I genitori tedeschi devono distruggere Cayla, la bambola che spia i loro bambini
Un ente di monitoraggio tedesco ha chiesto ai genitori di distruggere il giocattolo, in quanto potrebbe essere hackerato per rubare dati personali
Un ente di monitoraggio tedesco ha chiesto alle famiglie che sono in possesso di un tipo di bambola, chiamata My Friend Cayla, di distruggerla. La motivazione è che il giocattolo potrebbe essere utilizzato da alcuni hacker per spiare i bambini.
La bambola è dotata infatti di un dispositivo Bluetooth non ritenuto sicuro dall’ente tedesco, in quanto potrebbe essere hackerato per rubare dati personali, ascoltare le conversazioni e parlare ai bambini.
Sul suo sito, Cayla è descritta come “la prima bambola interattiva del mondo”. È in grado di rispondere alle domande accedendo al web e chiede informazioni personali come il nome del minore, la scuola che frequenta, i nomi dei genitori e la città natale.
È stata l’agenzia federale chiamata tedesca chiamata “Bundesnetzagentur”, un ufficio che si occupa anche di elettricità, gas, telecomunicazioni, posta e autostrade, a raccomandare ai genitori di distruggerla.
Un portavoce dell’ente ha detto al quotidiano Süddeutsche Zeitung che la bambola celava un “sistema nascosto di trasmissione”, vietato dalla legge tedesca.
La compagnia che produce la bambola si chiama Genesis Toys e nel 2016 è stata citata in giudizio di fronte alla Free Trade Commission da un gruppo di consumatori statunitensi. Questi sostengono che Cayla raccolga illecitamente dati dai bambini e li trasmetta a una società chiamata Nuance Communications, autrice dell’applicazione che accompagna il giocattolo.
Una preoccupazione simile riguarda anche il robot intelligente i-Que, creato dalla stessa Genesis Toys. La società non ha commentato la decisione dell’agenzia tedesca.
“Alcune ricerche mostrano che collegando un cellulare alla bambola attraverso l’insicura connessione Bluetooth e chiamando quel telefono con un secondo cellulare, si riesce sia a parlare sia ad ascoltare le conversazioni raccolte da My Friend Cayla e i-Que”, si legge nel ricorso alla Free Trade Commission.
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