavano a sfondare le porte dell’Aula, dove la discussione era appena iniziata. Nella sala hanno fatto irruzione le forze speciali e gli agenti dell’Fbi per proteggere i parlamentari, cui sono state consegnate maschere antigas per l’evacuazione.

L’edificio è stato posto in lockdown. Le forze dell’ordine che hanno risposto con gas lacrimogeni e granate stordenti al lancio di oggetti per poi sgomberare il Congresso. Senatori e rappresentanti, insieme a giornalisti e staff, sono stati portati dall’esercito in una località sicura. La sindaca di Washington Muriel Bowser ha inoltre proclamato il coprifuoco a partire dalle 18 (la mezzanotte italiana). Attorno all’edificio sono stati trovati vari ordigni esplosivi, come anche nei quartieri generali dei comitati nazionali democratici e repubblicani di Washington.

Negli scontri a Capitol Hill è morta Ashli Babbitt, una veterana dell’aeronautica di San Diego. La donna è stata colpita da un agente della polizia del Campidoglio con la sua arma di servizio. Sulla sua morte è stata aperta un’inchiesta. Il marito di Babbitt ha detto a un’emittente locale che era una grande sostenitrice di Donald Trump, come confermano anche i post pubblicati sui profili social della donna.

Altre tre persone sono morte a seguito della protesta. Il capo della polizia metropolitana di Washington Dc, Robert J. Contee, ha detto che si tratta di una donna e due uomini, “vittime di diverse emergenze mediche che ne hanno causato la morte”, ma non ha fornito ulteriori dettagli. Diverse persone sono state trasportate in ospedale per problemi cardiaci o fratture causate mentre cercavano di arrampicarsi sul Campidoglio, ma la polizia non ha precisato se siano loro le vittime. Contee ha inoltre dichiarato che in totale sono stati arrestati 52 manifestanti.

Il Campidoglio non è stato l’unico edificio governativo preso di mira. In Arizona, Georgia, Oregon e altrove, sostenitori pro-Trump hanno manifestato contro la certificazione del voto elettorale. Il segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger, che ha pubblicamente respinto le richieste di Trump di ribaltare i risultati delle elezioni, ha richiesto di essere scortato dalla polizia per lasciare il palazzo governativo.

L’appello di Trump rimosso dai social

Il presidente eletto Joe Biden aveva chiesto a Trump di intervenire in tv per fermare l’assedio e ha denunciato i fatti di Washington come “un attacco senza precedenti alla democrazia”. “Le scene di caos al Capitol non rappresentano chi siamo”, ha avvertito, “non rappresentano l’America ma solo un piccolo gruppo di estremisti”.

Trump è intervenuto pubblicando un video-appello sui social per placare la rabbia dei manifestanti, in cui tuttavia ha continuato a parlare di una “elezione rubata”. “Capisco il vostro dolore, so che state male, abbiamo avuto un’elezione che ci è stata rubata”, ha detto. “Tutti lo sanno, soprattutto l’altra parte, ma ora dovete andare a casa. Serve pace. Serve legge e ordine”.

Poche ore dopo, il video è stato rimosso da Facebook, Twitter e Youtube. “L’abbiamo rimosso perché, tutto sommato, crediamo che contribuisca alla violenza in corso, piuttosto che a ridurla”, ha scritto su Twitter Guy Rosen, il Vp Integrity di Facebook.

In un altro tweet, il tycoon ha scritto che l’assalto al Campidoglio è “il genere di cose che succedono quando una sacra vittoria elettorale a valanga viene strappata in modo così sgarbato e maligno da grandi patrioti che sono stati trattati male e ingiustamente per così tanto tempo”. Poi ha aggiunto, rivolgendosi ai manifestanti: “Andate a casa in amore e in pace. Ricordate questo giorno per sempre!”.

Dopo aver rimosso tre tweet che contenevano “ripetute e gravi violazioni” della sua politica di integrità civica, Twitter ha bloccato per 12 ore l’account del presidente. Il social ha fatto inoltre sapere di essere pronto a bloccare in modo permanente l’account di Trump se le violazioni continueranno. L’account rimarrà bloccato a meno che il tycoon non cancelli definitivamente i tre tweet ritenuti offensivi.

La ripresa della seduta del Congresso

Poco dopo la mezzanotte, la speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi ha annunciato che la seduta sarebbe ripresa nella notte. “Il vergognoso assalto alla democrazia di oggi – consacrato al più alto livello del governo”, ha scritto in un tweet, “non ci deve dissuadere dalla nostra responsabilità nei confronti della Costituzione. Questa notte, andremo avanti con la certificazione dell’elezione del presidente eletto Joe Biden”, ha aggiunto Pelosi.

Alle 20 ora locale (alle 2 del mattino del 7 gennaio in Italia), dopo che il complesso è stato messo in sicurezza, il Congresso ha ripreso la seduta sotto la presidenza di Mike Pence. “Non avete vinto, la violenza non vince mai”, ha detto Pence. Il parlamento ha quindi respinto le mozioni in cui si parlava di brogli, certificando la vittoria di Biden. Dopo l’assalto al Campidoglio peraltro diversi senatori e rappresentanti repubblicani hanno dichiarato che non avrebbero più contestato il risultato elettorale, mentre altri hanno mantenuto la propria posizione.

Le prese di posizione negli Usa

A condannare quanto accaduto a Capitol Hill sono stati quattro ex presidenti degli Stati Uniti. Barack Obama ha dichiarato che le proteste di ieri verranno ricordate come “un momento di grande disonore e vergogna” per gli Stati Uniti e ha puntato l’indice contro il Partito repubblicano e i “media di destra”, che ha accusato di aver alimentato teorie infondate in merito alle presunte frodi elettorali.

Duro anche Bill Clinton, che ha parlato dell’assalto come del risultato di una “politica velenosa” e della “proliferazione della disinformazione”, ma ha anche esortato il paese a “voltare pagina e andare avanti assieme, onorare la nostra Costituzione, e ribadire il nostro sostegno ad un governo del popolo, dal popolo e per il popolo”

Contro l’attacco si è schierato anche George W. Bush che ha definito il caos di ieri “una visione disgustosa e straziante. Le elezioni vengono contestate in questo modo in una repubblica delle banane, non nella nostra repubblica democratica”. Jimmy Carter, tramite un comunicato del Carter Center, ha descritto gli eventi di ieri come “una tragedia nazionale”, ed ha esortato i cittadini Usa a ritrovare l’unità.

Cosa succede adesso: l’ipotesi rimozione di Trump

L’insediamento di Biden alla Casa Bianca è previsto per il prossimo 20 gennaio, ma con lo scenario attuale le due settimane che separano gli Usa da quella data potrebbero essere cruciali, e il timore è che Trump possa provocare altre tensioni. Diversi deputati democratici chiedono un nuovo impeachment per Trump, ma i tempi per ottenerlo sono molto stretti.

Secondo quanto riportato dalla Cbs, a seguito dell’assalto a Capitol Hill alla Casa Bianca circola l’ipotesi di invocare il 25esimo emendamento della Costituzione americana per rimuovere Donald Trump. La norma prevede che il vicepresidente prenda i poteri nel caso il presidente muoia, si dimetta o sia rimosso dal suo incarico. La rimozione, a differenza dell’impeachment, non ha bisogno della formulazione di accuse precise e ha un procedimento più rapido.

Secondo la Cnn, anche un crescente numero di leader repubblicani inizia a ritenere che Donald Trump dovrebbe essere rimosso prima del 20 gennaio. Sono almeno quattro i repubblicani che ritengono il 25esimo emendamento la strada migliore, mentre altri due opterebbero per l’impeachment: la prova che il partito, già spaccato sulle accuse di Trump di brogli elettorali, è attraversato da una crescente frustrazione.

Intanto, come conseguenza immediata, l’assedio ha portato alle dimissioni di diversi funzionari della Casa Bianca: dalla portavoce di Melania Trump al vice portavoce della Casa Bianca. Anche il ministro dei Trasporti e il consigliere per la sicurezza Nazionale stanno valutando di lasciare.

Leggi anche: 1. Il golpe di Trump (di Luca Telese) /2. Il giorno più buio dell’America (di Giulio Gambino) /3. Come il cospirazionismo può influenzare le elezioni Usa e perché il post voto può trasformarsi in un incubo /4. La democrazia Usa cancellata per qualche ora, ma il vero sconfitto è Trump (di Giampiero Gramaglia)

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