La Cina censura South Park e gli autori della serie rispondono: “Lunga vita al grande Partito comunista cinese”
La Cina censura South Park e gli autori della serie rispondono: “Lunga vita al grande partito Comunista Cinese”
South Park è stato censurato in Cina perché considerato “offensivo”. L’episodio che ha suscitato i malumori del governo cinese è “Band in China” in cui si fa una satira della piaggeria di Hollywood nei confronti della Cina, i prodotti cinematografici secondo gli autori del cartone animato sarebbero sempre “troppo” attenti a non offendere la sensibilità del partito comunista cinese.
La censura della Cina nei confronti di South Park non è stata affatto morbida: sono state cancellate le clip dell’episodio che si trovavano online, i post sui social che riguardavano la puntata e persino le pagine dei gruppi di fan.
I due ideatori della serie animata Matt Stone e Trey Parker hanno replicato alla notizia con un messaggio su Twitter: “Queste sono scuse ufficiali alla Cina da parte di Matt Stone e Trey Parker. Come l’NBA diamo il benvenuto ai censori cinesi nelle nostre case e nei nostri cuori. Amiamo troppo il denaro, più della libertà e della democrazia. Xi non assomiglia affatto a Winnie the Pooh. Sintonizzati sul nostro episodio numero trecento questo mercoledì alle 10! Lunga vita al Partito comunista cinese, che il raccolto di quest’anno possa essere abbondante! Cina, adesso è tutto sistemato?”, hanno scritto.
Il riferimento ironico all’NBA allude a un episodio dei giorni scorsi. Il general manager degli Houston Rockets Daryl Morey ha espresso su Twitter il suo sostegno alle proteste anti-governative di Hong Kong e la Cina non l’ha presa affatto bene.
Nei giorni scorsi la tv statale cinese Cctv ha annullato la messa in onda delle partite dell’NBA e i Rockets hanno perso i principali finanziatori cinesi. L’incidente diplomatico è costato caro alla squadra e per questo motivo il manager dei Rockets il 7 ottobre ha pubblicato un nuovo Tweet di scuse in cui ha chiarito che non intendeva risultare offensivo: “Col mio tweet non volevo offendere i fan dei Rockets e i miei amici in Cina. Stavo semplicemente esprimendo un pensiero, basato sull’interpretazione di una vicenda controversa. Da quando ho pubblicato quel tweet ho avuto l’opportunità di considerare e ascoltare nuove prospettive”.
Il grave danno economico sembra aver fatto ricredere il manager: “Ho sempre apprezzato il grande supporto dei nostri fan cinesi e quello degli sponsor e spero che chi si è sentito offeso dalle mie parole sappia che si tratta di un equivoco e che non era nelle mie intenzioni. I tweet sono comunque una mia responsabilità e non c’è alcun coinvolgimento dei Rockets o dell’NBA”, ha aggiunto.
Gli autori di South Park nel loro messaggio hanno quindi lanciato una stoccata ironica all’NBA, alludendo al fatto che per denaro hanno in qualche modo “ritrattato” il loro supporto ai valori democratici. La seconda allusione a Winnie the Pooh, riguarda invece il presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping. Il segretario del Partito Comunista è stato paragonato al tenero orsetto in almeno due occasioni. Durante l’incontro con Barack Obama nel 2017 era circolato un accostamento fotografico dei due, paragonati Tigger e Winnie.
Nel 2014 Xi Jinping era stato invece paragonato a Winnie in occasione del meeting ufficiale con il primo ministro giapponese Shinzo Abe, accostato all’asinello di pezza Ih-Oh.
I celebri ideatori di South Park fingono dunque pentimento nel loro messaggio, adulando in maniera ironica il presidente cinese e ribadendo che non assomiglia affatto al dolce orsetto del cartone animato.