Come mi sta bene l’hijab
L'idea di due artisti pachistani emigrati nell'Upper West side di New York per combattere l'islamofobia
Saks Afridi è un artista, direttore creativo e imprenditore nato in Pakistan che oggi vive a New York. Prima di diventare artista a tempo pieno ha lavorato con Mercedes Benz, Tic Tac e Mtv.
Ha vissuto a Dubai, in Sudafrica, in Sri Lanka, in Arabia Saudita, in Pakistan e a San Francisco. Parla inglese, arabo, pashtun e urdu. I suoi lavori sono stati pubblicati sul New York Times, Guardian, Vice, Huffington Post, Al Jazeera e altri.
Insieme alla collega Qinza Najm, anche lei pachistana emigrata nell’Upper West side di New York, hanno invitato le persone a indossare il tradizionale velo islamico per far capire loro cosa significhi indossarlo. Lo hanno fatto al DUMBO Arts Festival di Brooklyn, che si è tenuto il 27 e il 28 settembre scorsi, dove hanno chiesto ai passanti di scattarsi una selfie con indosso il velo, per condividere le foto sui social network usando l’hashtag #DamnILookGood.
Il loro obiettivo: combattere l’islamofobia per educare le persone sui diversi significati dell’hijab e per promuovere la tolleranza tra coloro i quali scelgono di indossare un abbigliamento dai significati culturali molteplici.
L’hijab è il velo usato da alcune donne musulmane per coprire il capo. L’hijab completo, che copre anche il volto lasciando scoperti solo gli occhi, è conosciuto come niqab.
Saks Afridi e Qinza Najm hanno usato il termine hijab per riferirsi volutamente in modo generico all’abbigliamento che simboleggia la modestia delle donne musulmane, sapendo bene che il velo usato per la loro performance art è conosciuto come niqab. I due artisti di origine pachistana hanno infatti usato il velo come concetto simbolico e iconico della cultura islamica
Secondo entrambi, il velo tradizionalmente indossato dalle donne musulmane è percepito in occidente come un simbolo di repressione delle donne.
“Le donne che scelgono di indossare l’hijab sono in totale controllo della loro sessualità”, dice Saks Afridi. “Per indossare il velo a New York ci vuole coraggio. Questo è un esercizio di tolleranza. Non siamo nè a favore, nè contro l’hijab, vogliamo solo far vedere ciò che si prova quando lo si indossa”.
Molte donne che hanno provato a mettersi il velo sono state entusiaste. “Mi ha aperto la mente indossarne uno. Ѐ stato come vedere il mondo attraverso gli occhi di un’altra persona”, ha detto la ragazza 25enne Erin Zeitler.
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