No, quei morti non sono figuranti: il fact-checking sui fatti di Bucha
Le informazioni raccolte a Bucha dai giornalisti indipendenti e i riscontri con le immagini satellitari confermano la presenza dei cadaveri in strada già a marzo. L'approfondimento sul nuovo numero del settimanale di The Post Internazionale - TPI, in edicola da venerdì 8 aprile
La scoperta sabato 2 aprile di numerosi cadaveri a Bucha, una cittadina a nordovest di Kiev, ha sconvolto la comunità internazionale. L’Ucraina ha accusato l’esercito russo, ritiratosi da poco, di essere all’origine del massacro, che Mosca nega. Sui social numerosi post affermano, con tanto di immagini, che si tratterebbe di una “messinscena” delle forze ucraine. Alcuni giornalisti di Afp, invece, hanno confermato sul posto la presenza di molti cadaveri sparsi per le strade della città e le immagini usate non provano che si tratti di “figuranti” che si muovono.
Il 3 aprile, sul suo account Telegram che conta quasi 200mila follower, il Ministero russo della Difesa ha condiviso un filmato di una ventina di secondi accompagnato dalla seguente analisi: «Ciò che è falso: i militari russi hanno abbandonato Bucha lasciando numerosi morti tra i civili. La realtà: il filmato con i cadaveri lascia perplessi: uno dei corpi a destra muove la mano».
Queste accuse di manipolazione sono sciamate ben presto sui social network in una molteplicità di lingue, e alcune hanno evocato “sedicenti” crimini di guerra. «Dopo che una macchina passa davanti ai cadaveri sparsi al suolo, nel retrovisore si vede un figurante alzarsi», scrive il 3 aprile un utente francese su Twitter condividendo lo stesso video.
«Il sedicente “crimine di guerra” documentato dalle Forze armate # Ucraina a #Bucha, ebbene guardate bene questo video. Dopo che la vettura è passata davanti ai corpi stesi a terra, nello specchietto retrovisore si vede un figurante alzarsi in piedi. Che propaganda ci tocca sentire!»
Riprese da un veicolo di un convoglio dei militari ucraini, le immagini mostrano numerosi cadaveri a terra, lungo una strada, in mezzo alle case e nei crateri provocati dalle bombe.
Il video è stato pubblicato il 2 aprile sul canale YouTube della televisione ucraina Espreso.TV. La giornalista presenta le immagini come la prova di «atrocità commesse dagli occupanti russi a Bucha».
È anche possibile trovarne una versione più lunga, questa volta con sonoro e con una migliore qualità delle immagini, pubblicata il giorno stesso sull’account Twitter del Ministero ucraino della Difesa, nel quale si afferma che le immagini mostrano «civili giustiziati in maniera sommaria».
Nei post fuorvianti, il video è al rallentatore e di cattiva qualità. Ma, come hanno scoperto vari utenti, guardando attentamente la sequenza di qualità migliore si scopre che i corpi non si muovono affatto.
Il primo uomo a destra del video non alza la mano: in verità sul parabrezza del veicolo da cui si sta filmando la scena scende una goccia.
«Basta con questa scemenza del “braccio che si muove”…si tratta di una goccia di pioggia sul parabrezza, accanto a una variante televisiva girata al contrario per maggiore chiarezza. L’intera faccenda del braccio che si muove è a dir poco ridicola».
Il 2 aprile, un primo gruppo di giornalisti di Afp è arrivato in questa strada di Bucha intorno alle 15.30 locali. «Appena arrivati, abbiamo potuto constatare che la strada era disseminata di cadaveri», ha spiegato il reporter Danny Kemp.
Abbiamo messo a confronto la sequenza diventata virale con le immagini scattate da Afp in loco. Vari elementi visivi permettono di garantire che si tratta della stessa scena. Nelle immagini che seguono abbiamo cerchiato in rosso il cadavere della vittima e in verde gli elementi che vi corrispondono: il veicolo danneggiato, il palo in secondo piano e il marciapiede.
Danny Kemp ci ha poi trasmesso due scatti che ha fatto lui stesso il 2 aprile, il giorno della scoperta dei cadaveri.
Altre due foto dell’Afp, scattate il giorno dopo in occasione dell’arrivo in loco di un secondo gruppo di giornalisti, mostrano gli impiegati municipali di Bucha che si apprestano a sistemare quello stesso corpo dentro un sacco funebre.
Per quanto concerne «il figurante che si alza», evocato da alcuni post, compare in due riprese: prima a terra e due secondi più tardi nel retrovisore del veicolo nel video del 2 aprile.
Anche lui, in ogni caso, è stato fotografato il 3 aprile dall’Afp, ovvero 24 ore dopo, nella medesima posizione e nello stesso identico posto.
Il 2 aprile «abbiamo percorso la strada nella sua interezza due volte. Abbiamo contato i cadaveri (…). Non abbiamo mai visto uno di essi muoversi», ha precisato Danny Kemp. «Avevano la pelle di cera e giallastra, le dita raggrinzite, alcuni le unghie dal colore alterato (…). Erano chiaramente morti da parecchi giorni, se non di più», ha aggiunto.
Lunedì 4 aprile, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha respinto categoricamente tutte le accuse, assicurando che gli esperti del Ministero russo della Difesa avevano scoperto segni di “contraffazione” nelle immagini presentate dalle autorità ucraine a riprova di un massacro russo. Ma le immagini da satellite pubblicate quel giorno stesso dalla società americana Maxar Technologies e l’analisi delle foto scattate dall’Afp in loco smentiscono queste affermazioni. Queste «immagini ad alta risoluzione (…) corroborano i video e le foto recenti sui social network, rivelando la presenza di corpi stesi per le strade (di Bucha) e abbandonati da parecchie settimane», scrive Maxar Technologies in un comunicato. Il New York Times ha scritto il 4 aprile un’analisi dei primi piani della via Yablonska forniti da Maxar, dopo averli confrontati con alcune immagini filmate di cadaveri sparsi in questa strada girate il primo e il 2 aprile: ebbene, molti di essi erano lì da tre settimane almeno, quando le truppe russe controllavano la città.
Ad avallare l’analisi del New York Times è anche Afp, che ha potuto confrontare quelle immagini da satellite con le foto scattate in loco il 2 aprile dal suo staff. Numerosi corpi presenti nella immagine scattata da satellite, fornita da Maxar e datata 19 marzo, appaiono nella stessa posizione a terra e nel medesimo posto delle foto scattate due settimane più tardi da Afp in loco.
Bucha, piccolo centro urbano a nordovest di Kiev, è stato occupato dall’esercito russo il 27 febbraio, ed è rimasto inaccessibile per più di un mese. I bombardamenti sono cessati soltanto giovedì 31 marzo e le forze ucraine non hanno potuto penetrarvi completamente prima di pochi giorni fa. L’Ucraina ha accusato i russi di essere responsabili per quelle morti.
Mosca, che smentisce categoricamente qualsiasi atto di violenza commesso da parte sua, ha annunciato che svolgerà un’inchiesta su questa «odiosa provocazione» che, secondo le autorità, mira a “screditare” le forze russe in Ucraina. Afp ha visto il 2 aprile nella strada i cadaveri di almeno 22 persone con indosso abiti civili. Un corpo aveva le mani legate dietro la schiena e la maggior parte dei cadaveri era sparpagliata in un raggio di svariate centinaia di metri. Sul momento non è stato possibile determinare la causa della morte di quelle persone, ma almeno due di loro presentavano vaste ferite alla testa. Secondo il sindaco di Bucha, Anatoli Fedorouk, quelle persone sono state uccise dai soldati russi con «una pallottola nella nuca». I cadaveri di 57 persone sono stati ritrovati in una fossa comune: lo ha dichiarato domenica 3 aprile il capo dei soccorsi locali, Serhii Kaplytchny, mostrandone l’ubicazione a un gruppo di giornalisti di Afp. Dietro una chiesa del centro città era visibile una dozzina di cadaveri, alcuni dei quali inumati soltanto parzialmente. Molti erano in sacchi funebri neri e, da quel che si è potuto vedere, indossavano abiti civili. Il 2 aprile, Fedorouk aveva affermato che 280 persone erano state seppellite «in fosse comuni» perché non potevano essere inumate nel cimitero di Bucha. Il numero esatto delle vittime non è ancora noto, ha dichiarato a Afp il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, che il 3 aprile è andato a Bucha: «Noi pensiamo che i morti civili siano 300».
Dopo la scoperta dei cadaveri, parecchie capitali occidentali e le Nazioni Unite hanno espresso tutta la loro indignazione. L’Alto Commissario Onu per i Diritti umani, Michelle Bachelet, si è detta “inorridita” da queste informazioni che «sollevano domande gravi e inquietanti su possibili crimini di guerra» e segnalano «gravi violazioni dei diritti dell’uomo». Dopo la diffusione di queste immagini, il 4 aprile l’Unione europea ha discusso con urgenza nuove sanzioni da applicare contro Mosca, richieste in particolare da Francia e Germania. Subito dopo, il primo ministro della Polonia ha ripreso il termine “genocidio” e ha sollecitato la creazione di una commissione internazionale d’inchiesta per indagare in proposito. Il presidente ucraino Volodymir Zelensky il 4 aprile si è recato a Bucha e ha definito queste azioni «crimini di guerra» sottolineando che saranno «riconosciute come un genocidio».
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*Traduzione di Anna Bissanti ©2022, AFP Factuel