La Chiesa luterana di Svezia non userà più termini maschili per riferirsi a Dio
Dal 20 maggio 2018 le parole maschili “Signore” e “Lui” non saranno più utilizzate nelle messe officiate dai sacerdoti della Chiesa di Svezia. Una decisione contestata da molti
La Chiesa luterana di Svezia non userà più le parole “Signore” e “Lui” per riferirsi a Dio.
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La decisione di non utilizzare più termini maschili per indicare la massima entità religiosa è arrivata giovedì 23 novembre, al termine di un’assemblea durata otto giorni tra i 251 esponenti più importanti della Chiesa evangelica-luterana nazionale che ha aggiornato alcuni aspetti inerenti gli inni, la liturgia e il linguaggio da adottare nelle messe officiate dai sacerdoti.
Le modifiche introdotte, discusse dal clero svedese per oltre 30 anni, entreranno in vigore il 20 maggio 2018, in occasione della festa cristiana della Pentecoste.
La Chiesa di Svezia ha la sua sede ufficiale a Uppsala, la quarta città svedese per popolazione, e conta poco più di sei milioni di fedeli in un paese di dieci milioni di abitanti.
A capo della Chiesa di Svezia c’è una donna, l’arcivescova Antje Jackelén, che ha motivato così la scelta di non utilizzare più termini maschili per parlare di Dio: “A livello teologico sappiamo che Dio è al di sopra di determinazioni di genere. Questo perché non è umano.”
La vera e propria rivoluzione annunciata dalla Chiesa svedese è stata accolta da forti critiche.
Christer Pahlmblad, professore associato di teologia alla Sweden’s Lund University, ha detto al giornale danese “Kristeligt Dagblad” che l’abbandono dei termini “Signore” e “Lui” “rappresenta un danno alla dottrina della Trinità e a tutta la comunità religiosa”, i cui rapporti con i cristiani di altre Chiese potrebbero adesso incrinarsi.
“Non credo sia saggio da parte dei rappresentanti della Chiesa di Svezia farsi conoscere come coloro che non rispettano le tradizioni teologiche comuni”, ha aggiunto Pahlmblad.