Il Burundi rischia una nuova guerra civile
L’aumento delle violenze e la situazione di stallo politico stanno mettendo a repentaglio la pace nel Paese
Il Burundi sarebbe teatro di un forte aumento delle violazioni dei diritti umani, tra cui torture, esecuzioni extragiudiziali, arresti arbitrari, detenzioni illegali e altre forme di trattamento inumano e degradante.
Per questo motivo il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha invitato tutti i gruppi in lotta a intraprendere un dialogo per evitare che nel Paese ritorni la guerra civile.
Il presidente del Consiglio di sicurezza, lo spagnolo Román Oyarzun Marchesi, ha sottolineato la necessità di deporre le armi e di salvaguardare gli accordi di pace di Arusha dell’agosto del 2000.
I disordini seguono la rielezione, avvenuta a luglio, del presidente Pierre Nkurunziza. L’opposizione accusa Nkurunziza di aver infranto, ricandidandosi per un terzo mandato, il trattato di pace che mise fine nel 2006 alla guerra civile durata 13 anni.
Il Consiglio di sicurezza ha condannato tutte le violazioni dei diritti umani e gli atti di violenza illecita compiuti sia dalle forze di sicurezza, sia dagli altri gruppi illegalmente armati.
A causa dell’instabilità politica e del peggioramento della situazione umanitaria, più di 200mila cittadini del Burundi hanno lasciato il paese.