Chi è Jeremy Corbyn, il leader dei laburisti britannici
Nel settembre del 2016 è stato riconfermato alla guida del partito con ampio margine sullo sfidante Owen Smith, ottenendo il 62 per cento delle preferenze
Oggi, 8 giugno 2017, si terranno le elezioni nel Regno Unito. I principali partiti, quello conservatore e quello laburista, si sfidano per assumere la guida della Gran Bretagna durante il traumatico passaggio di Brexit. Ecco il profilo del leader dei laburisti
Chi è lo sfidante della premier britannica, Jeremy Corbyn?
Eletto leader del partito laburista nel 2015 dopo la sconfitta nelle elezioni del 7 maggio, vinte dai conservatori di David Cameron e le dimissioni di Ed Milliband, Jeremy Corbyn è nato a Chippenham, nel sudovest dell’Inghilterra, nel 1949.
Dopo aver lavorato al sindacato dei lavoratori tessili, nel 1983 il Labour Party lo candidò deputato nel collegio elettorale di Islington North, un quartiere della zona settentrionale di Londra.
Da allora è membro della Camera dei Comuni e da 32 anni continua a occupare quel seggio. Da parlamentare fu presto etichettato come uno dei più estremisti del Labour, nonché membro del Socialist Campaign Group, un’organizzazione che rappresenta l’area più a sinistra del suo partito.
Nel 2001 si oppose all’intervento militare britannico in Afghanistan al fianco degli Stati Uniti in seguito agli attentati dell’11 settembre e fu tra i fondatori del gruppo di attivisti pacifisti Stop the War.
Negli anni successivi, Corbyn ha continuato a opporsi all’invio di truppe britanniche in missioni militari all’estero, come la guerra in Iraq del 2003 o l’intervento aereo in Libia nel 2011 ed ha manifestato la propria contrarietà anche al recente intervento aereo britannico contro l’Isis in Iraq.
Nel 2010, dopo la sconfitta del laburista Gordon Brown, il Regno Unito tornò a essere governato dai conservatori e dal premier David Cameron. Il Labour scelse quindi come nuovo leader David Milliband che, sconfitto nel maggio 2015 di nuovo da Cameron, ha abbandonato la guida del partito.
Corbyn si definisce socialista. Il suo programma politico contrasta con le politiche di austerità europee, che più volte ha attaccato nei suoi discorsi e che definisce insostenibili, sia dal punto di vista politico, che dal punto di vista economico per tutto il Regno Unito.
In Medio Oriente, invece, è un sostenitore dell’indipendenza dello stato palestinese. Ha ricevuto inoltre numerose critiche per aver chiamato “amici” i membri del partito armato libanese di religione sciita degli Hezbollah durante un intervento televisivo.
Il 28 giugno 2016, in seguito alla vittoria del leave al referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea, Corbyn ha subito una mozione di sfiducia non vincolante approvata da 172 parlamentari del suo Partito, pari all’81 per cento del totale.
Ha rifiutato di dimettersi e, nel settembre dello stesso anno, è stato riconfermato alla guida del partito con ampio margine sullo sfidante Owen Smith, ottenendo il 62 per cento delle preferenze.
Nel maggio del 2017 ha presentato il suo programma, “Ai tanti, non ai pochi”, che prevede un vasto piano di nazionalizzazioni nel settore dei trasporti (ferrovie e linee di autobus) e dell’energia.