Una coppia di gay ceceni è stata arrestata in Russia e rimpatriata con la forza: “Rischiano la vita”
Cecenia, due uomini gay fuggiti rimandati indietro dalla polizia russa
Due uomini gay ceceni, fuggiti in Russia dopo essere stati presumibilmente torturati, sono stati rimpatriati in Cecenia con la forza. Ora sono in “pericolo di vita“. È l’allarme lanciato dalla comunità Lgbt russa la quale ha denunciato che Salekh Magamadov e Ismail Isayev sono stati arrestati e restituiti dalla polizia russa.
Secondo quanto riporta la Bbc il gruppo ha spiegato di aver aiutato i due uomini a fuggire in Russia lo scorso anno per evitare l’arresto da parte della polizia cecena, ufficialmente per aver gestito un canale Telegram dell’opposizione. I due hanno poi denunciato di essere stati torturati e costretti a registrare un video di scuse. Ora la comunità Lgbt russa afferma che sono stati arrestati giovedì scorso dalla polizia russa nel loro appartamento a Nizhny Novgorod, 450 km a est di Mosca, e rimpatriati con la forza alle autorità della Cecenia dove i gay e le altre minoranze sessuali sono sottoposte a persecuzioni sistematiche. Non è chiaro il motivo per cui siano stati arrestati.
Il leader autoritario della regione, Ramzan Kadyrov, ha sempre negato le accuse di detenzioni illegali e violazioni dei diritti umani. Nonostante le smentite ufficiali, sono moltissime le persone che si sono fatte avanti denunciando di essere state torturate dalle autorità a causa del proprio orientamento sessuale.
“Molte persone Lgbt sono ancora traumatizzate dalla purga del 2017, in cui decine di gay vennero sequestrati, torturati e anche uccisi. La notizia che le autorità hanno ripreso la persecuzione è agghiacciante”, ha dichiarato Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale. Qui avevamo raccontato cosa stava succedendo agli omosessuali nel 2017.
Qui un’intensa testimonianza raccolta da TPI: “Vi racconto perché mi hanno arrestato in Russia e cosa sta succedendo ai gay in Cecenia”.Nel febbraio 2017 le autorità cecene avevano lanciato una campagna contro gli omosessuali del paese, con circa 100 arresti. A far luce per primi sulla vicenda sono stati il giornale russo Novaya Gazeta e alcune organizzazioni per la tutela dei diritti umani.
Numerosissime le testimonianze di uomini ceceni che raccontavano di essere stati rinchiusi dalle forze dell’ordine in strutture di detenzione informali e sottoposti a torture di diversi tipi. Il clima di paura e il timore di ritorsioni impedì alle vittime di confessare i soprusi subiti agli investigatori.
Il 26 maggio Human rights watch ha pubblicato un rapporto per documentare le purghe cecene. Nessuno è stato perseguito per le atrocità commesse contro la comunità Lgbtq, né le autorità hanno mai collaborato alle inchieste avviate per far luce sulle cosiddette “purghe”.
Le autorità cecene negano le torture e la repressione, sostenendo che è impossibile che gli omosessuali vengano arrestati semplicemente perché non esistono gay in Cecenia. In un’intervista su Hbo, il presidente della Repubblica Cecena, rispondendo alle accuse, aveva detto: “Questo è un nonsense. Non abbiamo quel genere di persone qui. Non ci sono gay. Se ci fossero, portateli in Canada. Lode a Allah”. I gay in Cecenia sono considerati diabolici, non umani.