Caso Kuciak: il tribunale perde le prove delle truffe del sospetto mandante
Tutte le falle della giustizia slovacca in relazione alle inchieste del giornalista ucciso lo scorso 22 febbraio
Di Antonio Papaleo dalla Bulgaria – Le evidenze documentali su un’appropriazione indebita milionaria nella quale sarebbe implicato l’imprenditore slovacco Marian Kočner, sarebbero scomparse dagli archivi del tribunale nel quale erano custodite.
La gravissima sparizione degli incartamenti è stata rivelata dal collega Adam Valček del quotidiano SME, secondo il quale è ancora impossibile precisare le esatte circostanze del fatto perché la magistratura starebbe cercando di minimizzare l’accaduto.
Il caso Technopol era stato riaperto dalle inchieste del giornalista investigativo slovacco Ján Kuciak, ucciso a soli 27 anni insieme alla fidanzata nella sua casa a Velka Maca, una località dell’ovest della Slovacchia, il 22 febbraio 2018.
Kuciak si era sempre interessato da vicino agli affari sporchi di Kočner, che proprio per questo è uno dei principali sospettati come possibile mandante del suo omicidio.
La disputa per il controllo di più di venti milioni di dollari di beni ammassati negli anni dall’azienda privata Technopol si è già trascinata per diversi gradi di giudizio, e alcuni articoli scritti dal giornalista avevano portato la vicenda all’attenzione del grande pubblico.
Secondo Kuciak, il vorticoso giro di affari col quale la proprietà era stata svuotata dei suoi beni era riconducibile ad una serie di prestanomi di Kočner, noto per essere stato incluso nella lista di personalità in odore di mafia poste sotto investigazione dalla polizia slovacca.
Non è invece stato un giornalista ma l’avvocato Daniel Lipšic, già ministro della giustizia del governo di Mikuláš Dzurinda, ad evidenziare come la rete di protezione stesa intorno a Kočner comprendesse anche due giudici compiacenti della corte distrettuale di Bratislava I, da lui denunciati per atti contrari agli interessi d’ufficio.
Secondo Lipšic “questa denuncia penale può essere collegata al grave reato dell’omicidio di Ján Kuciak e Martina Kušnířova, poiché il giornalista si è dedicato attivamente alla cosiddetta mafia giudiziaria”.
Per capire bene la vicenda occorre infatti rileggere la storia attraverso la ricostruzione elaborata da Kuciak nei dodici mesi precedenti alla sua morte.
Il prototipo di locomotiva che costa 83 milioni di euro
La Technopol Servis era una grande azienda, la cui maggioranza azionaria era detenuta da società anonime registrate in Delaware e a Londra, e la cui amministrazione era affidata al suo storico dirigente: Pavel Pávek.
Tre anni fa il matrimonio di Pávek si incrina, minando anche il suo effettivo controllo sulle attività.
La moglie Denisa sottrae da una cassaforte del marito le azioni al portatore delle società veicolo, di cui si intesta le proprietà attivando le procedure legali per alienarle irrevocabilmente.
Il trasferimento dei beni è però sospeso quando la polizia la accusa di appropriazione indebita per la sottrazione dei titoli e di riciclaggio di denaro sporco, per aver tentato di vendere le proprietà a terzi.
Un nuovo colpo di scena accade l’anno seguente quando, mentre Pavek è in vacanza in Thailandia, un consiglio di amministrazione convocato a sua insaputa innesca una catena di azioni legali che consente nell’arco di pochi giorni una nuova girandola di trasferimenti di proprietà.
Secondo la ricostruzione operata da Kuciak, ad aiutare Denisa sono questa volta l’imprenditore Joseph Dučák e l’avvocato Andrej Sabik, grazie ai quali la Technopol passa alla Vertica, che la cede alla Reality Fond di Petr Horváth.
Sulla vicenda, negli anni, la giustizia slovacca si è già pronunciata in maniera controversa, prima per mezzo del giudice Emilia Szullová, poi per bocca del giudice Miriam Repáková.
Secondo Zuzana Petková, una collega slovacca che ha seguito la vicenda sin dai suoi albori, il giudice Miriam Repáková ha già assunto decisioni discutibili in almeno un caso relativo a risibili rivalse finanziarie promosse da società fiduciarie estere.
Il caso in questione è quello della controversia tra la ŽSR – Železnice Slovenskej republiky, le Ferrovie della Repubblica slovacca e una azienda privata, la Martinská mechatronická, che avrebbe dovuto sviluppare per suo conto un nuovo prototipo di locomotiva da realizzare in 98 esemplari qualora il prototipo avesse superato il collaudo.
Nel 2007 Martinská mechatronická è stata acquisita da una “scatola cinese” cipriota, la Lancillon di Limassol che ha chiamato in giudizio la ŽSR per non avere onorato il contratto provocandole un danno stimato in 83 milioni di euro.
Il processo, nella quale la Lancillon era rappresentata dall’avvocato Juraj Krišťák, insieme al quale la Repáková aveva lavorato per la WA Services prima di diventare giudice, si è concluso con una sentenza che attribuiva alla controparte cipriota una compensazione finanziaria da 51,7 milioni di euro.
La sentenza era poi stata revocata in appello ma la Lacillon ha trasferito i suoi eventuali danni ad una nuova scatola cinese, la Stäfeli Investments, una società registrata in Deleware. Il suo avvocato, guarda caso, è l’ex marito del giudice Dušan Repák.
Sull’onda delle rivelazioni pubbliche di Kuciak e nonostante l’assenza di esiti nelle precedenti investigazioni degli organi di polizia giudiziaria, il procuratore dello stato aveva quindi deciso di rinviare a giudizio Dučák, Šabík ed Horvath, due funzionari della corte distrettuale e il giudice Miriam Repáková salvo poi scoprire, probabilmente solo pochi giorni fa, che di quasi tutti i documenti originali, indispensabili a dirimere la vicenda, non ci sono più tracce.
La relazione di Kočner col caso Technopol
Kuciak riteneva che Kočner fosse l’ideatore di tutta una serie di schemi truffaldini, incluso quello che mirava a defraudare la Technopol basandosi anche sul fatto che tutti i protagonisti degli scandali fossero personalmente legati al discusso imprenditore.
Presumendo che nessuno potesse scoprire il bonifico di 500mila euro ricevuto sul suo conto personale della Technopol service, Kočner aveva inizialmente definito i collegamenti tracciati da Kuciak come il frutto di una fantasia schizoide.
Costretto a restituire la somma, Kočner avrebbe iniziato a minacciare telefonicamente Kuciak, come denunciato senza esito alcuno dal giornalista alla polizia pochi mesi prima di essere ucciso.
Non è ancora dato sapere se davvero Kočner abbia commissionato l’omicidio di Kuciak, ma certamente ha pagato l’ex agente segreto e giornalista Péter Tóth (che lo ha spontaneamente raccontato nei giorni scorsi agli investigatori) per scoprire se Ján e altri colleghi della stampa slovacca avessero degli scheletri nell’armadio.