Usa, minacce di morte a Christine Ford, la donna che ha accusato di stupro il giudice Kavanaugh
La donna, fanno sapere i suoi legali, non vuole testimoniare in Congresso se non sarà prima aperta un'indagine dell'Fbi
Christine Blasely Ford, la professoressa dell’Università di Palo Alto che ha accusato il giudice Brett Kavanaugh di aver tentato di violentarla mentre erano al liceo negli anni Ottanta, è stata minacciata di morte e costretta a lasciare la sua abitazione.
La donna, rendono noti i suoi avvocati, non vuole testimoniare in Congresso se non sarà aperta un’indagine dell’Fbi.
Kavanaugh, il giudice ultraconservatore nominato dal presidente Donald Trump per la Corte Suprema e in attesa di conferma da parte del Senato Usa, ha respinto tutte le accuse.
In una lettera inviata al presidente della commissione Giustizia del Senato Chuck Grassley, gli avvocati spiegano come le minacce siano state rivolte anche ai familiari della Ford, ora costretta a nascondersi.
“Nelle 36 ore successive alla pubblicazione del suo nome, la professoressa Ford ha ricevuto tanto sostegno dalla sua comunità e da altri cittadini della nazione ma, allo stesso tempo, si sono materializzate le sue peggiori paure”, hanno denunciato i legali.
“È stata bersaglio di violenti attacchi e anche di minacce di morte. Come conseguenza la sua famiglia è stata costretta a trasferirsi in un’altra abitazione”.
Gli avvocati hanno segnalato al Congresso che la Ford non è nelle condizioni di testimoniare fino a quando non sarà aperta un’inchiesta formale da parte dell’Fbi sul caso.
Trump, che difende Kavanaugh, ha reso nota l’intenzione di non volere ordinare al Bureau di indagare e Grassley ha risposto che “non c’è alcun motivo per rinviare la testimonianza” della Ford.
“Mentre la vita della professoressa Ford è stata messa sotto sopra”, si legge nella missiva dei suoi legali a Grassley, “tu e il tuo staff avete fissato un’audizione pubblica per una testimonianza allo stesso tavolo del giudice Kavanaugh, per rivivere questo traumatico e straziante incidente davanti a due dozzine di senatori Usa, sulla tv nazionale”.
L’audizione, organizzata nel giro di pochi giorni, si presenta come “un interrogatorio da parte di senatori che hanno già deciso che lei si è sbagliata e si è confusa” quando nessuna vittima di violenza sessuale “dovrebbe venire sottoposta ad un simile incubo”, si legge nella lettera.