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Come i complottisti rendono credibili le loro teorie

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L'elemento fondamentale per diffondere un'ipotesi cospirazionista è citare un esperto o una ricerca che mette in dubbio le teorie accettate dalla comunità scientifica

Le teorie della cospirazione popolano internet da quando è nato il web. La maggior parte di queste circolano solo tra pochi utenti online e sono state create ad arte grazie a Photoshop, a una webcam e alla sfacciata mancanza di vergogna di chi le pubblica.

Ma per le più accreditate teorie cospirative è necessario ben altro: una voce che dia una parvenza di attendibilità.

Negli ultimi decenni i cospirazionisti hanno imparato come presentare in maniera credibile le proprie affermazioni. Nel film del 2005 Thank you for smoking, che racconta la storia di un lobbista americano delle aziende produttrici di sigarette, viene rappresentato il personaggio del dottor Erhardt Von Grupten Mundt, un fantomatico scienziato tedesco che dopo trent’anni di ricerca non era ancora giunto a risultati conclusivi sulla relazione tra fumo di sigarette e cancro.

La finzione rappresenta bene la realtà. Quando negli anni ’70 gli scienziati provarono che il fumo di sigarette danneggia la salute, l’industria del tabacco cercò di mettere in dubbio quelle conclusioni finanziando studi che negavano quei risultati o che ne mettevano in dubbio anche solo alcune conclusioni, allo scopo di minarne la credibilità.

Le affermazioni provenienti da fantomatici centri di studi o da cosiddetti esperti del settore creano l’illusione di un dibattito scientifico che in realtà non esiste, su temi che hanno già a loro supporto evidenze scientifiche ampiamente accettate dal mondo accademico.

Da quel momento, ogni grande compagnia dei settori industriali i cui prodotti potevano rappresentare un rischio per la salute e per l’ambiente ha cominciato a usare questo tipo di metodi per distrarre e confondere l’opinione pubblica.

Un esempio è il cosiddetto Climategate scoppiato nel 2009 e originato dal furto e dalla pubblicazione di alcune e-mail della Climate Research Unit dell’Università dell’Anglia Orientale di Norwich, in Inghilterra. La polemica, montata ad arte da politici e media vicini alle compagnie petrolifere, riguardava presunte manipolazioni di dati operate dai ricercatori per attribuire un maggior peso alle attività umane come causa dei cambiamenti climatici in corso.

Blog e media utilizzarono solo alcune e-mail e frasi da queste estratte e decontestualizzate. Da quel momento, politici, aziende del settore energetico e organizzazioni negazioniste del cambiamento climatico usarono questo caso come prova di una cospirazione mondiale per imporre limiti alle emissioni di gas nell’atmosfera allo scopo di favorire alcuni settori industriali a discapito di altri.

Massimo Pigliucci, filosofo al City College di New York e autore del libro Nonsense on Stilts: How To Tell Science from Bunk, sostiene che bisogna sempre stare attenti quando ci si trova di fronte a qualcuno con titoli come dottore o ricercatore. Per esempio il cosiddetto metodo Stamina, privo di validità scientifica, proposto per anni dalla Stamina Foundation, è stato inventato da un laureato in scienze della comunicazione, non da un medico. Anche Linus Pauling, inventore insieme a uno psichiatra di una metodologia medica alternativa, non era uno specialista laureato in medicina, ma un chimico.

Questo tipo di comunicazione che coinvolge ormai molte questioni – come i vaccini – funziona perché nasconde la verità dietro affermazioni di fantomatiche autorità e false accademie, che poi vengono riprese da social network e dai media tradizionali.

“Io lo chiamo riciclaggio di informazioni”, ha dichiarato Adam Klein, professore della Pace University, dove tiene un corso sulla propaganda. “Le cospirazioni crescono in comunità come Reddit e Twitter, che possono agire da incubatori”. Alla fine sono riprese dai media tradizionali, che saranno citati come fonti da politici e gruppi di pressione intenzionati a utilizzarle ai propri scopi, facendo assumere a queste informazioni un’aura di attendibilità agli occhi del pubblico.

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