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La Colombia e le Farc hanno firmato l’accordo di pace

Immagine di copertina

La cerimonia si è svolta a Cartagena, alla presenza del presidente Juan Manuel Santos, di Timochenko, il comandante delle Farc e migliaia di colombiani in festa

Il governo colombiano e il gruppo ribelle marxista delle Farc (Forze rivoluzionarie armate della Colombia) hanno firmato lunedì 26 settembre a Cartagena lo storico accordo di pace che mette fine a 52 anni di conflitto armato.

La cerimonia. Il comandante e leader dei ribelli, Rodrigo Londono, conosciuto con il nome di battaglia di Timochenko, si è scusato per “tutte le vittime del conflitto” ed è stato accolto tra gli applausi dalla folla in strada: “Chiedo perdono per tutte le sofferenze che abbiamo causato durante questa guerra”, ha detto.

Gli ospiti alla cerimonia erano tutti vestiti in bianco, in segno di pace. L’accordo è stato firmato con una penna fatta con il metallo di un proiettile, mentre un’orchestra suonava l’Inno alla Gioia di Beethoven.

“La Colombia, il mondo intero festeggia, perché c’è una guerra in meno nel mondo. Raggiungeremo i nostri obiettivi, supereremo le difficoltà e trasformeremo il nostro paese nella nazione che abbiamo sempre sognato”, ha detto il presidente della Colombia Juan Manuel Santos.

Infine, Timochenko ha detto che le Farc, nate nel 1964 come braccio armato del partito comunista colombiano, deporranno le armi e diventeranno una forza poilitica pacifica, come è stato deciso all’unanimità al termine del congresso di alcuni giorni fa.

“Prepariamo a disarmare i nostri cuori e rinascere in una nuova era di riconciliazione per costruire la pace”, è stato il suo appello dal palco.

Alla cerimonia hanno partecipato il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, il segretario di stato americano John Kerry e il presidente di Cuba, Raul Castro.

Kerry ha promesso al presidente Santos 400 milioni di dollari per implementare l’accordo. Gli Stati Uniti non hanno ancora rimosso le Farc dalla lista delle organizzazioni terroristiche, ma si stanno preparando a rivedere le sanzioni una volta che l’accordo di pace sarà effettivo.

Il prossimo 2 ottobre i cittadini colombiani saranno chiamati alle urne per dare il via libero definitivo all’accordo raggiunto dal governo con il gruppo ribelle marxista.

I cittadini colombiani assistono alla cerimonia (l’articolo prosegue sotto la foto)
L’accordo. Allo scattare della mezzanotte di domenica 28 agosto in Colombia era diventato effettivo il cessate il fuoco. L’intesa tra il governo e le Farc è stata firmata lo scorso 25 agosto dopo mezzo secolo di guerra civile e circa 4 anni di negoziati. In cinquant’anni gli scontri hanno causato 220mila morti, 45mila persone sono scomparse e quasi sette milioni di colombiani hanno perso le loro abitazioni.

Nel momento di massima potenza, agli inizi degli anni Duemila, le Farc avevano un’armata di 20mila miliziani e arrivarono a controllare un terzo della nazione. Adesso a combattere resta solo il più piccolo gruppo ribelle ELN, sempre di ispirazione marxista.

L’accordo, limato dalle delegazioni fino all’ultimo, è composto da sei capitoli sulla giustizia per le vittime, l’accesso alla terra ai contadini poveri, la partecipazione politica degli ex-ribelli, la lotta al traffico di droga, il disarmo e l’attuazione e monitoraggio dell’accordo stesso.

In base a quanto deciso all’Avana, le Farc cominceranno a trasferire i circa 7mila combattenti dalla giungla in campi di disarmo creati dall’Onu, per poi trasformarsi in partito politico. Le armi deposte verranno fuse per realizzare tre monumenti alla pace, mentre tribunali speciali saranno istituiti per giudicare i crimini commessi durante il conflitto: per quelli meno gravi sarà concessa l’amnistia, che invece non coprirà atrocità come massacri, torture e stupri. 

Il presidente colombiano Juan Manuel Santos, dopo aver raggiunto l’accordo di pace, ha indetto per il prossimo 2 ottobre un referendum popolare per decidere se accettare o respingere tale accordo.

Cittadini colombiani festeggiano in strada (L’articolo prosegue sotto la foto)

Il referendum. Il risultato della consultazione sarà vincolante ed entrambe le parti si sono impegnate a rispettarlo. La Corte costituzionale ha chiarito che il plebiscito sarà valido solo se verrà superata la soglia minima del 13 per cento, circa 4,3 milioni di voti, a favore del sì.

Manuel Santos non era obbligato a chiedere la ratifica dell’accordo con un plebiscito, ma fin dall’inizio dei negoziati aveva precisato che in tutti i casi sarebbero stati i cittadini colombiani ad avere l’ultima parola e ha fatto dell’accordo con le Farc il pilastro della sua presidenza.

Anche se i sondaggi danno favorito il sì, non è riuscito a generare l’entusiasmo che si attendeva tra i cittadini e l’approvazione nei suoi confronti a giugno ha toccato minimi storici del 21 per cento, anche se poi nell’ultimo mese è leggermente risalito nei sondaggi.

Reintegrare gli oltre 7mila combattenti delle Farc, molti dei quali hanno trascorso la loro vita in clandestinità nella giungla colombiana, inoltre, è un aspetto cruciale per il successo dell’accordo di pace, ma non sarà facile.

I più anziani appartengono ad un’altra epoca, conoscono a malapena internet o cosa sia uno smartphone. Ma anche per i più giovani tornare alla vita da civile potrebbe essere duro: hanno poca istruzione e sono praticamente nullatenenti.

La paura di essere uccisi, infine, è reale. Durante un precedente tentativo di accordo di pace, migliaia di guerriglieri e simpatizzanti delle Farc, vennero uccisi da gruppi paramilitari.

Due grafici sul conflitto tra la Colombia e le Farc:

 

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