La storia di Chico Forti, l’italiano condannato negli Stati Uniti per omicidio
Chico Forti: la sua storia, cosa è successo
Chico Forti, l’italiano condannato all’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike, che si trova da vent’anni in un carcere di massima sicurezza in Florida (Stati Uniti), torna in Italia. L’uomo che, nonostante la lunghissima detenzione, non ha mai smesso di gridare al mondo la sua innocenza, torna in Italia. Ad annunciarlo oggi, mercoledì 23 dicembre, è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, con un post pubblicato sul suo profilo Facebook. “Ho una bellissima notizia da darvi: Chico Forti tornerà in Italia. L’ho appena comunicato alla famiglia e ho informato il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio. Il Governatore della Florida ha infatti accolto l’istanza di Chico di avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo e di essere trasferito in Italia”.
La storia di Chico Forti
In Italia si è tornati a parlare del caso di Enrico “Chico” Forti, il velista e produttore televisivo italiano che negli anni ’90 ha fatto fortuna negli Stati Uniti fino al 15 febbraio del 1998, quando viene arrestato per l’omicidio di Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale Forti stava acquistando il Pikes Hotel.
Dal 2000, anno in cui la giuria lo ha ritenuto colpevole “oltre ogni ragionevole dubbio” e condannato al carcere a vita, Chico si è sempre ritenuto innocente e sono tanti i dubbi che negli ultimi vent’anni hanno accompagnato la vicenda giudiziaria del cittadino italiano.
A far riaccendere i riflettori sulla vicenda ci hanno pensato Le Iene che hanno trattato il tema con una serie di servizi che ricostruiscono tutta la storia. Secondo la ricostruzione del programma Mediaset sono tantissimi i dubbi in merito a tutta la vicenda. Dubbi e incongruenze che fanno pensare a un caso di malagiustizia piuttosto evidente e clamoroso che ha costretto Chico Forti a scontare, ad oggi, vent’anni dietro le sbarre del Dade Correctional Institution di Florida City, un carcere di massima sicurezza.
Le prove a suo carico, a detta di diversi esperti, sia italiani sia americani, ai quali è stato chiesto un parere dal programma di Italia 1 carte alla mano, sono traballanti. Molto traballanti.
E l’Italia? Inerme. Il nostro Paese, in tutto questo tempo, infatti non è riuscito ad ottenere una revisione del processo, che negli Stati Uniti è ammessa solo in caso emergano prove nuove, non considerate durante l’udienza che ha portato alla condanna.
E pensare che perfino i familiari della vittima, dopo anni di silenzio, sono usciti allo scoperto dichiarando apertamente le loro perplessità circa la colpevolezza di Forti. Tony Pike (il padre della vittima), prima della sua morte, disse di cominciare a credere all’estraneità di Chico Forti e che a mentire fosse stato Thomas Knott (cittadino tedesco poi condannato per una truffa ai danni di Tony Pike). Dubbi condivisi anche dall’altro figlio, Bradley: “Le mie sensazioni dicono che Enrico Forti è stato manipolato ed è stato il capro espiatorio”, ha detto a Le Iene.
A gettare ulteriori ombre sul caso è stato anche un uomo che sostiene di aver conosciuto Thomas Knott, che gli avrebbe rivelato tutta un’altra verità sull’omicidio di Dale Pike: “Naturalmente è una mia convinzione, che deriva dall’aver conosciuto Thomas Knott a giugno del 2011 a Montecarlo. Diceva di aver capacità diverse da quelle di noi italiani e di esser riuscito con una sola mossa a fare un favore a se stesso, a un amico e a una autorità giudiziaria di Miami – le sue parole a Le Iene -. Mimava una pistola, lo scarrellamento e il colpo”.
A gettare ulteriori dubbi su Knott la testimonianza della ex moglie, Chaive Mesmer. “Mentiva su quello che aveva fatto e su dov’era”. Knott infatti, sebbene sembra potesse essere un sospettato più credibile di Chico Forti per l’omicidio di Dale Pike, aveva un alibi di ferro: una cena a casa sua, da cui secondo molti testimoni non si sarebbe mai allontanato. “Ha mentito alla polizia sulla notte dell’omicidio. È andato via con qualcuno e poi è tornato da solo. Un uomo, non ricordo il suo nome. Era tedesco, aveva i baffi, un uomo di mezza età un po’ più basso di Thomas. È stato via quasi due ore. Non ho mai parlato con nessuno come sto parlando con te”. Parole pesantissime che la donna sarebbe disposta a pronunciare nuovamente davanti a un giudice.
A gettare le ombre più grandi sul verdetto è stata però Veronica Lee, una delle giurate che decisero per la colpevolezza di Chico. “Tutto il processo è stato una cazzata”, ha detto la donna a Le Iene. “Molte informazioni non sono arrivate in quel tribunale. Ricordo anche di essere stata bullizzata dagli altri giurati perché credevo ci fosse un ragionevole dubbio”.
“Mi sono sentita così male quando sono rientrata in aula per dare il verdetto. Non riuscivo neanche a guardarlo negli occhi. Mi sentivo come se l’avessi completamente deluso. Se ci fossero state più persone a pensarla come me, che erano più forti, lui non sarebbe lì adesso. Nessuno voleva ascoltarmi. Sono una madre adesso, non riesco a immaginarmi i suoi bambini stare senza il loro padre. Mi sento così male per lui, deve essere così difficile”.
Caso Chico Forti: i vip dalla parte di Chico e la politica
Sono numerosi gli italiani illustri che negli ultimi anni hanno messo la faccia chiedendo al governo italiano un intervento diplomatico riguardo la situazione di Chico Forti. Personaggi del mondo dello spettacolo come Fiorello, Jovanotti, Red Ronnie e Marco Mazzoli con tutta la squadra dello Zoo di 105.
E la politica? Nel 2012 Ferdinando Imposimato, all’epoca suo legale italiano, e la criminologa Roberta Bruzzone hanno presentato un report all’allora Ministro degli Esteri Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, ma senza ottenere azioni significative che andassero oltre una pubblica manifestazione di vicinanza. Stesso discorso per il ministro successivo, Emma Bonino, che dichiarò l’interesse nei confronti della vicenda.
Ora sulla vicenda è intervenuto il Movimento 5 Stelle, uno dei due partiti al Governo, che ha organizzato una conferenza stampa alla Camera per parlare specificatamente della questione. “Quello che faremo nei prossimi mesi sarà questo: incontrare possibilmente il governatore della Florida e i rappresentanti diplomatici americani e chiedere la grazia”, le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.
Il messaggio di Chico Forti a Luigi Di Maio
Chico Forti ha quindi risposto all’iniziativa del M5S con un messaggio inviato direttamente al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dove ci tiene ad evidenziare il “credito” che l’Italia ha nei confronti degli Stati Uniti, con un riferimento non esplicito ma evidente al caso Amanda Knox.
“Onorevole Di Maio, anzi Luigi, visto che già ti considero un amico, tu hai già diritto di richiedere la commutazione di sentenza – le parole di Forti -. Abbiamo rilasciato vari cittadini americani inclusi in Italia con sentenze equiparate alla mia. Richieste esaudite in tempi ristretti. Perché io non posso ricevere lo stesso trattamento? Ho passato vent’anni in catene per un delitto che non ho commesso”.
“Ciò che voglio è tornare in Italia, vivere il resto della mia vita da libero cittadino – ha proseguito Chico -. Ciò che chiedo è giustizia. Una giustizia che mi è stata negata spudoratamente dal Paese che si proclama leader dei diritti umani”.
“È rincuorante – prosegue l’italiano rivolgendosi al Ministro Di Maio – sapere che state collaborando per la mia causa uniti, indipendentemente dalle ideologie politiche. Senza il vostro intervento terminerò i miei giorni in un sacco nero, senza lapide. Io accetterò la deportazione e il veto a rientrare negli Stati Uniti. Lo accetterò perché non ho altra scelta. Sono agli sgoccioli di una riserva che ritenevo inesauribile. Sono stanco”.
Chico Forti: la biografia
Chico Forti, pseudonimo di Enrico Forti, nasce a Trento l’8 febbraio del 1959. È un velista e produttore televisivo italiano. Ha partecipato a sei mondiali e due europei di windsurf e vinto il Campionato italiano di vela, classe catamarano DART (1990).
Vive a Trento fino al conseguimento della maturità scientifica nel 1978 e in seguito si trasferisce a Verona per frequentare Istituto Superiore di Educazione Fisica I.S.E.F.. Nel 1990 partecipa a Telemike e vince una cifra importante tramite alcune competizioni di windsurf, grazie alla quale nel 1992 si trasferisce negli Stati Uniti.
Sposa Heather Crane con la quale ha tre figli Savannah Sky (1994), Jenna Bleu (1996) e Francesco Luce (1998).
Un incidente automobilistico interrompe la carriera agonistica di windsurfing nel 1987. Dopo una lunga convalescenza, inizia la sua attività di produttore di filmati di sport estremi (windsurf, snowboard, surf, skateboarding, moto d’acqua, sci nautico a piedi nudi, wakeboard, kitesurfing) e di collaboratore nell’ideazione e nello sviluppo di materiali per lo sport del windsurfing. Scrive numerosi articoli su riviste specializzate di sport velici e nel 1989 diventa capoeditore di Windsurf Italia. Promuove il World Festival on the Beach di Mondello per il rinomato club velico Albaria collaborando con Vincenzo Baglione, l’immagine olimpica del windsurf italiano.
Nel 1990 crea la casa di produzione Hang Loose che trasmette su SuperChannel e successivamente su ESPN. Il programma Hang Loose con la sua specializzazione in sport estremi crea le premesse per la nascita degli Extreme Games, all’apertura dei quali Chico partecipa come ospite d’onore.
Nel settembre 1997 esce “Il sorriso della medusa”, il documentario da lui realizzato sull’omicidio di Gianni Versace e soprattutto sulla figura del suo assassino, Andrew Cunanan, che potrebbe in qualche modo essere collegato alla condanna per omicidio comminata a Chico Forti nel 2000 ritenuto responsabile dell’uccisione di Dale Pike. Forti si è sempre dichiarato innocente e vittima di un errore giudiziario.