Brexit: gli unionisti del Dup non sostengono l’accordo proposto da Boris Johnson
Brexit: gli unionisti del Dup non sostengono l’accordo proposto da Boris Johnson
L’accordo sulla Brexit ha subito una pesante battuta di arresto dopo la “marcia indietro” del Dup, il partito unionista nordirlandese, che ha dichiarato che non sosterrà più il piano “così come stanno le cose”. È un duro colpo per Boris Johnson che pensava di aver raggiunto il compromesso perfetto a meno di due settimane dalla fatidica scadenza del 31 ottobre. Il sostegno del Dup è cruciale in parlamento per far passare l’accordo.
Anche se la strada è tutta in salita, non è ancora detta l’ultima parola: gli unionisti hanno affermato che continueranno a collaborare con il governo per trovare un “accordo ragionevole”.
I dubbi del dup arrivano nel giorno in cui Johnson deve recarsi a Bruxelles per ottenere l’approvazione del piano da parte degli altri 27 membri riuniti nel Consiglio europeo di oggi e domani, 17 e 18 ottobre.
I negoziatori di Regno Unito e Ue sono praticamente d’accordo, ma lo stop degli unionisti fa tremare Johnson.
Il punto controverso rimane sempre quello dell’Irlanda del Nord: l’ultima bozza di accordo prevede la creazione di una frontiera nel mar d’Irlanda, che di fatto lascerebbe l’Irlanda del Nord de iure nell’unione doganale britannica, ma de facto in quella europea. Per gli unionisti questo è un punto difficile da digerire, perché metterebbe a repentaglio l’integrità economica e costituzionale del Regno Unito.
Il leader del partito ha fatto sapere che allo stato attuale non accettano il piano per quanto riguarda la questione della dogana e il punto sull’Iva non è chiaro. Il DUP ha poi chiesto rassicurazioni sul cosiddetto meccanismo di consenso: l’idea che il primo ministro ha avuto per dare alle comunità dell’Irlanda del Nord una voce regolare su qualsiasi cosa entri in vigore.
Qui la nota pubblicata su Twitter dal partito:
“Continueremo a lavorare con il governo per cercare di ottenere un accordo ragionevole che funzioni per l’Irlanda del Nord e protegga l’integrità economica e costituzionale del Regno Unito”, ha detto il Dup. I deputati del Dup sono in tutto 10, ma sono fondamentali per far passare l’accordo in parlamento.
Johnson dovrà affrontare un’altra scadenza cruciale: sabato 19 ottobre si vota il cosiddetto Benn Act, che è stato approvato il mese scorso dai parlamentari che vogliono scongiurare una Brexit senza accordi.
In sostanza, se i parlamentari non riescono a trovare un accordo entro sabato, allora Johnson deve inviare una lettera all’Ue chiedendo una ulteriore proroga al 31 gennaio 2020, cosa che ha ripetutamente e categoricamente rifiutato di fare.