Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 19:58
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

“Ecco i brogli che abbiamo visto al referendum costituzionale in Turchia”

Immagine di copertina

Dai seggi, soprattutto nella parte orientale del paese, arrivano le denunce delle anomalie nel voto con le pressioni del potere per portare il sì alla vittoria

Lo spoglio dei voti è completo, la Turchia ha deciso: sì al Referendum. Un sì risicato, poco più di due punti percentuali che disegnano un paese spaccato. Per le strade delle maggiori città comincia la festa. Bandiere turche attaccate ai finestrini delle auto, clacson e musica. Yildrim ringrazia pubblicamente il leader dei nazionalisti Devlet Bahçeli, mentre Erdogan si presenta davanti alle telecamere per chiedere agli avversari e agli stati stranieri di rispettare il risultato. Ma Bulent Tezcan, vice Presidente del Chp, non è d’accordo, “Daremo il via a una battaglia legale. Bisogna intervenire sulle irregolarità, altrimenti metteremo in discussione la legittimità del processo”.

— Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come.

Tweet, video e indiscrezioni: nel corso della giornata sui social sono emerse numerose anomalie nella votazione. “Ovviamente eravamo già consapevoli che il processo di voto non sarebbe stato chiaro e onesto”, dice Umut, attivista e scrutatore ai seggi di Diyarbakır, principale città curda nel sud est del Paese. “Hanno utilizzato tutti i poteri a loro disposizione per vincere: militari, polizia, forze di sicurezza e soldi”. Alle 14:20 dalla prigione di Kırıklar, Izmir, un prigioniero di nome Şefik Öztekin ha chiamato la famiglia dichiarando che a 25 condannati per reati politici è stato impedito di votare. Nello stesso distretto, diversa città, quella di Karaağaç, Semra Uzunok, membro dell’Hdp è stata arrestata mentre votava. Il giornalista Ali Bayramoglu, sostenitore del No, è stato aggredito a Istanbul all’uscita del seggio da un gruppo di 30 persone. Alla scuola Dernegi di Karapurcek, come confermato dalla testata Afn, sarebbero 184 i voti espressi su schede senza il timbro ufficiale. Voti tecnicamente nulli, trasformati in validi. 

Ma è nell’est del Paese che si sono riscontrate le irregolarità più gravi. “Questo referendum non è stato né libero né corretto”, dice Stefan Schennach, membro del Pace e osservatore internazionale nell’area di Mardin. Alla delegazione internazionale dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) è stato impedito l’accesso ai seggi di Diyarbakır senza alcuna motivazione da parte delle autorità, mentre i membri dell’Efa (European free alliance) del Parlamento europeo sono stati aggrediti dalla polizia a Silvan. “Lavoriamo in questa regione dagli anni ’90, ma non abbiamo mai subito simili attacchi”, denuncia Lorela Natalle, vice presidente del gruppo. Ma Umut precisa: “Sono le zone rurali quelle più colpite dai brogli”. Un video, divenuto virale durante il voto, mostra il mukhtar del villaggio di Catlibasi, distretto di Mus, accompagnare un cittadino all’interno della cabina elettorale. La redazione della Gazete Sujin, testata con sede a Diyarbakır e da sempre vicina alle tematiche relative alla minoranza curda, conferma la veridicità delle immagini. Il video continua: l’uomo esce dalla cabina e inserisce nell’apposito box cinque tessere elettorali. “Nel 2015 ho fatto da osservatore ai seggi e le scene sono state praticamente le stesse – ci dice Umut, concludendo – i capi villaggio prendono in consegna le tessere elettorali dalle famiglie e votano per tutti”.

Il sistema, che sembra quindi ripetersi ad ogni appuntamento elettorale, prevede, però, anche l’intimidazione e la violenza fisica nel caso non si accetti la decisione del capo villaggio. Nel distretto di Agri, a Patros, il mukhtar ha impedito con la forza ai cittadini di recarsi alle urne, mentre a Urkut è stato persino proibito agli elettori di avvicinarsi all’area dei seggi.

Tensioni e scontri si sono susseguiti durante tutta la giornata di voto. Nel distretto di Diyarbakır, a Cermik, come confermato da Mete Sohtaoglu, giornalista turco, tre cittadini sono stati uccisi da supporter dell’Akp. Abdülrezzak Yıldız e i suoi figli Şeyhmus Yıldız e Idris Yıldız avevano accusato i membri del Partito presenti alle urne di aver votato anche per alcuni cittadini assenti. A Ercis, distretto di Van, come confermato dalla redazione di Gazete Sujin, gli elettori sono stati minacciati ripetutamente da membri del partito di governo a votare sì. Nel distretto di Eleskirt, villaggio Toprakkale, ai cittadini è stato imposto di votare apertamente. La stessa anomalia è stata riportata anche dagli elettori di Erhanci, distretto di Igdir, dove persone con la tessera del partito Ak hanno imposto di votare Sì alle persone nei seggi e intimato agli ufficiali di voto di mostrare le schede depositate.

Nell’area di Cizre la tensione è sfociata in paura. Molti elettori, dopo aver espresso la propria preferenza, hanno deciso di rimanere all’interno degli edifici scolastici per timore di ritorsioni. La città sembra sotto assedio: forze di sicurezze e militari girano tra i vicoli, blindati davanti ai seggi, si ostacola la possibilità di recarsi alle urne.  

Altri video, altre indiscrezioni: le pagine Facebook e gli account Twitter vicini alle opposizioni trasmettono le immagini di schede elettorali timbrate Sì in serie e depositate nei box dei seggi. Erdogan ha vinto, ma le procedure di voto appaiono tutto meno che pulite. Il tono dimesso del presidente turco, davanti alle telecamere dopo l’ufficializzazione del successo elettorale, è il frutto di una non vittoria. Minacce, tensioni e brogli, alla luce dei fatti il 48,7% del no è una “non sconfitta”.

— Non restare fuori dal mondo. Iscriviti qui alla newsletter di TPI e ricevi ogni sera i fatti essenziali della giornata.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Elezioni Usa, pubblicate almeno 68 fake news in 65 giorni
Esteri / E e se i sondaggi per l’ennesima volta non ci avessero preso?
Esteri / Alluvione Valencia, nessuna vittima al centro commerciale. Il re e il premier Sánchez contestati. Allarme rosso ora a Barcellona
Ti potrebbe interessare
Esteri / Elezioni Usa, pubblicate almeno 68 fake news in 65 giorni
Esteri / E e se i sondaggi per l’ennesima volta non ci avessero preso?
Esteri / Alluvione Valencia, nessuna vittima al centro commerciale. Il re e il premier Sánchez contestati. Allarme rosso ora a Barcellona
Esteri / Israele cancella l'accordo di cooperazione con l'Agenzia Onu per i palestinesi
Esteri / Quanto tempo ci vorrà per scoprire chi avrà vinto le elezioni americane?
Esteri / Il suicidio economico di Israele: -20% del Pil pur di distruggere Gaza. E quest’anno chiuderanno migliaia di aziende
Esteri / Trump: “Proteggerò le donne, che a loro piaccia o meno”. Kamala Harris: “Vuole decidere per voi”
Esteri / Libano, Unifil: “Presi di mira più di 30 volte solo a ottobre: una ventina di attacchi da Israele”
Esteri / McDonald’s, 90 casi di escherichia coli negli Usa: scoperta la causa della contaminazione degli hamburger
Esteri / Gaza: 43.204 morti dal 7 ottobre 2023. Hamas rifiuta proposte di tregua temporanea. Libano: altre 10 vittime in due raid dell'Idf. Hezbollah lancia attacchi contro Israele: 7 morti. Tel Aviv bombarda il gruppo in Siria. Razzo lanciato contro lo Stato ebraico colpisce base irlandese dell'Unifil: nessun ferito. Netanyahu: "Non c'è una data stabilita per la fine della guerra"