Cina, approvata la riforma della Costituzione: Xi Jinping sarà presidente a vita
La Cina ha approvato l'eliminazione dalla Costituzione del limite del doppio mandato per il presidente della Repubblica Popolare Cinese, una riforma che permetterà all'attuale capo dello stato Xi Jinping di rimanere presidente a vita
La Cina ha approvato l’eliminazione dalla Costituzione del limite del doppio mandato per il presidente della Repubblica Popolare Cinese, una riforma che permetterà all’attuale capo dello stato Xi Jinping di rimanere presidente a vita.
La riforma costituzionale è stata approvata domenica 11 marzo 2018 dall’Assemblea Nazionale del Popolo cinese. Come prevedibile, la riforma è passata con un voto schiacciante: 2.958 delegati hanno votato a favore dell’eliminazione del doppio mandato, tre si sono astenuti e due hanno votato contro.
Il limite del doppio mandato presidenziale era in vigore in Cina dagli anni Novanta.
Xi Jinping, presidente a vita
Xi Jinping, 65 anni, è alla guida della Repubblica Popolare Cinese dal marzo 2013. Il prossimo aprile inizierà il suo secondo mandato da presidente, che scadrà nel 2023. Ora, con l’approvazione della riforma costituzionale, potrà di fatto rimanere al potere in modo permanente.
Nel corso del suo primo mandato, Xi Jinping ha consolidato in modo drastico il potere intorno a sé, epurando e incarcerando molti potenti nemici: il potere eterno ottenuto con la modifica della Costituzione sarebbe dunque visto come l’unico modo per impedire ai rivali vendicativi di condannarlo a un destino simile.
Xi Jinping, peraltro, non è solo presidente della Repubblica Popolare, ma ricopre anche le cariche di segretario generale del Partito Comunista Cinese, rinnovata nell’ottobre scorso, e di presidente della Commissione Militare Centrale, l’organo di vertice delle Forze Armate.
Già i suoi due predecessori, Jiang Zemin e Hu Jintao, accumulavano tutte e tre le cariche. Ma Xi ha qualcosa in più. La sua filosofia politica, il cosiddetto “pensiero di Xi Jinping”, lo scorso ottobre è stata inserita nella Costituzione del Partito Comunista cinese.
L’aspetto più importante da tenere a mente è che con l’approvazione della riforma costituzionale, l’ideologia di Xi Jinping sul Socialismo con caratteristiche cinesi entra ufficialmente a far parte della Costituzione cinese. Un culto del potere simile solo a quello ottenuto dal fondatore della Repubblica Popolare Cinese, Mao Zedong.
Il 28 febbraio il Dipartimento Nazionale di Statistica della Repubblica Popolare Cinese ha pubblicato gli ultimi dati sull’economia cinese. Il Pil del Dragone cinese, pari ad oltre 13mila miliardi di dollari, viene confermato in crescita del 6,9 per cento rispetto all’anno precedente.
Xi e il potere in Cina
Nella gerarchia dei poteri cinese la leadership del Partito e delle Forze armate sono prevalenti rispetto alla presidenza della Repubblica. Ma è solo grazie alla carica presidenziale che Xi in questi cinque anni si è affermato su scala mondiale come leader della Cina.
Un aspetto, questo, al quale il presidente ha dimostrato di tenere molto, come dimostrano i 28 viaggi all’estero compiuti nel corso del suo primo mandato, che lo hanno portato a visitare più di 50 Paesi. Nessuno dei suoi predecessori aveva viaggiato così tanto fuori dalla Cina.
Uno dei progetti su cui Xi ha puntato maggiormente è quello della “Belt and Road”, la realizzazione di una nuova Via della Seta: un moderno sistema di infrastrutture connesse via terra e via mare per avvicinare tra loro Cina ed Europa.
Secondo alcuni commentatori, il presidente mira a diventare imperatore a vita. La sua attività politica, del resto, è stata sempre improntata alle grandi ambizioni.
Quando nel 2012 diventò segretario generale del Partito Comunista Xi promise di riportare che avrebbe riportato la Cina al suo legittimo posto, e cioè al centro degli affari mondiali. Nel 2017 il presidente ha salutato l’avvento di “una nuova era” di potenza globale cinese.
Ma questa interpretazione non è condivisa da tutti gli osservatori. Secondo altri commentatori, infatti, X i vorrebbe prolungare la sua permanenza al potere esclusivamente per ragioni di politica interna.