Clima, la CEDU condanna la Svizzera: ha violato i diritti umani non facendo abbastanza contro il climate change
La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha condannato oggi per la prima volta uno Stato membro, la Svizzera, per violazione della Convenzione sui diritti umani, pronunciandosi a favore dell’associazione elvetica “Anziane per il clima” che aveva criticato l’inazione di Berna nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.
La Corte, che si riunisce a Strasburgo, ha stabilito che la Confederazione Elvetica ha violato i diritti dei suoi cittadini non adottando le misure necessarie a contrastare il climate change, come previsto dall’accordo di Parigi sul clima del 2015 (COP21). È la prima volta che la Cedu condanna uno Stato per inazione contro il cambiamento climatico.
Il verdetto arriva a poche ore dall’allarme lanciato dal servizio meteo dell’Unione europea Copernicus, secondo cui la temperatura media rilevata negli ultimi 12 mesi tra l’aprile 2023 e il marzo 2024 è stata la più alta mai registrata, superando il limite di +1,5° C rispetto ai livelli medi pre-industriali (tra il 1850 e il 1900) fissato dall”Accordo di Parigi del 2015 e dalla Cop26 di Glasgow del 2021.
La sentenza della Cedu contro la Svizzera
Con una maggioranza di 16 voti a 1 la Cedu ha stabilito che la Confederazione Elvetica ha violato l’articolo 8 della Convenzione sui diritti dell’uomo, che tutela il “diritto al rispetto della vita privata e familiare”. Secondo i giudici, tale norma sancisce il diritto a una tutela effettiva, da parte delle autorità statali, contro i gravi effetti dannosi causati dai cambiamenti climatici sulla vita, sulla salute, sul benessere e sulla qualità della vita delle persone.
“Per quanto riguarda la denuncia dell’associazione ricorrente diretta contro la Svizzera, la Corte rileva che il processo di definizione del relativo quadro normativo interno presentava gravi lacune, in particolare l’incapacità da parte delle autorità svizzere di quantificare, mediante un bilancio dell’anidride carbonica o in altro modo, i limiti applicabili a livello nazionale delle emissioni di gas serra”, si legge nella sentenza della Cedu.
“Inoltre, la Corte rileva che la Svizzera non ha raggiunto i suoi obiettivi passati di riduzione delle emissioni di gas serra. Le autorità svizzere non hanno agito in modo tempestivo e adeguato per elaborare e attuare la legislazione e le relative misure, in conformità con gli obblighi positivi che l’articolo 8 della Convenzione impone loro nel campo del cambiamento climatico. La Confederazione Svizzera ha quindi oltrepassato i limiti del suo margine di discrezionalità e non ha adempiuto ai suoi obblighi in materia. Vi è stata quindi violazione dell’articolo 8 della Convenzione”.
All’unanimità invece, i giudici hanno sentenziato che la Svizzera ha violato l’articolo 6 dello stesso Trattato, che tutela il “diritto a un equo processo”. Nel maggio del 2020 infatti il Tribunale federale elvetico aveva respinto il ricorso presentato dalle “Anziane per il clima” stabilendo che questo gruppo di popolazione non viene colpito di più dalle conseguenze del cambiamento climatico rispetto ad altri.
Così l’associazione, che conta 2.500 donne svizzere con un’età media di 73 anni, ha presentato il caso alla Cedu insieme a quattro ricorsi individuali. La Corte ha ritenuto che l’associazione fosse legittimata ad agire in giudizio a nome di chi si dice minacciato dal cambiamento climatico ma ha rigettato le richieste dei quattro ricorrenti individuali, ritenendo che questi non potessero soddisfare i criteri relativi allo status di vittime.
Nelle stesse ore però la Cedu si è pronunciata anche su altri due casi, entrambi dichiarati inammissibili, relativi al climate change. La Corte ha respinto infatti la richiesta dell’ex sindaco ecologista della località francese di Grande-Synthe, che chiedeva di condannare Parigi per inattività nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, e il ricorso di sei studenti portoghesi che volevano obbligare gli Stati rispettare gli obblighi assunti in materia di tutela del clima.