Chi è Abu Bakr Al-Baghdadi, leader dell’Isis
Dopo 5 anni di silenzio, il 29 aprile 2019 l’Isis ha rilasciato un nuovo video del leader Abu Bakr al-Baghdadi.
Nel filmato, il primo dopo il sermone pronunciato il 2014 a Mosul, il Califfo torna a parlare ai suoi seguaci, riconoscendo la sconfitta dello Stato islamico dopo la riconquista del villaggio di Baghouz, in Siria, da parte delle forze curdo-arabe.
Il leader dello Stato islamico è stato spesso dato per morto in questi ultimi anni.
Il 15 giugno 2017 il ministero della Difesa russo aveva comunicato di averlo probabilmente ucciso in un raid aereo del 28 maggio in un quartiere a sud di Raqqa, in Siria, ma la notizia non era mai stata confermata in modo definitivo.
Non era tra l’altro la prima volta che circolavano voci sulla presunta morte del “Califfo” dell’Isis, la cui ultima apparizione pubblica risaliva per l’appunto a un video del 2014. Il suo ultimo messaggio audio invece risaliva al 2 novembre 2016.
L’apparizione del 23 agosto 2018
Il sospetto che al Baghdadi fosse ancora vivo si era già avuto nell’agosto del 2018, quando era stato diffuso un messaggio su Telegram in cui il Califfo aveva lanciato una nuova chiamata alla “jihad” ai suoi seguaci
Non si era mai capito se la registrazione fosse o meno recente, ma il video di aprile 2019 sembra fugare ogni dubbio.
“Se i fedeli abbandonano la religione e la jihad contro il nemico, vanno colpiti”, avrebbe annunciato al-Baghdadi nel messaggio della durata di 54 minuti.
Qualche settimana prima i media iracheni lo davano per clinicamente morto e sostituito da un jihadista tunisino.
“Coloro che mantengono la fede trionferanno. L’unico modo di dar prova di questa fede è la lotta”.
Nel 2015, quando ormai era da tempo alla guida dell’Isis, le Nazioni Unite lo hanno definito “nemico numero uno”. Solo una decina di anni prima, al-Baghdadi era prigioniero in un carcere statunitense in Iraq.
Abu Bakr al-Baghdadi è un nome da battaglia. Il suo vero nome è Ibrahim Awed Ibrahim Ali al-Badri al-Samarrai (o semplicemente Ibrahim al-Badri). Nato a Samarra, in Iraq, nel 1971, al-Baghdadi si trasferisce a Baghdad all’età di 18 anni.
Consegue un dottorato in studi islamici e frequenta la moschea di Tobchi, un quartiere povero della capitale irachena dove convivono sciiti e sunniti.
Tra il 1996 e il 2000 vive in Afghanistan. Alcuni credono che fosse già un jihadista militante durante il regime di Saddam Hussein. Altri suggeriscono che si sia radicalizzato durante i quattro anni in cui è stato rinchiuso a Camp Bucca, una struttura statunitense nel sud dell’Iraq dove sono stati detenuti molti comandanti di al-Qaeda. Nel 2009, quando la prigione di Camp Bucca chiude, al-Baghdadi viene rilasciato.
Quando il 18 aprile del 2010 l’allora capo dello Stato islamico dell’Iraq, Abu Omar al-Baghdadi, viene ucciso, i vertici dell’organizzazione lo nominano responsabile del gruppo.
Il 16 maggio 2010 Abu Bakr al-Baghdadi annuncia la sua alleanza con al Qaeda, guidata da Ayman al Zawahiri, medico egiziano subentrato alla morte di Osama bin Laden.
Non passa molto tuttavia prima che al-Baghdadi cominci a sfidare l’autorità del capo di al Qaeda. Con l’inasprirsi della guerra siriana e con il ritiro di gran parte delle truppe di Bashar al-Assad dal nord e dall’est della Siria, gli uomini di Baghdadi conquistano facilmente Raqqa e poi Mosul tra il 2013 e il 2014. Le milizie sotto la sua guida saccheggiano case, assaltano banche ed eseguono esecuzioni sommarie.
Ad aprile del 2013 intanto Baghdadi – su cui gli Usa hanno messo una taglia di 25 milioni di dollari – rompe definitivamente con al Qaida.
Nel 2016 una coalizione internazionale a guida statunitense lancia due distinte offensive per riprendere il controllo delle città di Mosul e Raqqa, rispettivamente le roccaforti dell’Isis in Iraq e in Siria.
Da quel momento iniziano ad inseguirsi diverse notizie su al-Baghdadi e sulla sua sorte, mentre lo Stato islamico continua a perdere progressivamente terreno fino alla sua sconfitta definitiva il 21 marzo 2019, giorno in cui le Forze democratiche siriane riprendono il controllo di Baghouz in Siria.