Huawei sfida Trump e Google: “Abbiamo un’alternativa ad Android”
Caso Huawei | Huawei non si arrende. Il giorno dopo la messa al bando di Google, la società cinese rilancia la sfida al gigante della Silicon Valley e alla Casa Bianca, dicendosi determinata a reagire e a trasformare quello che viene considerato come un “tradimento” in una opportunità di crescita.
Il colosso cinese delle telecomunicazioni ha dovuto reagire alla lista nera del commercio dell’amministrazione Trump in cui è finiro: Google ha bloccato gli aggiornamenti del sistema operativo Android per i dispositivi dell’azienda, i produttori di chip e microchip (Intel, Qualcomm, Xilinx, Broadcom) hanno congelato le loro forniture.
“Gli Stati Uniti sottovalutano le nostre capacità”, è l’avvertimento lanciato dal fondatore di Huawei, Ren Zhengfei, assicurando come “la società è in grado di continuare a fornire prodotti e servizi” e come “le sanzioni statunitensi non danneggeranno il core business aziendale”.
Cosa hanno in mente? La società cinese è pronta a tirare fuori dal cassetto il piano B a cui con lungimiranza lavora da tempo, almeno dal 2012: quello di un sistema operativo tutto suo, alternativo ad Android. E poco importa se l’amministrazione statunitense nelle ultime ore ha fatto una parziale retromarcia, concedendo una tregua di 90 giorni, fino al 19 agosto, per bloccare definitivamente la fornitura di beni e servizi al colosso di Shenzhen.
Riuscirà Huawei a uscire da questo buco nero?