La Cina cancella la vittoria di Chloé Zhao agli Oscar: la stampa non dà la notizia e i post social sono censurati
La regista Chloé Zhao ha fatto la storia diventando la prima donna asiatica a vincere un Oscar come miglior regista per il suo film Nomadland e la seconda donna in assoluto a vincere il premio. Ma in Cina, dove Zhao è nata e dove ha vissuto fino all’età di 14 anni, la sua vittoria non è stata celebrata. I media statali cinesi non hanno riportato la notizia dell’Oscar. E nessuna menzione della sua vittoria è stata fatta su CCTV e Xinhua, i due organi d’informazione ufficiali del regime. Lo riporta da Pechino Associated Press.
Non è stata nemmeno trasmessa la cerimonia degli Academy Awards di ieri sera in Cina. Il Washington Post ricorda che è la prima volta dal 2003, che l’emittente statale CCTV non manda in onda gli Oscar. E per la prima volta in 50 anni la cerimonia degli Oscar non è stata trasmessa nemmeno a Hong Kong, che è sotto il crescente controllo di Pechino. La tv della ex colonia britannica la trasmette tutti gli anni a partire dal 1969. Pare infatti che la Cina non abbia preso bene la candidatura del documentario Do Not Split, sulle proteste a Hong Kong nell’estate 2019, girato dal regista norvegese Anders Hammer. Né le autorità cinesi né gli Academy Awards hanno confermato che il divieto di trasmissione era dovuto al documentario o a Nomadland, e l’emittente principale di Hong Kong ha affermato che la decisione di non mandarlo in onda quest’anno è legata a “motivi commerciali”.
Non solo non è stata trasmessa la cerimonia, anche i post sull’argomento pubblicati sui social media sono stati censurati. Un post che annunciava la vittoria di Chloé Zhao sulla rivista cinematografica Watch Movies, che ha oltre 14 milioni di follower sul popolare portale cinese Weibo, sarebbe stato censurato poche ore dopo la sua comparsa questo lunedì mattina. Stessa sorte per l’hashtag ‘”Chloe Zhao vince come miglior regista”, bloccato sulla piattaforma, con gli utenti che hanno ricevuto un messaggio di errore: “In conformità con le leggi e i regolamenti pertinenti, la pagina non è stata trovata”.
Sempre secondo quanto riporta AP, alcuni utenti avrebbero provato a aggirare la censura ricorrendo all’uso di “zt” per postare su Zhao, utilizzando le iniziali del suo nome completo in cinese, Zhou Ting. Ma digitando il nome di Zhou in cinese su Weibo sarebbero comparsi solo post non correlati dall’inizio di aprile. La ricerca della parola “Oscar” porta solo a post ufficiali delle ambasciate della Corea del Sud e degli Stati Uniti.
Anche l‘app Douban, molto popolare tra gli appassionati di cinema in Cina, ha oscurato le ricerche di “Nomadland” e “Zhao Ting” e il risultato è lo stesso messaggio di errore: “I risultati della ricerca non possono essere visualizzati in conformità con le leggi e i regolamenti pertinenti”. Sulla stessa app in diversi thread di discussione su Zhao sono stati cancellati i commenti. È stato eliminato anche un articolo su WeChat, la più grande app di messaggistica del paese.
Eppure fino al mese scorso la regista Chloé Zhao è stata elogiata dalla Cina. Fino a marzo, infatti, la incensavano per la vittoria ai Golden Globe. A inizio marzo il giornale cinese Global Times ancora elogiava Zhao definendola “l’orgoglio della Cina“. Ma in pochi giorni la cineasta è diventata il bersaglio di un’intensa attività di trolling online ed è stata accusata di “diffamare la Cina“, dopo che sui social è riemersa una sua vecchia intervista del 2013 rilasciata alla rivista Filmmaker, dove la regista, raccontando la sua adolescenza in Cina, criticava il suo Paese d’origine definendolo “un luogo di bugie“. Negli ultimi giorni ogni riferimento al suo film Nomadland in Cina era stato cancellato. Anche gli orari degli spettacoli al cinema per Nomadland, la cui uscita nelle sale era prevista per la fine di aprile, sono stati rimossi dai principali siti web di biglietteria.
Il South China Morning Post, a Hong Kong, ha scelto invece di dare ampio spazio alla vittoria della regista Zhao descrivendo anche l’operazione di censura in corso nel continente cinese.
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