Le polizia cinese reprime nel sangue le proteste degli abitanti di Wukan
Nella notte centinaia di poliziotti hanno fatto irruzione nel villaggio, con proiettili di gomma e gas lacrimogeni. Almeno una decina di persone sono state arrestate
Le autorità cinesi hanno represso una protesta nel villaggio di Wukan. Nella notte centinaia di poliziotti hanno fatto irruzione nel villaggio, con proiettili di gomma e gas lacrimogeni. Almeno una decina di persone sono state arrestate. Wukan adesso è sotto il controllo della polizia.
Le proteste sono nate in seguito all’incarcerazione di Lin Zuluan, eletto capo del villaggio dal 2012, con l’accusa corruzione. Secondo i suoi sostenitori il processo sarebbe una farsa, architettato per rimuoverlo dal suo ufficio. Zuluan aveva confessato i suoi presunti crimini in tv, ma secondo i suoi sostenitori si tratta di una confessione estorta con la forza.
Gli abitanti di Wukan hanno iniziato a inviare foto e video ai media in cui vengono mostrate le irruzioni della polizia in assetto anti-sommossa nelle case e altre scene di residenti feriti per strada. Tredici persone sono state arrestate per disturbo dell’ordine pubblico.
La polizia ha diramato l’avvertimento che chiunque sarà sorpreso a protestare, dovrà affrontare conseguenze legali.
Wukan è considerata un raro modello di democrazia cinese. Nel settembre 2011 sono scoppiate una serie di violente proteste durate almeno due mesi contro il sequestro e la vendita delle terre degli abitanti del villaggio da parte delle autorità.
Nel tentativo di arginare mesi di proteste, il governo aveva permesso loro di tenere le elezioni per un nuovo capo villaggio, che sono state vinte da Lin Zuluan.
Nei primi mesi del 2016, Zuluan ha iniziato a chiedere con insistenza un adeguato risarcimento per la terra espropriata. Nel mese di giugno è stato però arrestato e accusato di aver accettato tangenti. L’8 settembre è stato condannato a tre anni di galera con una multa di 400.000 yuan (circa 53mila euro), scatenando le proteste.