La Cina impone nuove limitazioni alle Ong straniere
Pechino ha approvato una controversa legge che restringe la libertà d'azione delle Ong in nome degli interessi nazionali e della stabilità sociale
Il parlamento cinese ha approvato una controversa legge che governa le organizzazioni non governative (Ong) e le loro attività, ha riferito giovedì 28 aprile 2016 l’agenzia di stampa statale Xinhua.
Amnesty International ha aspramente criticato la legge, che concede ampi poteri alle autorità deputate alla sicurezza interna.
L’amministrazione del presidente Xi Jinping ha promosso una serie di provvedimenti, tra cui anche una legge anti-terrorismo e una proposta di legge sulla cyber-sicurezza, che fanno parte di un giro di vite sul dissenso.
La normativa, che entrerà in vigore il primo gennaio 2017, conferisce alla polizia ampi poteri discrezionali per interrogare gli operatori delle Ong, monitorare le loro finanze, chiuderne uffici e regolarne il loro lavoro.
Bozze precedenti della legge in questione erano state criticate dalle Ong e da alcuni governi stranieri, che l’hanno definita troppo vaga nella sua definizione delle azioni che costituiscono una minaccia agli interessi nazionali.
Inoltre, sostengono che limiti le attività dei gruppi in difesa dei diritti umani e dell’ambiente, oltre che quelle di organizzazioni economiche e del mondo accademico.
L’ambiguità notata nelle bozze precedenti della legge permane anche nella versione appena passata, e i funzionari incaricati di parlare con i giornalisti riguardo le implicazioni della normativa non hanno fornito esempi specifici di azioni intraprese dalle Ong che potrebbero costituire una violazione della norma stessa.
“Se alcune delle Ong straniere, che portano alto il vessillo della cooperazione e dello scambio, entrano in Cina per dedicarsi ad attività illecite o commettere atti criminali, il nostro ministero per la Pubblica Sicurezza deve impedirglielo e comminare le pene previste”, ha dichiarato Guo Linmao, un funzionario del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo.
La legge include anche complicati requisiti di registrazione per le Ong straniere che, secondo i detrattori, hanno la funzione di soffocare lo spazio di manovra delle organizzazioni stesse.
Amnesty International ha commentato la legge come completamente sbagliata. “Le autorità, e in particolare la polizia, hanno praticamente un potere senza freni di controllare le Ong, limitarne le attività e, di conseguenza, di soffocare la società civile”, ha dichiarato William Nee un ricercatore di Amnesty International.
L’ambasciata tedesca a Pechino ha detto che la legge adotta alcuni cambiamenti positivi inclusa la cancellazione di una clausola sulla scadenza delle licenze di registrazione. Ma ha aggiunto che nel complesso risulta ancora troppo restrittiva.
“La legge continua a focalizzarsi sulla sicurezza e stabilisce molti requisiti in termini di permessi e documentazione, nonché norme che limitano le attività”, ha dichiarato la rappresentanza diplomatica di Berlino.
I funzionari cinesi hanno dichiarato che la Cina accoglie le Ong che si conformano alla legge, ma intende punire quelle che mettono in pericolo gli interessi di sicurezza del paese e la stabilità sociale, senza però precisarli.
“Userò un’espressione colloquiale”, ha detto il funzionario cinese Guo. “Se siete in pericolo, rivolgetevi alla polizia per ottenere aiuto. Se non avete infranto la legge, di cosa avete paura?”