Perché il caldo in India uccide così tante persone
Nelle ultime due settimane di maggio oltre 2mila persone sono morte a causa dell'ondata di caldo in India
Un anno fa, nel giugno del 2014, c’era un uomo intento a raccogliere rifiuti dai quartieri più eleganti di Nuova Delhi per riciclarli, nell’area dove, tra le altre cose, ci sono gli uffici di The Economist.
Apparentemente in buona salute, il kure-wallah – il commerciante di rifiuti – raccoglieva abitualmente cartoni, vecchi giornali e altra spazzatura, ammucchiandola nel retro di un risciò. Lavorava di giorno, pedalando tra le abitazioni, anche durante il periodo pre-monsonico, quando le temperature all’ombra raggiungevano regolarmente i 44 gradi centigradi.
Nel bel mezzo di una giornata particolarmente calda, mentre era intento a risalire una strada trafficata con il suo risciò stracarico di rifiuti, ebbe un collasso e morì. Era poco più che ventenne.
L’India, in questi giorni, si trova nuovamente a dover affrontare l’ondata di caldo annuale. Nelle ultime due settimane di maggio, oltre 2mila persone sono morte a causa delle temperature elevate.
A Delhi l’asfalto si è liquefatto in diverse strade. Gli anziani e gli invalidi, come sempre, sono i più vulnerabili, ma in generale chiunque lavori in condizioni estreme può soccombere in seguito a colpi di calore o altri malori, i cui effetti sono aggravati dalla disidratazione o lo sfinimento.
Nell’Andhra Pradesh, uno stato federale dell’India centro-orientale, sarebbero morte più di 850 persone. Si dice che ogni anno almeno un centinaio di persone muoia a causa del caldo. Quest’anno è andata anche peggio.
(Nella foto qui sotto: l‘asfalto liquefatto in una strada di Nuova Delhi, a causa dell’ondata di caldo. Credit: Epa)
Ma perché le ondate di caldo in India sono così letali?
Statistiche attendibili sono impossibili da reperire e i servizi giornalistici della stampa indiana non sono del tutto affidabili. Quasi sicuramente, il bilancio dei morti è molto più alto di quanto riportato.
Un paragone può essere fatto con l’ondata di calore che nel 2003 colpì 16 Paesi dell’Europa occidentale, in particolare la Francia, dove per sette giorni ci furono temperature superiori ai 40 gradi centigradi.
Secondo uno studio basato sui tassi medi di mortalità negli anni precedenti, le elevate temperature del 2003 causarono 70mila morti premature. I più vulnerabili furono gli anziani.
L’India ha una popolazione ben quattro volte superiore a quella di quei Paesi europei, e le temperature hanno superato di gran lunga i 40 gradi centigradi.
Inoltre, moltissimi impieghi – dalla raccolta dei rifiuti alla pulizia delle strade, dall’agricoltura all’edilizia – sono svolti dall’uomo e non dalle macchine. Anche la povertà e la qualità delle abitazioni al di sotto degli standard contribuiscono ad aggravare gli effetti delle temperature estreme (anche le ondate di freddo nel nord dell’India mietono molte vittime).
L’India ha una popolazione molto più giovane di quella europea, con un’età media di soli 26 anni, e i suoi abitanti sono più abituati a far fronte al caldo, data l’elevata temperatura media che caratterizza le sue estati. Eppure ci sono buone ragioni per supporre che il caldo intenso causerà la morte di altre migliaia di persone quest’estate.
Man mano che gli indiani diventeranno più ricchi, dovrebbero essere sempre più in grado di proteggersi dal caldo. Tuttavia, anche lo sviluppo del Paese sarà fonte di nuovi problemi.
La crescita economica va di pari passo con l’urbanizzazione. Il fenomeno delle isole di calore è sotto gli occhi di tutti in India: le grandi città immagazzinano il calore del giorno nell’asfalto e negli edifici. Il calore è rilasciato anche dai veicoli, sempre più numerosi.
Per questo, secondo i racconti degli abitanti, sembra che le città di notte conservino più calore rispetto ai villaggi, e questo fa sì che i loro abitanti siano costretti a sopportare di continuo temperature più elevate.
Inoltre anche i cambiamenti ambientali possono complicare le cose. Le cause risiedono in fattori sia di carattere locale (come l’inquinamento atmosferico, la deforestazione o la scarsità di acqua) sia di carattere globale (come il cambiamento climatico).
Alla fine, a riportare un po’ di sollievo arriverà la stagione dei monsoni, nei mesi di giugno o luglio, a seconda di dove ci si trovi in India. Ad ogni modo, se i cambiamenti climatici dovessero interferire con il ciclo dei monsoni, l’India, anche qualora fosse molto più ricca, avrà difficoltà ad adattarsi.