La Cina ha cambiato il nome di un fiume: troppo arabo
Il fiume Aiyi ricordava la parola araba ayishah e il partito comunista ha scelto un nome ritenuto più adatto alla cultura del paese
Il governo della regione cinese di Ningxia ha cambiato il nome di un suo fiume nel tentativo di sostenere la cultura tradizionale e liberare la regione autonoma delle influenze della religione musulmana.
Aiyi, il vecchio nome cinese del fiume nella zona nord-occidentale della Cina, ricorda infatti la parola araba “ayishah”, ha spiegato Wang Genming, ricercatrice presso l’istituto Ningxia dell’Università di studi sugli hui, la minoranza musulmana che costituisce il 36 per cento della popolazione della regione.
Ayishah era anche il nome di una delle mogli del profeta Maometto, ha aggiunto Wang intervistata dal Global Times.
Il governo di Ningxia ha quindi deciso di cambiare il nome del fiume in “Diannong” dopo aver valutato una serie d proposte avanzate dagli esperti locali, secondo quanto riportato dal sito web di notizie del quotidiano Ningxia, che cita l’ufficio per gli affari civili delle regione.
“Diannong” deriva dal vecchio nome della dinastia Han che regnò dal 206 a.C. al 220 d.C. e che aveva scelto come sua capitale la città che attualmente porta il nome di Yinchuan.
Il fiume ha origine nella contea di Yongning, si estende per 180 chilometri e attraversa sei contee prima di confluire nel fiume Giallo vicino alla città di Shizuishan.
Un professore di studi etnici alla Minzu University of China di Pechino ha commentato positivamente la decisione del governo locale di cambiare il nome del fiume.
“La mossa si inserisce nella più ampia politica cinese che mira ad adattare le religioni alla società socialista, nonché alla storia e alla cultura locali”, ha dichiarato Xiong Kunxin al Global Times.
Shen Guiping, un’esperta di religione dell’Istituto centrale del socialismo, ha dichiarato che “il fiume Diannong può meglio trasmettere lo spirito della cultura tradizionale cinese e risalire alla storia”.
Prima del fiume, la politica del cambio di nome era stata applicata anche a strade, quartieri e ristoranti per “riflettere meglio la cultura cinese”.