La classifica dei 10 film del 2018
Dai cartoni animati ai documentari, le pellicole che hanno reso unica l'annata
Sono 2.562 i film usciti in Italia nel 2018. Dalle commedie alle pellicole drammatiche, dai biopic ai documentari, nella battaglia tra gli esercenti delle sale e le piattaforme di streaming – Netflix e Amazon, per fare degli esempi – a vincere è sempre il cinema. Di qualità.
Dunque, scegliere i titoli che – nel bene o nel male – hanno dato un volto al 2018 non è stata un’impresa facile. Ma ecco la classifica dei 10 film secondo TPI.
1. “L’isola dei cani” di Wes Anderson
Inconsueto per un film d’animazione salire sul podio delle migliori pellicole dell’anno. Eppure l’ultima creazione di Wes Anderson, rigorosamente in stop motion, ha conquistato il primo posto grazie al senso della storia raccontata. Alla base di tutto c’è una trama molto semplice: in Giappone un ragazzino va alla ricerca del suo cane sparito (rapito) e portato su un’isola colma di rifiuti, dove vivono tanti randagi malati.
Ma Anderson, con la solita accuratezza, delicatezza e ironia che lo contraddistinguono, tocca diverse tematiche attuali: dai vaccini ai regimi totalitari fino all’ambientalismo e all’amore per gli animali. Una favola “oscura”, necessaria, per smuovere gli animi.
C’è ancora mistero, anche se molto in questo 2018 è stato svelato, sulla morte di Stefano Cucchi. Un fatto di cronaca – o meglio, un caso giudiziario – avvenuto quasi dieci anni fa e che riempie ancora le pagine dei giornali. Cremonini, con questo film sull’ultima settimana di vita del giovane romano, ha voluto trasformare le parole contenute negli atti della giustizia in immagini.
Ma a sorprendere di più in questa pellicola è l’assenza, sul piano visivo, della violenza. Una violenza, invece, percepita negli sguardi, nei movimenti, nei discorsi. L’interpretazione di Alessandro Borghi, nei panni di Stefano, è da brividi.
L’ultimo lungometraggio di Cuarón, vincitore del Leone d’oro alla 75esima Mostra del cinema di Venezia, è a dir poco “genuino”. Roma è la storia di un quartiere – in Messico – ma soprattutto di una donna e di come affronta la maternità negli anni Settanta: Cleo (Yalitza Aparicio) è umile, coraggiosa e con una storia simile a tante altre nel mondo. Eppure unica per la sua intensità.
Bianco e nero di una brillantezza accecante, panoramiche da capogiro. Per il regista di Gravity un Oscar è già nel taschino.
Tutti conosco Margot Robbie, attrice australiana, per essere stata la moglie di Leonardo DiCaprio in The wolf of Wall Street. Ma la Robbie ha dato il meglio di sé – e lo farà ancora – in Tonya, la pellicola che mediante vari punti di vista narra la storia complessa e controversa di Tonya Harding, stella del pattinaggio sul ghiaccio.
Tra finziona e realtà, l’interprete ricostruisce con efficacia maniacale l’immagine di una delle sportive più discusse negli ultimi anni a causa degli scandali da cui è stata travolta.
La differenza tra Freddie Mercury e Rami Malek? Nessuna, almeno nel biopic Bohemian Rhapsody. Se è vero che la voce del frontman dei Queen non ha eguali – la performace di Malek è comunque ottima – la somiglianza fisica è impressionante.
Anche il pubblico italiano ha premiato il film diretto da Singer incoronandolo come la pellicola più vista nell’anno. Emozionante rivedere i primi 15 anni della rock band sul grande schermo.
Quando Nanni Moretti torna al cinema è sempre una garanzia. In Santiago, Italia il regista illustra i mesi successivi al colpo di Stato in Cile del 1973 con uno stile documentaristico e giornalistico, arricchito da un pizzico di sarcasmo tutto “morettiano”.
Filmati d’archivio e interviste testimoniano la rilevanza dell’ambasciata italiana a Santiago del Cile: un corpo della diplomazia che diede rifugio a decine di oppositori di Augusto Pinochet e che consentì loro di arrivare in Italia.
Ancora Italia e ancora un fatto di cronaca. Questa volta a ispirare il film di Matteo Garrone, Dogman, è il “delitto del Canaro”, l’omicidio del pugile Giancarlo Ricci compiuto da Pietro De Negri nel 1988 a Roma. Il vero assassinio è solo uno spunto, ma la storia intrinseca di violenza ha messo in mostra le capacità attoriali di un interprete poco conosciuto fino a poco tempo fa, Marcello Fonte.
Il realismo di Garrone, comunque, ha fatto sì che la pellicola fosse selezionata in Italia per rappresentare il Paese nella corsa agli Oscar.
Negli Stati Uniti, nel 2018, si sono svolte le elezioni di metà mandato. A ridosso dell’evento – che ha avuto una grossa copertura mediatica – il documentarista Michael Moore è tornato a puntare il dito contro il presidente Donald Trump. Il film, però, non è solo un atto di accusa verso il tycoon, ma anche una denuncia sulle questioni legate alle armi e all’inquinamento.
Moore non risparmia, con pungente ironia, neanche il Partito democratico, il “vero” responsabile della vittoria di Trump.
A quasi 50 anni dalla missione “Apollo 11”, Neil Armstrong è di nuovo al centro della scena. Questa volta grazie a First man, pellicola firmata da Damien Chazelle, regista di La la land.
Il film, seppur basato sull’autobiografia ufficiale del primo uomo sulla Luna scritta da James R. Hansen, è carente dal punto di vista della sceneggiatura. Buona l’interpretazione di Ryan Gosling – ma lontanta da quella in La la land – e, soprattutto, eccezionali la fotografia di Linus Sandgren e il montaggio di Tom Cross che, per un attimo, fanno credere allo spettatore di trovarsi davvero nello spazio.
10. “Suspiria” di Luca Guadagnino
Confrontarsi con i maestri del cinema non è facile. Guadagnino lo sa bene e lo ha fatto di recente con Suspiria, omonimo riadattamento del capolavoro di Dario Argento. Dal primo gennaio 2019 in sala, la pellicola non riesce a superare l’originale anche se costumi, colori e musiche rendono comunque il film audace.