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Home » Esteri

Quattro bufale circolate dopo la sparatoria di Las Vegas

Immagine di copertina
Credit: Afp/Getty Images

Ecco le fake news più eclatanti circolate sulla strage di Las Vegas in cui 59 persone sono morte e 527 sono rimaste ferite

Google, Facebook e Twitter sono accusati da tempo di favorire la diffusione di fake news, nonché la promozione di contenuti offensivi. Sia il motore di ricerca, che i social network negli anni si sono impegnati per apportare migliorie ai loro sistemi tecnologici e frenare così la viralità dei questi contenuti.

Nonostante gli sforzi, però – e specialmente in concomitanza di notizie di rilevanza internazionale – falsi profili, blog non verificati e millantati siti di informazioni continuano a trovare terreno fertile per la moltiplicazione di false notizie.

Da BuzzFeed al New York Times, passando per il Guardian, sono diversi i siti di informazione ufficialmente riconosciuti che periodicamente cercando di smontare le fake news in circolazione.

Ecco quelle più eclatanti circolate sulla strage di Las Vegas in cui 59 persone sono morte e 527 sono rimaste ferite.

1. Durante e dopo la notizia della strage, Geary Danley è stato identificato come l’autore della strage

Quest’uomo è stato falsamente accusato di essere l’autore della strage di Las Vegas. La notizia è circolata su Twitter e Facebook e ha continuato a essere diffusa anche quando la polizia ha diramato il vero nome del colpevole, Stephen Paddock di 64 anni, del Nevada.

La falsa notizia è stata oggetto di strumentalizzazioni politiche. Alcuni utenti Facebook hanno infatti puntato l’attenzione sul fatto che Geary Danley fosse un attivista anti Trump e simpatizzante dell’ala liberale.

Ripercorrendo il “filo di Arianna” sembrerebbe che a originare la fake news sarebbe stato il blog 4Chan che, malgrado non sia un sito di informazione, è stato ripescato dall’algoritmo di Google e piazzato tra le Top Stories sulla sparatoria.

Chiunque andasse a cercare informazioni sull’attacco su Google News in inglese, trovava il nome di Danleu, estraneo alla vicenda.

2. L’attacco e la rivendicazione dell’Isis

Nonostante l’Isis, tramite la sua agenzia Amaq, abbia rivendicato la paternità dell’attacco e dichiarato che Paddock si era recentemente convertito all’Islam, restano i dubbi sui reali collegamenti tra l’uomo e l’organizzazione terroristica.

“L’esecutore dell’attacco a Las Vegas è un soldato dell’Isis” – si legge nella rivendicazione dello Stato islamico. “Ha eseguito l’operazione in risposta all’appello a prendere di mira i paesi della coalizione”.

In conferenza stampa a Las Vegas un dirigente dell’Fbi ha però negato che vi siano collegamenti con organizzazioni terroristiche internazionali.

Fonti dell’amministrazione statunitense hanno detto che “non c’è alcun segnale che indichi un legame del killer di Las Vegas con gruppi del terrorismo internazionale”.

Diversi account presenti sui social media continuano a sostenere che Paddock si sia radicalizzato. La giornalista del New York Times che si occupa di Isis, Rukmini Callimachi, ha evidenziato su Twitter che lo Stato Islamico ha rivendicato erroneamente due recenti attacchi. A partire da quello di Manila.

Alcuni media statunitensi sostengono che Paddock, dopo essersi convertito all’Islam, aveva cambiato nome in Samir Al-Hajib. Ma al momento non vi sono conferme ufficiali.

3. La falsa complice Marilou Danley

Una seconda persona coinvolta, secondo le false notizie circolate sul web, sarebbe Marilou Danley. Secondo il quotidiano The Australian, la donna sarebbe la fidanzata dell’attentatore e i due avrebbero convissuto in una casa a Las Vegas.

Ma la donna non era con Paddock al momento della strage e, secondo le forze di polizia, si trovava fuori dal paese.

“È stata localizzata all’estero. Le abbiamo parlato e crediamo, allo stato attuale, che non sia coinvolta. Ma ovviamente l’inchiesta va avanti”, ha spiegato lo sceriffo Joe Lombardo.

“Non era con Paddock al momento in cui ha preso la stanza in albergo”, ha aggiunto, sottolineando che è stato scoperto che l’uomo stava utilizzando documenti della donna, cosa che aveva fatto pensare agli inquirenti che lei l’aveva accompagnato.

Su Facebook e Twitter era circolato un video in cui una delle persone presenti al concerto raccontava di una donna che avrebbe detto a un gruppo di ragazzi: “Morirete tutti”.

4. La diffusione di foto di false vittime della strage

La foto di una falsa (e probabilmente inconsapevole) vittima Taylor Joshuas è stata condivisa sui social e come lei molti altri nomi sono circolati sui social tra richieste di aiuto nel ritrovare familiari e amici scomparsi.

Tra questi anche un giocatore di calcio tedesco e un uomo accusato di omicidio in Messico.

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